Il papà lancia il cane dall’auto, lei lo denuncia su Instagram: “L’ho fatto per tutti gli animali”

La cagnolina di nome “Piccola” è morta dopo 24 ore. La ragazza che ha denunciato il proprio padre: “Voglio che sia ricordata. Lui merita l’ergastolo”

“Quella che vedete è la vera ragione per cui il mio cane è morto. Volete il nome del colpevole: eccolo. Proprio così, mio padre”. E ancora: “Odio fare tutte queste storie, ma voglio che la gente sappia. Non accetto la morte di Piccola, nessuno si merita una morte del genere. Quello che chiedo è di diffondere il più possibile questa storia e che il colpevole paghi le conseguenze di aver fatto soffrire una creatura indifesa”.

La storia della cagnolina Piccola

La storia della cagnolina Piccola

Una storia, quella di Piccola, che è rimbalzata sul web nei giorni scorsi attraverso i post e le foto pubblicate dalla sua proprietaria, per raccontare della cagnolina ritrovata agonizzante, a Ponzano Veneto (Treviso) e morta dopo 24 ore di sofferenza, nonostante i soccorsi e le cure prestate dai volontari dell’Enpa che su Facebook ne hanno annunciato la scomparsa: “Buon viaggio, piccola”. A denunciare per prima – senza paura – l’accaduto con diversi post su Instagram è stata R.G., 20 anni, la figlia dell’uomo, perché — chiarisce — “una persona del genere merita l’ergastolo”. L’uomo, il 16 marzo scorso, ha provocato la morte dell’animale dopo averlo lanciato da un’automobile in corsa: l’episodio era stato notato da alcuni passanti, richiamati dai lamenti del cucciolo, trasportato alla Sezione dell’Ente nazionale protezione animali di Treviso.

Per risalire al responsabile del gesto si sono mobilitati sin da subito non solo i volontari dell’Enpa, ma anche il sindaco, Antonello Baseggio, il quale aveva lanciato un appello alla cittadinanza: “Invito chi ha visto qualcosa o ancora meglio chi crede di riconoscere questa piccola creatura a segnalarlo all’Enpa, al Comune o ai carabinieri, dove verrà presentata denuncia”. Il colpevole del reato è stato individuato grazie alla lettura del microchip di Piccola e i carabinieri di Montebelluna hanno sporto denuncia. Ora rischia di essere condannato per maltrattamento di animali, aggravato. “Ho denunciato mio padre – ha detto la giovane – perché volevo che le persone sapessero che la povera cagnolina ritrovata era la mia, che non venisse gettata nel dimenticatoio pure lei, come molte storie di animali abbandonati. Posso dire che ho denunciato perché era la cosa giusta da fare. Spero vivamente che questa storia porti a qualcosa di concreto, la vera eroina nella storia è Piccolina e si merita tutto l’amore di questo mondo dopo tutto quello che ha sofferto”, ha raccontato.

“Non possiamo rimanere indifferenti”

“Ora speriamo che la giustizia sia celere nel procedere affinché finalmente si metta il punto su questa vicenda e soprattutto questo evento sia di esempio per tutti coloro che ancora oggi non capiscono che gli animali sono esseri senzienti, sono famiglia”, ricorda con forza Valentina Perin, referente regionale di Enpa Veneto, che da subito è stata vicina non solo alla vicenda ma anche alla giovane. “Non possiamo rimanere indifferenti e in silenzio di fronte al dolore che questa ragazza ha provato e tuttora prova dopo aver saputo e visto le immagini della cagnolina che l’ha accompagnata, come una sorella, per 18 anni”, evidenzia Perin. Le informazioni sono del Corriere della Sera.

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