Cittadella di Germaneto, 5 dicembre 2019. Mario Oliverio è ancora il presidente della Regione in carica ma il suo partito, il Pd, lo ha già scaricato preferendogli l’imprenditore Pippo Callipo. La sera prima Oliverio aveva annunciato di avere pronte addirittura cinque liste, poi, dopo poche ore, il “colpo di scena”: «Rispetto a questo appello di Jasmine non si può restare indifferente. E io non voglio. Ho sentito stamattina Jasmine e le ho inviato una lettera».
Sardine e tonni
Sardine e tonni
Il tono della lettera, indirizzata alla “sardina” calabrese Jasmine Cristallo, dovrebbe suonare familiare per chi segue le cronache politiche di queste ore: «Il tuo appello – le scriveva Oliverio – non può cadere nel vuoto, lo raccolgo, spero lo facciano Callipo e Aiello, tutte le forze del centrosinistra devono raccogliere l’appello, accolgo la proposta». Quale proposta? Ma certo: «Individuare e scegliere insieme un giovane competente che magari vive fuori e designarlo candidato presidente, sarebbe una scelta coraggiosa». Lui, Oliverio, si diceva «disponibile con i miei alleati a mettermi a disposizione» e a fare un passo indietro, altrimenti «il dato è tratto». Andò a finire che l’ex governatore fece con poca convinzione una lista, “Democratici e progressisti”, a sostegno dell’imprenditore del tonno.
Maestro, che suoniamo?
Testo e musica, a distanza di quasi due anni, sono rimasti pressoché uguali. Stavolta le liste che sarebbero già pronte sono due e non cinque, i competitor non sono Pippo Callipo e Francesco Aiello ma Luigi De Magistris e Amalia Bruni, e pure il risultato sembra essere lo stesso: a poche ore dal nuovo bluff l’ex pm napoletano fa sapere che a ritirarsi non ci pensa proprio e pure la neuroscienziata si mostra piuttosto fredda.
Lo scontro social Bruni-Dema
Intanto, mentre proprio Bruni e De Magistris, o i rispettivi social media manager, duellano sulle finanze del Comune di Napoli – «non è stato in grado neanche di governare una città», attacca lei con tanto di meme, «diffonde fake news», reagisce lui – proprio da un consigliere regionale uscente considerato vicino a Oliverio, ma anche al Pd, arriva un post che sembra nei toni piuttosto diverso da quello dell’ex governatore.
Vittoria a tavolino della destra
Giuseppe Aieta, dei “Democratici e progressisti”, avverte: «Fermiamoci o sarà un bagno di sangue!
Cosa impedisce al centrosinistra calabrese di ritrovare le ragioni dell’unità? È la domanda che drammaticamente ci rivolgono i calabresi che non si rassegnano all’idea di una vittoria a tavolino della destra targata Spirlì».
Non sparate sul commissario
Proprio il consigliere regionale riconosce che «il centrosinistra calabrese è ancora fermo allo schema fallimentare che portò alla scelta di Callipo» e, anzi, quel quadro «si è aggravato per via delle ulteriori divisioni che in due anni non sono state sanate». Ma a suo dire «non può essere gettata la croce sui commissari: così come in sanità, i commissari rappresentano l’alibi per la classe dirigente calabrese che non ha respiro, né visione, ma solo l’obiettivo di auto conservarsi mimetizzandosi e scaricando le proprie responsabilità».
Il bagno di sangue
Il campo è insomma a pezzi e non è certo una novità: «Tre autorevoli candidati votati ad una sonora sconfitta a tavolino che sarà un vero e proprio bagno di sangue con sullo sfondo la grave responsabilità di spalancare le porte ad un modello di governo già sperimentato, drammaticamente, in pochissimo tempo».
s. p.