Trapianti in Calabria: solo il 4% in lista, mentre i processatori restano inutilizzati

"I processatori acquistati in Calabria per ridurre i tempi di verifica degli organi da trapiantare restano inutilizzati"

“Trenta mesi di pandemia da Covid e un sistema sanitario inefficiente hanno creato una situazione infernale a danno dei pazienti calabresi con patologia renale, tra i quali mille sono trapiantati e trapiantandi“. Ad affermarlo è il delegato delle associazioni trapiantati calabresi Pasquale Scarmozzino.

Situazione infernale in Calabria per trapiantati e trapiantandi

Situazione infernale in Calabria per trapiantati e trapiantandi

“La gestione dei trapiantandi negli hub con sede trapianti, – precisa Scarmozzino – per ragioni ben note ai commissari aziendali, provoca:
1. un solo e misero 4% dei dializzati inseriti in lista attiva trapianto contro media nazionale del 15%: cioè 160 dializzati calabresi rischiano di non fare trapianto;
2. i trapianti annuali di rene eseguiti sono inferiori allo standard (>30) richiesti da Istituto Superiore di Sanità per ogni centro;
3. l’accoglienza pazienti trapiantandi è inesistente e, qualcuno di loro, abbandonato dalla struttura a snervante attesa dopo la segnalazione, deluso e spaventato rifiuta il trapianto;
4. le aree trapianti (Cosenza e Reggio) inadeguate alle attuali normative, per inerzia aziendale;
5. la degenza post-trapianto (anno 2020) risulta in media di 23 giorni, la peggiore tra le regioni;
6. gli ambulatori nefrologici sono un inferno per il residuo personale operante e per pazienti.

Processatori inutilizzati

“Le dichiarazioni dei commissari – a Cosenza come a Reggio – che sproloquiano su esistenza (falsa) di una realtà trapiantologica renale, proprio mentre incombe il rischio di chiusura dei 2 poli calabresi per i motivi anzidetti, non rasserenano i trapiantandi che vivono una realtà completamente diversa. Questi commissari,  dovrebbero spiegarci perché i “processatori” acquistati per ridurre i tempi di verifica degli organi da trapiantare restano inutilizzati. Ciò determina aumentata degenza post-trapianto per la lunga tenuta in ischemia fredda dell’organo. Questo mancato utilizzo riteniamo possa costituisce reato. Insomma, dai commissari vorremmo sentire non astiose dichiarazioni ma progetti aziendali che portino alla soluzione delle lacune evidenziate. L’ultima di tali lacune, datata 28 agosto 2022, è un insufficiente numero di trapianti renali calabresi (12 pmp) rispetto alla media nazionale (38 pmp). Praticamente, ogni anno, 30 dializzati calabresi non vengono trapiantati. Raccomandiamo ai commissari hub con sede trapianto reni, in primis al commissario Scaffidi, di stare sereni quando parlano i rappresentanti del volontariato, perché hanno a cuore solo la tutela dei pazienti ed operano gratuitamente, mentre i commissari vengono retribuiti mensilmente e lautamente per risolvere problemi di cui non si trova alcun riscontro positivo, a Cosenza come a Reggio Calabria. Le associazioni trapianti – conclude Scarmozzino – restano sempre vigili e pronte a compulsare a dovere i commissari insensibili al grido di dolore proveniente dal mondo trapianti”.

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