Operazione Aquarius, sequestrati oltre 2 milioni ad imprenditore del Reggino

Bancarotta fraudolenta patrimoniale, occultamento e distruzione delle scritture contabili tra i reati contestati all'amministratore di una società termale
finanza

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi – diretta dal procuratore Emanuele Crescenti – hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente per oltre 2.400.000 euro, emesso dal gip di Palmi nei confronti di un imprenditore di Laureana di Borrello, amministratore della società concessionaria di terme. All’indagato sono stati provvisoriamente contestati i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale, occultamento e distruzione delle scritture contabili nonché di autoriciclaggio.

Il provvedimento

Il provvedimento

La misura ablativa disposta costituisce l’epilogo delle complesse indagini condotte dal Gruppo di Gioia Tauro che hanno permesso di dimostrare che l’amministratore unico della società avrebbe sottratto risorse finanziarie, derivanti principalmente dagli accrediti effettuati dall’Asp di Reggio Calabria per i servizi offerti in regime di convenzione agli utenti della struttura sanitaria. Gli accertamenti svolti dagli investigatori della Guardia di Finanza avrebbero ricostruito la vita economica della società sino al fallimento dichiarato nell’anno 2019, quando la stessa aveva accumulato debiti per oltre 3 milioni di euro.

Operazioni contabili fittizie

Di contro il rappresentante legale della società concessionaria avrebbe posto in essere reiterate distrazioni di denaro dalle casse aziendali, attraverso l’utilizzo di artifizi contabili e bancari, depauperando così le provviste necessarie al pagamento dell’erario e dei fornitori. L’indagato, secondo l’accusa, avrebbe trasferito intere disponibilità presenti sul conto corrente societario attraverso operazioni fittizie o con trasferimenti verso conti di società a lui riconducibili e ai suoi congiunti per un importo pari a 2 milioni e mezzo di euro, poi utilizzati per il sostenimento di diverse spese personali, quali ad esempio l’acquisto di autoveicoli di grossa cilindrata e moto d’acqua, o per propri investimenti in attività finanziarie. Nello specifico, 1.760.000 euro sarebbero poi stati reinvestiti dall’indagato nella sottoscrizione di quote di fondi d’investimento.

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