di Gabriella Passariello- Raramente si riesce a intravederne il volto, indossa una camicia bianca e un maglione scuro e gesticola spesso le mani quando inizia a rispondere alle domande del pm Annamaria Frustaci nel primo giorno di una lunga serie di audizioni. Ripreso di spalle in video conferenza dal sito protetto in collegamento con l’aula bunker di Lamezia dove è in corso il processo Rinascita Scott contro le cosche del vibonese, il pentito Andrea Mantella riferisce i motivi della sua collaborazione “avevano ucciso Francesco Scrugli e per me era un fratello”, di aver compiuto la sua prima estorsione all’età di 12 anni, perché “io criminale ci sono nato”, ha parlato della vecchia faida tra i Sangregoresi e i Lo Bianco, una guerra di mafia durata circa 18 mesi, che si è conclusa con la vittoria dei primi, mentre i Lo Bianco sono diventati satelliti della cosca Mancuso di Limbadi. Riferisce che Carmelo Lo Bianco era protetto da zio Antonio Mancuso, fratello del boss Luigi Mancuso, con contatti massonici importanti, definendo Francesco Fortuna detto “Ciccio Pomodoro”, il braccio armato dei Lo Bianco, azionista, passionale, poco razionale specificando che lui, Mantella, l’ex boss scissionista era parente dei Lo Bianco: sua madre era cugina dei Lo Bianco e suo zio Domenico Lo Bianco, di mestiere fruttivendolo era stato ucciso nella faida, una mattina alle 4 all’interno della sua moto ape, appellandolo come un appartenente alla vecchia ‘ndrangheta degli anni 70- 80. Incalzato dal pubblico ministero dichiara che con Saverio Razionale aveva vissuto momenti di comune detenzione: “in carcere ho fatto la cresima e lui mi fece ricevere un orologio come comparaggio, anche se ora collaboro continuo a definirlo un maestro, un fuoriclasse, un Leonardo da Vinci”.
Il pestaggio all’avvocato Pittelli
Il pestaggio all’avvocato Pittelli
Fu proprio lui a raccontargli del pestaggio dell’avvocato penalista Giancarlo Pittelli da parte di Giuseppe Mancuso, detto Peppe Mbrogghia, “perché il legale si era fatto influenzare da Luigi Mancuso, venendo meno ad un impegno difensivo assunto”. Mantella definisce in aula l’ex parlamentare, oggi ai domiciliari dopo nove mesi di carcere, “un grande massone deviato, con elevate entrature a livello nazionale”. “Del pestaggio me l’ha detto non solo Razionale, ma anche Francesco Giampà alias il Professore, capo ‘ndrangheta di Lamezia, con cui siamo stati insieme nel carcere di Siano padiglione 3”. Riferisce inoltre di essere attualmente in carcere per gli omicidi Domenico Di Leo, Raffaele Cracolici e per l’omicidio Mario Franzoni, mentre nel troncone Rinascita Scott, che si sta celebrando in Corte di assise risponde per l’omicidio di Filippo Gangitano, soprannominato “u picciottu”: “Era mio cugino. Mi è stato chiesto di ucciderlo perché era gay, era andato a convivere con un ragazzo ed era notorio a tutti questo”.
Le fughe di notizie
Il pentito vibonese dichiara di essere stato a conoscenza dell’esecuzione di operazioni, tant’è che riferisce di una cena in un ristorante dove Domenico Bonavota lo avverte che sarebbe stato arrestato e più tardi in un pub, dove Paolino Lo Bianco gli comunica la stessa cosa, aggiungendo che avrebbe mediato con Panteleone Mancuso, detto Vetrinetta, ma che non ci fu nulla da fare. In seguito a queste rivelazioni Andrea Mantella si rende irreperibile in due inchieste, Asterix e Nuova Alba, raccontando di diatribe riservate avvenute tra due magistrati impegnati nelle due operazioni.
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