La sanità calabrese scende in piazza: “Necessario un cambio di passo”

Sono circa 300 i lavoratori in protesta alla Cittadella regionale sostenuti dalle sigle sindacali. Tra le rivendicazioni lo sblocco delle assunzioni e delle stabilizzazioni del personale

Sono circa 300 i lavoratori della sanità calabrese pubblica e privata che stanno manifestando sotto la Cittadella degli uffici per denunciare lo stato di emergenza del settore e chiedere “risposte concrete e immediate” al commissario ad acta Guido Longo e al governo nazionale. I lavoratori  sono sostenuti dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil di settore. Tra le rivendicazioni dei sindacati lo sblocco delle assunzioni e delle stabilizzazioni in modo da colmare l’endemica e gravissima carenza di personale nelle strutture sanitarie calabresi, l’erogazione dell’indennità Covid ai lavoratori, il complessivo rilancio della sanità pubblica con il privato in funzione di integrazione, la riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale, il rispetto delle relazioni sindacali e il ripristino del confronto con il commissario. “E’ sempre più urgente una svolta e un cambio di passo nella sanità calabrese. In questo momento – ha detto il segretario Cgil, Angelo Sposato –  è necessario un grande piano di assunzione di medici, infermieri e operatori sociosanitari ed è essenziale rivedere i piani di fabbisogno delle aziende che sono concentrati esclusivamente sui piani di rientro”.

Manca il confronto con le istituzioni

Manca il confronto con le istituzioni

Per i sindacati la gestione del commissario Longo “non ha certamente segnato quel cambio di passo tanto atteso e auspicato da tutti, anzi si registra un atteggiamento arrogante probabilmente dettato dall’esigenza di celare la propria incapacità e incompetenza in materia sanitaria. Il commissariamento è una bufala a cui  non possiamo più credere. Non solo non si prospettano i risultati tanto annunciati e attesi, ma ogni giorno che passa viene dimostrato plasticamente dai dati che le azioni di risanamento e le iniziative urgenti da intraprendere per restituire un minimo di dignità al Sistema sanitario calabrese non sono neanche lontanamente prese in considerazione dai supermanager e da chi è stato designato per riordinare, rendere efficienti e mettere a regime, aziende e strutture sanitarie che ogni giorno di più precipitano nel degrado. Potremmo stilare un lungo elenco, partendo dal crollo del soffitto del pronto soccorso dell’ospedale Spoke di Locri che ci ribalta agli onori delle cronache nazionali e fornisce l’immagine concreta di cosa sia l’abbandono, per scorrere poi i vari problemi ignorati e aggravati da una inerzia inaccettabile”.  “Abbiamo più volte cercato il dialogo ed il confronto – sostengono i sindacati – per dare un contributo utile, ma, a parte la rarità e inefficacia degli incontri conclusi solo con annunci e promesse, oggi, sono stati travalicati i limiti delle corrette relazioni sindacali, nel momento in cui il commissario Longo ha convocato i rappresentanti dei lavoratori inutilmente, dati sopraggiunti impegni che non sono stati comunicati per tempo come avrebbe preteso il garbo istituzionale e, mancando anche di buona educazione, li ha lasciati in attesa, senza alcuna notizia, così dimostrando quale sia il grado di rispetto e di considerazione per chi rappresenta la componente essenziale del sistema sanitario calabrese, i lavoratori”.

“Forte rilancio della sanità”

“Il  Governo e il  Commissario alla Sanità –  sostiene Roberto Pititto, segretario regionale del Sindacato Medici Italiani – ci devono  dire  come le risorse del  Recovery Plan, in particolare quelle della Missione salute,  sosteranno  il Suem 118  e le funzionalità dei pronto soccorso in tutta la regione Calabria. Chiediamo, al contempo, che vengano  pienamente valorizzate  le  professionalità afferenti  alla dirigenza medica, tanto esposte  in questa fase di emergenza sanitaria. Tutto questo dovrebbe valere sia per il comparto pubblico che per la sanità privata accreditata. C’è  bisogno di un forte  rilancio delle professioni sanitarie, pena l’abbandono o la migrazione dei nostri professionisti  verso paesi esteri. Nel Mezzogiorno e in Calabria,  alla luce della pandemia da Covid 19, è quanto mai urgente predisporre  un piano di assunzioni straordinarie per  sconfiggere  il precariato in sanità.  Puntare alla stabilizzazione dei precari,  eliminare l’insicurezza lavorativa in sanità sono le condizioni essenziali per assicurare i  diritti  ai professionisti medici e sanitari e, allo stesso tempo, garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini calabresi”.  (dam.riv.)

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