‘Ndrangheta in Piemonte, nel processo Fenice il “gemellaggio” tra Carmagnola e Sant’Onofrio

I rapporti fra la località piemontese di Carmagnola (Torino) e quella calabrese di Sant’Onofrio (Vibo Valentia) sono entrati agli atti del processo di ‘ndrangheta chiamato Fenice, celebrato dal tribunale di Asti. L’insolita iniziativa è della Dda di Torino, che ha prodotto un carteggio – prelevati nel corso dell’indagine – per raccontare gli stretti legami fra le due cittadine sanciti anche formalmente nel 2008 da un protocollo di intesa per realizzare iniziative “sociali, culturali, turistiche, sportive, folkloristiche ed enogastronomiche”.

La tesi dell’accusa

La tesi dell’accusa

La tesi dell’accusa è che a Carmagnola, dove vive una folta comunità di persone di origini calabresi, sia stata formata una locale della ‘ndrangheta riconducibile alla ‘ndrina dei Bonavota di Sant’Onofrio. Carmagnola è stata la prima città piemontese in cui si è svolta, nel 2003, la processione dell’Affruntata, antica rappresentazione religiosa che a Sant’Onofrio viene proposta il giorno di Pasqua.

Il processo Fenice (alla scorsa udienza unito a un altro di nome Carminius) conta 31 imputati fra cui Roberto Rosso, ex assessore regionale in Piemonte, chiamato a rispondere di un presunto episodio di voto di scambio. Rosso è agli arresti domiciliari: oggi era presente in aula.

Redazione Calabria 7

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