l'analisi

Felici e perdenti, lo strano caso di Forza Italia a Lamezia e il “braccino corto” di Occhiuto

La spoliazione dell'ospedale, il mancato rilancio dell'area industriale, il dossier Terina e l'aeroporto: i quattro simboli dell'emarginazione di una città un tempo baricentrica

Felici e perdenti, come suona uno dei pezzi più ritmati del vasto repertorio di Renato Zero. Nella un tempo terza città più popolosa della Calabria, Forza Italia vive una condizione paradossale: forte e debole allo stesso tempo. E’ il partito del sindaco, Paolo Mascaro, che vi è approdato da poco, insieme ad altri sodali e conta anche qualche grosso portatore di voti, il quale pur avendo ben figurato alle ultime elezioni regionali, non è riuscito a centrare l’obiettivo del seggio a Palazzo Campanella.

Lamezia, da città baricentrica a emarginata

Qualche altro dirigente azzurro della piana si è pure distinto per il bastimento carico di tessere azzurre portate alla corte del presidente della regione in vista di quel voto a scrutinio segreto al congresso nazionale forzista richiesto dagli Occhiuto’s ma prontamente rifiutato dai vertici romani, pare, per eccesso di delirio di onnipotenza dei proponenti, e per quella presunta ingenerosità presidenziale che comincia a far parlare anche la Roma azzurra. Sì perché a Lamezia Terme il ‘braccino corto’ di Occhiuto è uno dei temi più dibattuti nelle combriccole di centrodestra, ovviamente a voce bassa: non sia mai che qualche gerarca vada a raccontare al presidente che c’è malcontento per la sostanziale emarginazione della città baricentrica dalle politiche regionali, “che figura ci facciamo? Poi lui è uno che non ti parla se lo critichi…”.
Emarginazione che si traduce nella mortificazione strisciante e continua di un ospedale che, non solo non viene valorizzato a dovere, ma deve anche difendersi dal rischio sempre presente della spoliazione; nella mancanza di un vero piano di rilancio dell’area industriale più importante della Calabria, l’ex Sir; nella umiliazione  dei laboratori regionali di Terina sulla sicurezza agroalimentare che stanno letteralmente marcendo perché l’esecutivo dopo due anni e mezzo non ha trovato altra soluzione che il loro inutile commissariamento; nella cestinazione di fatto del progetto del porto turistico di cui non si parla più.

Tra selfie presidenziali e chiacchiere

Insomma Lamezia è fuori dall’agenda regionale, pur avendo tanti cuori forzisti che però battono a vuoto: si accontentano per la maggior parte di ostentare l’appartenenza e di qualche selfie presidenziale, zero critiche: un vero e proprio caso di studio di sociologia della politica. A poco serve evidenziare che nessun dirigente lametino sia stato coinvolto nell’amministrazione del principale aeroporto calabrese o nella gestione di qualche struttura regionale presente sul territorio della piana: i forzisti lametini sono felici così. Quasi tutti così, ad onor del vero, perché qualcuno alle prossime europee c’è chi giura che il segnale ad Occhiuto lo darà: ”Il Presidente non può credere che i voti arrivino dal cielo, specie in una città verso i cui problemi sta mostrando più di una disattenzione. Evidentemente si è illuso che il consenso è cosa acquisita, ma non sarà così, la gente rumoreggia, lo vede distante…”.

C’è chi gongola: il crescente protagonismo del leghista Furgiuele

La frustrazione azzurra è acuita poi dal crescente protagonismo del deputato leghista Furgiuele, che ormai a Occhiuto non le manda più a dire: ha criticato aspramente la rete ospedaliera, bacchettato platealmente i commissari Asp e non perde occasione per rimarcare che la regione dell’area industriale di Lamezia se ne frega altamente. C’è chi sussurra molto attendibilmente che Furgiuele sulla presunta ‘tirchiaggine’ di Occhiuto ci farà la campagna elettorale anzi, le campagne elettorali europea e amministrativa 2025, poiché ha fiutato per tempo il malessere lametino e abbia perciò ricevuto da Roma l’autorizzazione a ‘distinguersi’. Da chi? Dalla doppiezza di Fratelli d’Italia e da quella dirigenza forzista, che avrebbe  numeri importanti per farsi sentire, ma che si accontenta delle pacche presidenziali sulle spalle anziché segnalare al proprio leader il disagio lametino. Palpabile.

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