di Sergio Pelaia – La sentenza è prevista per giovedì, ovvero 24 ore prima della chiusura della campagna elettorale. Una convergenza temporale che accresce ancora di più l’attenzione attorno al processo “Xenia” che vede imputato davanti al Tribunale di Locri l’ex sindaco di Riace Domenico Lucano. Simbolo dell’accoglienza e punto di riferimento per la sinistra non solo calabrese, Lucano è candidato capolista alle Regionali del 3-4 ottobre in tutte e tre le circoscrizioni con il movimento “Un’altra Calabria è possibile” a sostegno di Luigi de Magistris.
De Magistris e i militanti storici
De Magistris e i militanti storici
Proprio l’ex pm candidato alla Presidenza non si fa vedere a Riace da Ferragosto e da oltre un mese non partecipa a incontri pubblici al fianco di Lucano (leggi qui) e questo, che si tratti di una casualità o meno, è un dato di fatto che in questi giorni non può che assumere un valore anche politico. Intanto però i militanti che sostengono Lucano da tempi ben precedenti alle elezioni regionali hanno annunciato che, qualunque sia il verdetto dei giudici, il giorno successivo alla sentenza, che è quello della chiusura della campagna elettorale, a partire dalle 16 si terrà a Riace una manifestazione a sostegno dell’ex sindaco. Proprio tre anni fa, mentre lui era agli arresti domiciliari, un fiume umano attraversava il paese della Locride per manifestargli solidarietà (foto).
“Con Lucano, comunque vada”
“L’1 ottobre torniamo a Riace – scrive su Facebook la giornalista Tiziana Barillà, autrice del libro ‘Mimì Capatosta’ – Mimmo e Riace sono nel giusto, lo abbiamo sempre saputo e continueremo a sostenerlo, comunque vada”. La difesa di Lucano, rappresentata dagli avvocati Giuliano Piaspia e Andrea Daqua, ha invocato per lui l’assoluzione da tutte le accuse sostenendo che “ha avuto la prontezza di reagire in un momento di urgenza, durante l’arrivo di molti migranti che lo Stato italiano non era preparato ad accogliere ed è riuscito a non farsi travolgere dagli eventi in quel particolare momento storico”. La Procura della Repubblica di Locri ha chiesto invece la condanna dell’ex primo cittadino a 7 anni e 11 mesi di reclusione perché lo ritiene responsabile di una sorta di sistema che sarebbe stato messo in piedi per lucrare sui migranti e ramazzare voti.