Controlli Covid, doppia morale della Regione e più contagi

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Dal “chiudiamo tutto” al “chiudiamo per i migranti” per arrivare ad “avanti c’è posto”. La Regione Calabria ha le idee un po’ confuse su chi arriva nella nostra terra e sui controlli Covid da effettuare.

I numeri del contagio Covid dal 18 giugno

I numeri del contagio Covid dal 18 giugno

È un problema che cresce così come il numero dei contagi che aumenta dal 18 giugno, giorno in cui sono stati registrati i due nuovi casi positivi a Palmi di rientro dal nord.

Quel giorno il totale dei contagiati era di 1.162; alla data di ieri, venerdì 24 luglio e cioè 36 giorni dopo, il numero è di 1.245 con un incremento di 83 casi.

Gli attualmente positivi il 18 giugno erano 33 mentre, sempre alla data di ieri, sono 77: 44 casi in più.

Per gli amanti delle statistiche va anche registrato che i tamponi Covid effettuati alla data del 18 giugno erano 83.171 mentre ieri siamo arrivati alla cifra di 111.757 con un incremento di 28.586 tamponi effettuati in più.

Il paradosso: gli unici controlli Covid per i migranti

Non può non notarsi la discriminante nei confronti di chi accede nella nostra regione. La governatrice Santelli ha invocato la discesa in acqua delle navi da guerra per l’arrivo dei barconi dei migranti ma, numeri alla mano, i migranti giunti in regione non hanno infettato nessun cittadino calabrese.

I migranti arrivati a Roccella (oggi si registra un altro guarito e i casi scendono così a 4), divisi poi con Bova e Amantea e ora al Celio di Roma, non hanno esteso la loro positività al Covid a operatori sanitari e forze dell’ordine che hanno avuto contatti con loro. Per fortuna.

E per chi arriva in Calabria con auto, treni, bus, aerei e traghetti?

Il problema sta nella mancanza di controlli su chi arriva in Calabria con le modalità convenzionali.

Prendiamo l’ultimo caso di ieri a Vibo. Un uomo rientrato dalla Polonia che non ha ricevuto tamponi di controllo. Il nodo sta proprio qui: la frontiera sanitaria voluta dalla Regione non funziona.

I casi generati a Palmi e riconducibili a due persone giunte da Bologna, il paziente zero della comunità senegalese di Cosenza che non ha ricevuto controlli in aeroporto, il caso (fortunatamente rientrato), dell’uomo che, arrivato dal nord, ha giocato a calcetto a Fagnano hanno tutti un comune denominatore: nessun controllo “istituzionale”.

C’erano una volta i controlli a Frascineto

La presa è stata mollata, molto presto, per le frontiere automobilistiche di Frascineto e Villa San Giovanni (poco si è sempre saputo della barriera jonica), ridotti al lumicino i controlli nelle stazioni ferroviarie di Paola e Lamezia Terme (e anche per questo tipo di trasporto non si è mai ben capito quali fossero le disposizioni per le stazioni di Sibari e Villa dove pochissimi sono stati i controlli ai traghetti).

A queste situazioni va aggiunta la frontiera aeroportuale dove, segnalano spesso i viaggiatori, i controlli non sono effettuati.

Niente più esercito nelle città

In più non c’è traccia di controlli nelle varie serate di movida nelle città calabresi e nelle località turistiche dove passare da un locale all’altro senza mascherina e con assembramenti è diventato d’ordinanza anche in quei territori che sono tornati ad essere più sensibili al Covid. La presenza dell’esercito con il solo fine di evitare gli assembramenti è già terminata-

Francesco Cangemi

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