ESIMI ED ESIMIE | Fiorita (Franco) e Cimino, gli ultimi democristiani (sindaco e segretario) di Catanzaro

Fiorita, da sempre democristiano e uomo di mondo, resse bene la sua segreteria e con dignità comprese la fine di essa, senza prendere ciò come un'insolenza a lui destinata o avversa

di Vincenzo Speziali – Tra Franco Fiorita (padre del mio amico Nicola, oggi Sindaco di Catanzaro) e Franco Cimino (il quale è stato supporter elettorale, convinto, del Nicola di cui prima), c’è Agazio Loiero…e per la verità pure Carmelo Pujia. Difatti, quando arrivai a Catanzaro, ricordo perfettamente, che trovai Segretario Provinciale della DC -ovvero quello che fu e rimarrà il mio Partito (sic transit gloria mundi!)- proprio Franco Fiorita, uomo di impareggiabile garbo, cultura e sentimento, tratti che lo hanno contraddistinto caratterialmente e intimamente sino all’ultimo dei suoi giorni, vissuti con la sua tipica coerenza e la naturale dignità. Intendiamoci subito, il periodo di cui parlo (cioè del mio arrivo a Catanzaro), erano gli ultimi lustri della rutilante democristianita`, anche se noi non potevamo immaginare, come, quando e perché, sarebbe finita e men che meno nel modo drammatico, falso, ed anche ingiurioso, il tutto, ovviamente, riferito alle vicende del 1992 e post di esso. Chiaramente, la classe dirigente della Democrazia Cristiana -ma in vero di tutti i Partiti (che erano Partiti seri e non associazioni di interesse temporaneo come i presunti e attuali odierni)- dicevo la classe dirigente risultava essere espressione di chi conduceva il gioco democratico del Paese, anzi, prodromicamente, aveva una sua strutturazione consolidata e traeva la propria legittimazione da un consenso libero e diffuso: altro che le scempiaggini oggi propinate, in modo strumentale, propagandistico, anacronistico ed altro ancora! Fiorita (Franco) garantiva una gestione condivisa e incisiva, della Democrazia Cristiana catanzarese, essendo ancora presenti Ernesto Pucci e Ciccio Bova, con un Carmelino Pujia pronto a prenderne politicamente il passo e ‘in tempore speciei” presenziava (fino al 1982) Elio Tiriolo, si consolidava Mario Tassone, tornava in Calabria Vito Napoli, mentre Guido Mantella confermava il suo scranno a Montecitorio, fino al 1983. Epperò, parimenti, la dinamica interna corporis al nostro grande mondo Scudocrociato, aveva incisività pure a fronte della presenza di Aldo Ferrara (Presidente della Regione e dal 1980 Sindaco di Catanzaro), di Angelo Donato (Vicepresidente della Calabria e Assessore in vari dipartimenti), di Rosario Chiriano (già Presidente dell’Assemblea Regionale), di Totò Galati (Presidente del Consiglio Regionale) e di Sergio Scarpino. In più, sul punto e per meglio esplicitare, non si possono dimenticare Donato Veraldi, Ciccio Squillace e Ciccio Mirante alla Provincia, oppure, omettere che sui banchi in Consiglio Comunale del capoluogo di Regione sedevano, tra gli altri -sempre per la Democrazia Cristiana- Cesare Mule` (già primo cittadino), la mia amica Maria Fonte e forse i più smaglianti tra i cavallucci di razza, ovvero Agazio Loiero (il cui futuro sarà, meritatamente, fulgido) e Marcello Furriolo (ad oggi il miglior Sindaco che Catanzaro abbia mai avuto).

Insomma, se qualcuno fosse indotto a credere che io per partigianeria stia qui a celebrare fasti irripetibili e gesta memorabili, solamente in preda a “nostalgia canaglia” (la quale non è riferibile alla canzone di Albano e Romina), si sbaglia di grosso. Eccome! Semmai, raffresco un quadro di Leonardo -tanta è la perfezione del disegno di tal opera (ovviamente, frutto, della grandezza di cotanti soggetti)- anzi se paragonassimo il tutto ad una pietanza, sarebbe un piatto delizioso degno dei migliori chef, come Luigi Veronelli (noto al tempo coevo), oppure Carlo Crocco (per restare ai contemporanei).

Insomma, se qualcuno fosse indotto a credere che io per partigianeria stia qui a celebrare fasti irripetibili e gesta memorabili, solamente in preda a “nostalgia canaglia” (la quale non è riferibile alla canzone di Albano e Romina), si sbaglia di grosso. Eccome! Semmai, raffresco un quadro di Leonardo -tanta è la perfezione del disegno di tal opera (ovviamente, frutto, della grandezza di cotanti soggetti)- anzi se paragonassimo il tutto ad una pietanza, sarebbe un piatto delizioso degno dei migliori chef, come Luigi Veronelli (noto al tempo coevo), oppure Carlo Crocco (per restare ai contemporanei).

Un uomo di mondo

Fiorita, da sempre democristiano e uomo di mondo, resse bene la sua segreteria e con dignità comprese la fine di essa, senza prendere ciò come un’insolenza a lui destinata o avversa, in modo uguale e contrario dall’intendere di Tassone, nei confronti del mio amico Pierferdinando Casini, il quale lo ha garbatamente ‘licenziato’ dalla Camera dopo ben nove legislature e senza che ancora oggi Mario, incredibilmente, se ne faccia una ragione, nonostante i dieci anni già passati e i suoi successivi -ma veritieri!- magri raccolti elettorali. Lo spessore di Fiorita fu diverso e quando Carmelino Pujia, a seguito della flessione delle europee targate 1984 – le uniche del sorpasso PCI sulla DC- concordo`, nelle campagne di Squillace -assieme a Guido Mantella- il game over della segreteria provinciale retta dal nostro, per quanto vi fu una resistenza del gruppo di Ernesto Pucci, la cosa finì come da Carmelo imposto. Venne perciò incoronato Agazio Loiero, il quale gesti` le elezioni regionali del 1985 -supportando massivamente la buonanima di Mimmo Carratelli (a cui rivolgo un pensiero affettuoso)- e ad onor del vero vi era già pronto un rampante di quel tempo, cioè Franco Cimino, il quale divenne Segretario Cittadino di Catanzaro.

Quella notte a Palazzo de Nobili

Franco Fiorita, invece, continuò il suo impegno, dando lustro al Consiglio Comunale del capoluogo di Regione -fino a diventarne Sindaco il 10 Aprile del 1993- anzi, si espresse in modo concettualmente e profondamente magniloquente, quando la notte del 19 giugno 1992, termino` la sindacatura di Furriolo (condannato all’indice e al girone dell’inferno, da un Carmelo Pujia inferocito, perché Marcello votò, alla Camera, Lillo Manti) e proprio Fiorita fece un discorso in dissenso al Gruppo Consiliare DC, anche a nome dei suoi colleghi Felice Carpanzano e Nazareno Bosco. Chiaramente, io ero lì, seduto negli spazi del pubblico, accanto ad un ‘grande’ Ciccio Mirante (a proposito: quanto mi manca!) -neoeletto Presidente della Provincia- venuto a festeggiare l’entrante primo cittadino di Catanzaro, ovvero Francesco Granato, ed entrambi erano stretti osservanti del verbo ‘carmelitano’, in ossequio alla corrente omonima.
Che notte quella notte, in cui Marisa Faga` da Capogruppo, fece più volte mancare il numero legale, alfine di limare la composizione della Giunta e il buon Franco Cimino, da Segretario Provinciale in carica, cercava di far ragionare un altro dei nostri Consiglieri Comunali -asserragliatosi tra i dissidenti- ovvero Gino Vincelli.

La Dc e Franco Cimino

Già -e qui torniamo ai nostri ‘Franchi’- in quanto nel frattempo e dopo Loiero, Cimino venne eletto Segretario Provinciale della Democrazia Cristiana catanzarese, ed è per questo motivo che in incipit ho scritto come tra i due, materialmente, vi è Agazio. Per Cimino, le cose stanno un po’ diversamente, poiché con lui, con questa bella figura politica, culturale, morale e altro ancora, non solo la vita, bensì la sorte, se non cinica e nemmeno beffarda, è stata, certo, crudele. Non intendo parlare di quel suo grande e struggente amore che lo ha lasciato -seppur in condizione di dignità, da lui, non solamente, preservata, ma mantenuta- anzi, proprio l’amore per la moglie strappata alla vita, lo rinnova giorno per giorno, dando se stesso alle figlie e donandosi alla suocera -con tenerezza infinita, rispetto assoluto e devozione filiale- giungendo a chiamarla mamma, al punto che una lacrima si scioglierebbe nel cuore di chiunque.
Per Franco Cimino, il Segretario Provinciale del Partito -quando iniziai la militanza attiva- l’uomo dal valore immenso, anche noto per l’impegno e l’altruistico fervore da lui profusi, tante volte le auspicabili e previste occasioni, si sono ridotte ad una serie di appuntamenti mancati, principalmente per i casi della vita e i corsi storici degli eventi. Già nel 1991, Riccardo Misasi, propose a Carmelo Pujia (alla presenza degli altri parlamentari) la sua elezione a Segretario Regionale, scatenando il panico ‘prosaico e pagano’, proprio nelle retrovie di tutte le correnti calabre del nostro Partito.
Si convenne nella riunione tra i big -tenutasi un sabato di giugno a S. Nicola Arcella- la convocazione del Comitato Regionale per la settimana successiva, ma già giunti al martedì, non tuoni e fulmini, né grandine e diluvi, si abbatterono contro di lui, bensì scricchiolii da corti seicentesche, dove gli avversari e i nemici, si eliminavano silenziosamente, senza clamori, ovvero utilizzando veleni discreti, seppur efficaci.
Venne il rinvio e poi un altro e poi un altro ancora; seguì il fastidio di Franco Quattrone (per di più incompatibile con la carica che deteneva di Segretario Regionale, poiché eletto Presidente della Camera di Commercio, a Reggio Calabria); completo` il tutto, la trincea di qualche pujiano come Cimino (ma diverso da lui), per non parlare degli invidiosi di ciascuna parte, al nostro interno tutto.
Già di per sé sarebbe tanto, ma non finisce qui (come diceva Corrado alla Corrida), perché gli si impedi` l’accesso al Parlamento (in epoca DC, una quota sicura era riservata al ricambio), per non parlar della sconcia malignità riservata a Franco Cimino, proprio da qualche ‘corazziere’ dell’ UDC (Partito a cui aveva aderito dopo la disintegrazione della Democrazia Cristiana) e da un poco dissimulato ‘blocco di presunti poteri forti’ catanzaresi, i quali gli negarono la possibilità o per meglio dire, gli sbarrarono la strada, verso un’elezione sicura, alla carica di Sindaco di Catanzaro, nel 2006.
Quest’ultima vicenda, ha bruciato ancora nel cuore di molti -me compreso!- fino a domenica 26 Giugno 2022, quando a chiudere un ciclo o a spezzare un triste incantesimo, ha trionfato il professore gentile, l’educato e signorile Nicola Fiorita, di cui sia il sottoscritto, sia i protagonisti della storia accennata, siamo parte.
E quanto è bella questa parte!

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