Terremoto, geologo ecco cosa succede: “Si scontrano due placche, l’Adriatico si restringe”

Il presidente dell’Ordine dei geologi: effetti catastrofici se l’epicentro fosse stato nella penisola. "Il fondale scivola sotto a quello appenninico"
“Dai primi del Novecento questo è il terremoto più forte avvenuto in quell’area della Costa Adriatica. Una magnitudo di 5.5, molto vicina ai 6 massimi registrati nel corso della storia. Basti pensare che quelli di Senigallia e di Rimini, del 1930 e del 1916 i quali hanno causato anche diverse vittime erano di 5.8 e quello del 1972 di Ancona di 5.5″. Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, ragiona sul terremoto che ha squassato la costa adriatica e non ha dubbi: “Un epicentro sulla penisola avrebbe causato danni ben maggiori”.
“Dai primi del Novecento questo è il terremoto più forte avvenuto in quell’area della Costa Adriatica. Una magnitudo di 5.5, molto vicina ai 6 massimi registrati nel corso della storia. Basti pensare che quelli di Senigallia e di Rimini, del 1930 e del 1916 i quali hanno causato anche diverse vittime erano di 5.8 e quello del 1972 di Ancona di 5.5″. Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, ragiona sul terremoto che ha squassato la costa adriatica e non ha dubbi: “Un epicentro sulla penisola avrebbe causato danni ben maggiori”.

Farabollini, vista la storia sismica di queste zone era prevedibile un fenomeno di tale magnitudo?

“Rispetto al 2016, quando le scosse si sono registrate in una zona dove ancora non si erano verificate di quell’entità, qui siamo in una zona ‘nota’ dove si sono già verificati terremoti anche importanti e della stessa magnitudo di questi, ma più difficili da monitorare. Ma questo è anche un evento che possiamo considerare ‘normale’ per l’area: la fascia costiera e marina è infatti una delle tre zone sismo-tettoniche delle Marche. Queste faglie possono produrre terremoti di magnitudo massima stimata di 6, a differenza delle faglie appenniniche dove si possono produrre sismi fino a 7″.

“Ci sarebbero stati danni ben maggiori, essendo questa regione molto densamente urbanizzata. Vittime non posso prevederlo con certezza perché in queste zone, a differenza dell’Appenino, le costruzioni sono più recenti e rispettano i criteri antisismici. Anche se non tutte, però, i più recenti”.

Cosa dobbiamo aspettare per le prossime ore e giorni?

“Abbiamo assistito a diverse altre scosse, di intensità più contenuta, ma verso le 13 siamo arrivati a 3.9 ed è probabile che in questa settimana e nella prossima se ne verifichino altre, ma non comparabili a quella di stamattina (ieri, ndr )”.

Era scattato anche l’allarme tsunami..

Un evento che rende più netta la percezione della fragilità del territorio..

“Ci sono tre fasce sismotettoniche: quella appenninica dove i terremoti sono più violenti, quella medio collinare dove si è arrivati a 5.5 e quella a largo della costa, dove si è arrivati a sei. Lo scuotimento qui porta a un accorciamento delle due falde che si trovano sul sistema di faglia, mentre nell’area appenninica la scossa porta a un allontanamento delle due parti. L’effetto e comunque lo stesso, come i cittadini da Ascoli a Padova hanno sperimentato. Quello avvenuto al largo delle Marche non è che uno scattino verso la tettonica delle placche che porterà, in tempi geologici, alla chiusura del mare Adriatico e all’apertura del Tirreno”.

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