L'INCHIESTA

Incidenti a Cosenza, i fotogrammi incastrano due ultras del Catanzaro. Il gip: “Violenza gratuita contro la Polizia”

I dettagli dell'ordinanza emessa dal gip di Cosenza nell'ambito dell'inchiesta sugli scontri post derby: la ricostruzione dei tafferugli, gli scenari e i punti oscuri

Condotte “oltremodo violente” ai danni dei poliziotti del tutto “immotivate e spregiudicate” in esecuzione di un “proposito aggressivo preesistente”. Parole messe nero su bianco dal gip di Cosenza Claudia Pingitore nell’ordinanza che ha confermato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per due volte e il divieto di dimora a Cosenza nei confronti dei due ultras Antonio Trapasso, 43 anni di Catanzaro, e Danilo Barbagallo, 39 anni di Settingiano (difesi rispettivamente dagli avvocati Alessio Spadafora e Francesco Iacopino). Le condotte di cui parla il giudice si riferiscono agli scontri avvenuti con la polizia nell’incandescente post derby tra il Cosenza e il Catanzaro dello scorso 3 marzo.

Nelle dieci pagine che motivano l’esigenza delle misure cautelari nei confronti dei due tifosi del Catanzaro, il gip evince “una propensione degli indagati verso condotte connotate in termini di violenza e sopraffazione e, quindi, il rischio concreto ed attuale che gli stessi, ove non sottoposti ad un’adeguata misura cautelare, possano commettere reati della stessa specie”. Accolta quindi la richiesta del pm della Procura di Cosenza Domenico Fruscino che sta coordinando le indagini su quanto avvenuto prima e dopo il derby di Calabria. Nei confronti di entrambi gli ultras giallorossi è dunque confermata la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza.

Il pre-partita e la posizione di Barbagallo

In particolare Danilo Barbagallo sarebbe stato identificato dagli investigatori a seguito della visione delle immagini e dei video girati dalla polizia e circolanti sul web. Dall’analisi dei fotogrammi riportati nell’informativa della Polizia “Barbagallo non si limitava – secondo l’accusa – ad entrare nello stadio, ‘trascinato’ dalla fiumana di tifosi presenti, atteso che il medesimo dapprima sferrava un calcio ed un militare della guardia di finanza facente parte del cordone, intento ad impedire l’afflusso incontrollato e pericoloso dei tifosi, quindi lanciava una bottiglia contro un altro agente della guardia di finanza, condotta che gli veniva nell’immediatezza ‘contestata’ verbalmente” da un ispettore di polizia”. Per il gip appare evidente il reato di resistenza a pubblico ufficiale contestato dalla pubblica accusa con tanto di aggravanti.

La ricostruzione degli scontri fuori dallo stadio

Gli investigatori ricostruiscono anche i fatti avvenuti all’esterno dello stadio nell’immediato dopo partita. La carovana di mezzi con a bordo i tifosi catanzaresi usciva dallo stadio intorno alle 19 per raggiungere lo svincolo autostradale di Cosenza Nord “scortato dalle forze dell’ordine” ma appena fuori dal centro sportivo Real Cosenza, gli occupanti di due minivan entrambi appartenenti al gruppo ultras denominato “Uc 73” arrestavano la marcia bloccando la colonna dei mezzi in movimento. “Gli ultras che si trovavano a bordo dei predetti minivan – scrive il gip – scendevano dagli stessi armati di bastoni, cinture e con il volto parzialmente travisato da passamontagna ed iniziavano a lanciare sassi contro i reparti schierati su viale Magna Grecia; a questo punto poiché stavano per iniziare scontri tra avverse tifoserie, un nutrito gruppo di tifosi catanzaresi allocati su un pullman scendeva dallo stesso, unendosi alla sassaiola contro le forze dell’ordine”. Le tensioni in viale Magna Grecia duravano circa mezzora e negli scontri restavano feriti il dirigente responsabile del servizio di ordine pubblico (lesioni guaribili in cinque giorni) e altri due poliziotti con ferite alle mani e alle braccia guaribili in sette giorni. Fatti risalire i tifosi catanzaresi sui rispettivi mezzi, la marcia verso casa ricominciava ma si interrompeva nuovamente all’altezza del centro commerciale Marconi e del Mc Donald’s di Quattromiglia di Rende. “I minivan – questa la ricostruzione della polizia – che procedevano a portiere aperte arrestavano nuovamente la marcia bloccando per oltre un’ora il traffico veicolare anche quello diretto verso l’autostrada e scendevano per strada brandendo bastoni, cinture e lanciando fumogeni ed artefizi esplodenti”. Dalle immagini estrapolate dalle telecamere di videosorveglianza emergeva “che i tifosi catanzaresi scesi dai minivan, cui si aggiungevano ulteriori tifosi scesi da altri pullman si dirigevano di corsa verso il Mc Donald’s – all’interno del quale si trovavano numerosi avventori, anche famiglie con bambini – iniziando ad inseguire i clienti ivi presenti”. In questa fase di disordini venivano feriti altri otto agenti di polizia che riportavano lesioni guaribili tra i cinque e i sette giorni.

Le accuse ad Antonio Trapasso

Tra i presunti autori di alcune di queste condotte viene identificato Antonio Trapasso che si trovava alla guida di uno dei due minivan. Secondo l’accusa sarebbe uscito dal mezzo con “in mano l’asta di una bandiera che utilizzava per colpire gli agenti di Polizia impegnati a mantenere l’ordine pubblico”. Sarebbe stato lo stesso Trapasso ad arrestare una seconda volta la marcia del minivan consentendo agli altri occupanti di scendere e “porre in essere le condotte violente”. Per gli investigatori Trapasso avrebbe partecipato attivamente e direttamente agli scontri verificatisi nei pressi del centro sportivo Real Cosenza “usando violenza nei confronti degli agenti di Polizia intenti a garantire l’ordine pubblico”. Secondo l’accusa avrebbe “fornito un essenziale contributo, non solo a titolo di concorso morale, alla causazione del secondo segmento di scontri”, quelli avvenuti all’altezza del centro commerciale Marconi. Ad incastrarlo ci sarebbero numerosi fotogrammi mentre “unitamente agli altri tifosi autori degli scontri (alcuni travisati ed armati di bastoni) assiste ‘soddisfatto’ a quanto sta accadendo mostrando chiaramente adesione a tali fatti”.

Pietra contro un’auto, il gip: “Non è stato Trapasso”

Il gip esclude nei confronti di Trapasso il danneggiamento di un’auto, un Ford, il cui proprietario ha sporto denuncia perché colpito da una grossa pietra lanciata mentre stava transitando sulla strada statale 107 in direzione Cosenza nei pressi dello svincolo di piano Monello: “Impossibile attribuirne la responsabilità a qualsiasi titolo al Trapasso”. Per il resto, sotto il profilo strettamente cautelare, il giudice evidenzia a più riprese “la sussistenza per entrambi gli indagati, di un concreto ed attuale pericolo di recidivanza, come si ricava dalle modalità dei fatti accertati, tenendo conto, in particolare, della gravità degli episodi criminosi anche in relazione alla inusitata e gratuita violenza mostrata ed esercitata contro gli appartenenti alle forze dell’Ordine”. Restano indagati a piede libero altri nove ultras del Catanzaro per i quali la Procura di Cosenza non ha ritenuto il caso di chiedere alcuna misura cautelare.

Gli scenari dell’inchiesta e i punti oscuri da chiarire

L’inchiesta va avanti e i punti oscuri da chiarire sono ancora parecchi come anche gli interrogativi senza risposta. Chi sono i “tifosi” del Cosenza che hanno attaccato la carovana dei tifosi giallorossi nei pressi dello svincolo autostradale di Cosenza Nord-Rende? Gli autori dell’assalto (fatto ormai appurato non solo per le testimonianze dei tifosi giallorossi) si sono dileguati nel nulla e ancora non sono stati identificati. La Digos di Cosenza ha provveduto ad emettere nove Daspo nei confronti di altrettanti supporters rossoblù che, da quanto emerge nulla, hanno a che fare con gli scontri avvenuti fuori dallo stadio ma che si sarebbero resi protagonisti di lanci di oggetti all’interno del Marulla-San Vito. Non è escluso che provvedimenti simili vengano adottati nei confronti di entrambe le tifoserie utilizzando le immagini di videosorveglianza presenti all’interno dell’impianto sportivo e, sotto questo profilo, non c’è un limite di tempo. Probabile che la Digos stia lavorando, sotto il coordinamento della Procura, al materiale probatorio per rendere l’indagine ancor più granitica. Non resta quindi che aspettare l’evoluzione degli eventi sperando che non vi siano sconti dall’una e dall’altra parte nei confronti di chi ha trasformato una festa dello sport calabrese in una guerriglia urbana.

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