Rinascita Scott, blitz dei carabinieri nel Vibonese: catturati i latitanti Morelli e Tomaino

In un solo colpo i carabinieri sono riusciti a prendere Salvatore Morelli, ritenuto il nuovo presunto boss di Vibo e uno dei suoi fedelissimi

di Mimmo Famularo – Doppio colpo dei carabinieri che sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia guidata da Nicola Gratteri hanno catturato altri due latitanti sfuggiti all’arresto nel maxi blitz di “Rinascita Scott” il 19 dicembre del 2019. Nel corso della serata di oggi sono stati individuati e arrestati con un clamoroso blitz messo a segno nelle campagne di Conidoni, piccola frazione di Briatico  Salvatore Morelli, alias “Turi l’americano”, nato a Vibo il 13 ottobre del 1983, ritenuto esponente di primo piano della ‘ndrina dei “Ranisi”, già luogotenente di Andrea Mantella, l’ex boss “scissionista” oggi collaboratore di giustizia; e Domenico Tomaino, alias “il Lupo”, 29 anni di Vibo considerato uno dei componenti della ‘ndrina dei “Pardea-Ranisi”, alle dirette dipendenze proprio di Salvatore Morelli, Domenico Macrì, detto “Mommo” e Francesco Antonio Pardea, gli ultimi due già condannati a 20 anni di reclusione nel troncone di “Rinascita Scott” celebrato con rito abbreviato. Da quanto si apprende i due si nascondevano in alcune abitazioni a pochi chilometri dal centro abitato di Briatico in una casa utilizzata come deposito. Insieme a loro è stata anche arrestata e posta ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento una donna di Briatico.

“Turi l’americano”, il boss emergente di Vibo

“Turi l’americano”, il boss emergente di Vibo

Salvatore Morelli

A tracciare il profilo di Salvatore Morelli è stato il pentito Andrea Mantella che lo conosce benissimo: “Posso affermare – racconta agli inquirenti il pentito – che, quando sono stato carcerato per l’ultima volta, sul territorio il potere lo lasciai a Salvatore Morelli e ai due miei cugini, Vincenzo e Salvatore Mantella, i quali si servivano degli altri appartenenti al gruppo, ovvero Domenico Tomaino, Antonio Pardea, che so avere due nomi, forse Francescantonio, più altri ragazzi di cui si serviva Morelli, oltre al Tomaino e a Pardea”. Morelli è pure indicato da Mantella come il soggetto che prevalentemente trattava il traffico di sostanze stupefacenti per conto del suo gruppo. “Io non ho mai lavorato la droga, per me – aggiunge Mantella – la trattavano Salvatore Morelli, Antonio Pardea e Francesco Macrì, quello che è morto in un incidente stradale. La droga noi la prendevamo da Pasquale Bonavota e da Saverio Razionale che ne trattava tantissima”. Su Salvatore Morelli riferisce anche l’altro pentito, Bartolomeo Arena, il quale lo inquadra come colui che individuava le imprese alle quali chiedere denaro a titolo di estorsione e indicandone come dote posseduta quella della “Stella”. “Morelli – afferma Arena – ha commesso unitamente ai Piscopisani un tentato omicidio ai danni dei fratelli Bellissimo di Soriano. E’ legatissimo a Fiorillo Michele detto “Zarrillo” al punto che quando era fuori quest’ultimo il Morelli era più vicino ai Piscopisani che a Vibo Valentia, dal punto di vista criminale. I Piscopisani si fidavano ciecamente di lui”.  Domenico Tomaino è invece il cognato di Domenico Tomaino e – secondo la Dda di Catanzaro – era dedito a eseguire gli ordine dei vertici in particolare per quanto riguarda le estorsioni. Entrambi (difesi dagli avvocati Giuseppe Di Renzo, Giovanni Vecchio e Francesco Muzzopappa) sono stati trasferiti nel carcere di Vibo Valentia.

La “mente” dei Bonavota latitante da tre anni

Pasquale Bonavota

Il ricercato numero uno è adesso sempre di più Pasquale Bonavota, 46 anni, ritenuto il capo indiscusso dell’omonima cosca operante a Sant’Onofrio e dintorni, zona industriale di Maierato compresa, inserito recentemente nella lista dei latitanti più pericolosi in Italia. Condannato alla pena dell’ergastolo al termine del processo scaturito dall’operazione “Conquista” e assolto in secondo grado, da novembre del 2018 ha fatto perdere le proprie tracce. E’ riuscito a sparire nel nulla qualche ora prima dell’esecuzione dell’ordine di carcerazione disposto dall’autorità giudiziaria dopo la condanna emessa in primo grado. Quando lo scorso 19 dicembre scattò l’operazione “Rinascita Scott” lui era già latitante. Se il fratello Domenico è considerato il capo dell’ala militare, Pasquale è invece la “mente” del clan che in provincia di Vibo Valentia è secondo solo ai Mancuso per forza e prestigio criminale. Nell’elenco dei latitanti ricercati nell’ambito dell’inchiesta “Rinascita-Scott” c’è un altro santonofrese ritenuto vicino al clan dei Bonavota. Si tratta di Domenico Cugliari, classe ’92, detto “Scric”.

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