Il processo a carico di Alessandro Impagnatiello per il femminicidio di Giulia Tramontano è arrivato alla terza udienza, che si è tenuta il giovedì 7 marzo al Tribunale di Milano. Poco meno di un anno fa, il barman 30enne era accanto alla sua compagna davanti a tutta la sua famiglia riunita a Senago per il gender reveal. Tramontano, infatti, era incinta del loro figlio e quel giorno, il 17 marzo 2023, avrebbero annunciato a tutti, con i parenti di lei collegati in videochiamata da Napoli, che era maschio bucando un palloncino.
Il killer “simulava felicità”
Il killer “simulava felicità”
Giovanni Cacciapuoti, il legale che assiste la famiglia Tramontano, aveva affermato come in quelle ore Impagnatiello “simulava felicità, abbracciava amici e parenti”. Tuttavia, aveva ribadito l’avvocato, “abbiamo certezza che nelle stesse ore, di nascosto, stesse tentando di avvelenare la compagna e il suo bambino”. Già a dicembre 2022, infatti, Tramontano scriveva a sua mamma di sentire “un gran bruciore allo stomaco”. Anche a Impagnatiello diceva di non sentirsi bene: “Mi sento senza forze”, gli diceva. In realtà, come sta emergendo dalle indagini e dal processo, il barman 30enne in quei giorni stava cercando su internet “veleno topi incinta”, “veleno per topi gravidanza”, “uccidere feto”, “avvelenare feto”, “ammoniaca feto”, “veleno per topi caldo”.
Secondo l’accusa, Impagnatiello già in quei giorni e quindi prima del gender reveal davanti alla famiglia, stava avvelenando Tramontano. Tutto si è poi concluso quando, il 27 maggio, la 29enne è venuta a conoscenza che il suo compagno e il futuro padre di suo figlio aveva una relazione parallela. Rientrata nel loro appartamento di via Novella a Senago (Milano), Impagnatiello l’ha uccisa colpendola 37 volte con un coltello. Dopodiché ha provato a disfarsi del corpo in più di un’occasione, fino al ritrovamento del cadavere in un box poco lontano dalla loro casa.