di Danilo Colacino – Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini potrebbe scendere in Calabria venerdì prossimo. Dove? A Platì. Il leader leghista, che dopo il 26 maggio secondo i sondaggi avrà la golden share per far ciò che vuole del Governo e non solo in ambito politico, si recherebbe in un luogo simbolo da cui testimoniare la lotta alla ‘ndrangheta così come ha fatto lo scorso 25 aprile (al di là delle polemiche contingenti) a Corleone in Sicilia. Senza contare che nella non lontana San Luca, c’è un gruppo di potenziali pubblici amministratori da sostenere. Parliamo dell’aspirante sindaco Klaus Davi, che affiancato dall’ex capo dipartimento della Prociv regionale Carlo Tansi e dal segretario nazionale dell’Fsp Giuseppe Brugnano, oltreché da una serie di figure di primo piano di vari ambienti professionali e della cultura, a cui – comunque vadano le elezioni – si deve il merito di aver condotto una battaglia per far tornare a votare proprio nella cittadina aspromontana reduce da una serie di scioglimenti del Comune per infiltrazioni criminali.
La nuova sfida della Destra in Calabria. Il recente endorsement di Salvini sull’ormai alleata di ferro Giorgia Meloni, che a giudizio del massimo esponente leghista, ha avuto il merito di ricostruire la Destra italiana potrebbe essere emblematico di quanto in piccolo sta accadendo anche nella regione in prima linea nella guerra alla ‘ndrangheta. Fenomeno criminale, che possiamo purtroppo definire endemico del territorio. Basti infatti pensare al pezzo scritto su Il Fattoquotidiano dal professore universitario Antonio Nicaso, coautore di tutti i libri del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, che ha raccontato di un antico patto di desistenza tra il duce Benito Mussolini e la malavita calabrese. Non un vero e proprio accordo, in realtà, bensì una mano leggera – o meglio una scarsa attenzione – dei fascisti nei confronti delle ‘ndrine. Ragione per cui, pur non potendo tracciare parallelismi fra il Pnf di allora e Fratelli d’Italia di adesso, ci mancherebbe, questa è forse l’occasione per la Destra italiana di mostrare alla macrocriminalità calabra il pugno duro dello Stato.
La nuova sfida della Destra in Calabria. Il recente endorsement di Salvini sull’ormai alleata di ferro Giorgia Meloni, che a giudizio del massimo esponente leghista, ha avuto il merito di ricostruire la Destra italiana potrebbe essere emblematico di quanto in piccolo sta accadendo anche nella regione in prima linea nella guerra alla ‘ndrangheta. Fenomeno criminale, che possiamo purtroppo definire endemico del territorio. Basti infatti pensare al pezzo scritto su Il Fattoquotidiano dal professore universitario Antonio Nicaso, coautore di tutti i libri del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, che ha raccontato di un antico patto di desistenza tra il duce Benito Mussolini e la malavita calabrese. Non un vero e proprio accordo, in realtà, bensì una mano leggera – o meglio una scarsa attenzione – dei fascisti nei confronti delle ‘ndrine. Ragione per cui, pur non potendo tracciare parallelismi fra il Pnf di allora e Fratelli d’Italia di adesso, ci mancherebbe, questa è forse l’occasione per la Destra italiana di mostrare alla macrocriminalità calabra il pugno duro dello Stato.