Assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”, da parte del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, nei confronti dell’ex sindaco di Sant’Onofrio, Onofrio Maragò, accusato di rifiuto di atti d’ufficio. Una vicenda che prende le mosse nel pieno dell’emergenza Covid, quando l’ex primo cittadino venne rinviato a giudizio in quanto ritenuto responsabile della mancata emissione di ordinanze di quarantena nei confronti di alcuni cittadini segnalati dal Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria di Vibo Valentia in quanto risultati positivi al Coronavirus.
Le lettere anonime
Le lettere anonime
A parere di Maragò, quelle indagini che portarono fino alla sua imputazione, scaturirono “dal contenuto di due ‘lettere anonime’, il cui contenuto ‘denigratorio’ è stato ritenuto meritevole di attenzione e di indagine. In più occasioni, quando mi è stata data la possibilità di farlo, ho cercato di chiarire la questione che mi veniva contestata, proponendo delle memorie con chiari ed oggettivi riferimenti normativi”.
“Il sindaco non aveva obblighi”
L’ipotesi accusatoria, sostenuta anche nel dibattimento processuale, si fondava sull’assunto che il sindaco avesse volutamente rifiutato di emettere l’ordinanza di quarantena nei confronti dei cittadini segnalati. “Al momento delle discussioni finali, il 14 aprile scorso – ricostruisce ora l’ex sindaco – l’Ufficio della Procura formula una proposta di assoluzione nei miei confronti adducendo che da quanto emerso nella fase processuale in qualità di sindaco di Sant’Onofrio sarei stato esente da responsabilità sia oggettive, in quanto non vi era alcun obbligo ad emettere le ordinanze di quarantena, che soggettive, in quanto a seguito delle disposizioni dell’Asp ho proceduto a dare informazioni ed assistenza ai cittadini investiti dal provvedimento di quarantena fiduciaria, grazie al fattivo e prezioso contributo dei volontari della protezione civile dell’associazione Augustus Sakura di Sant’Onofrio prontamente attivati fin dall’inizio dell’emergenza”.
“Riconoscente a chi mi è stato vicino”
Dunque “la sentenza emessa dal Tribunale di Vibo Valentia ha confermato quanto richiesto dalla difesa e dalla pubblica accusa: assoluzione perché il fatto non sussiste. Sono riconoscente a molti concittadini e amici che hanno sempre dimostrato la loro fiducia in me – afferma Maragò -, e in modo particolare sono grato per il grande contributo professionale ed umano dimostrato dagli avvocati Domenico Arena e Maria Teresa Maragò”.
“Delusione per l’ignavia dell’Anci”
Resta il ricordo di “molte nottate e giornate vissute con ansia; il ricordo del nervosismo e dell’irritazione che in molte occasioni mi assalivano e di come venivo puntualmente placato dai miei difensori, i quali più di tutti hanno dovuto sopportare le mie tesi e la mia testardaggine. Mi rimane lo sconcerto per quanto scritto sul mio conto da chi ha condotto le indagini, secondo cui sarebbe occorsa una misura cautelare nei miei confronti a fronte di accuse gravissime che la Procura ha deciso di non assecondare. Mi rimane la delusione per l’ignavia dimostrata dall’Anci della Calabria nella persona del suo presidente, il sindaco di Rende, a fronte di una richiesta formale di sostegno” conclude Maragò. (m. s.)