L’appello degli artigiani calabresi: “Qui grande qualità, meritiamo di essere valorizzati” (VIDEO)

Tra rassegnazione e speranza, in Calabria l’artigianato ha un’anima ma la politica resta spesso assente. "Impensabile assegnare progetti con budget risicati, serve maggiore collaborazione degli enti locali"

di Antonio Battaglia – Il futuro è artigiano. Lo profetizzava Philip K. Dick nelle sue opere, dove spesso il protagonista era una sorta di lavoratore abilissimo nel costruire o riparare le cose. Come dimostrano alcune delle più dinamiche imprese italiane, il “saper fare” rimane un ingrediente indispensabile per l’intero comparto manifatturiero. Che, alla fine, è uno dei pochi settori vitali della nostra economia. Dall’incisione del legno alla lavorazione dei materiali preziosi, dal processo di tessitura al ricamo fino alla legatoria: antichi arti e mestieri trasmessi di padre in figlio, di generazione in generazione. In un momento di forte crisi per le piccole realtà e per il lavoro artigiano, dunque, è quanto mai fondamentale riscoprirne il valore, scegliere la qualità dell’artigianato made in Italy e promuovere una tradizione da sempre apprezzata e invidiata in tutto il mondo. 

La crisi dell’artigianato in Calabria

La crisi dell’artigianato in Calabria

Circoscrivendo il discorso alla nostra regione, la pandemia da Covid-19 ha rappresentato solo il colpo di grazia per un intero comparto che soffriva già da diverso tempo. Del resto, le vendite di manufatti made in Calabria nel mondo segnano un calo dell’11,9% e scendono di ben 29 mila unità i rapporti di lavoro attivati nei primi 9 mesi del 2020 rispetto ai primi 9 mesi del 2019. Un tritacarne di zone colorate, ordinanze e Dpcm che ha comportato gravi problemi di liquidità, riduzione della domanda e seri rischi di sostenibilità della impresa. Ma, a parere del presidente dell’Ebac (Ente bilaterale artigianato Calabria) Giovanni Aricò, “il momento peggiore non è ancora arrivato, bisognerà attendere quando lo Stato passerà all’incasso di imposte e contributi finora bloccati”.

L’arte dei mestieri manuali costituisce per una preziosa occasione per ripensare e costruire un futuro prossimo che rispetti i nuovi ritmi produttivi del nostro paese e del nostro pianeta, ma in Calabria manca un adeguato sostegno alla categoria. “Molti dei nostri governanti – ci dice Francesco Caroleo, artista e artigiano del vetro – preferiscono elargire committenze fuori regione pensando che il top sia altrove. La mia azienda voleva rappresentare un veicolo di contatto con tanti artisti intenti a lavorare su progetti comuni, ma un’equipe di professionisti sviluppa idee solo con il lavoro. E’ impensabile assegnare un progetto a più artisti con un budget economico risicato”. 

Aprire una piccola impresa al sole della Calabria e restare nella propria terra a lavorare. Un sogno difficilissimo da realizzare per molti ma, in tal senso, l’incentivo di Invitalia, ‘Resto al Sud’, ha rappresentato un barlume di speranza. A detta di Caroleo, si tratta di un’iniziativa lodevole ma “a voler fare un esempio, un giovane artigiano con partita Iva attiva da diverso tempo dovrebbe aprirne un’altra perché si ha la necessità di finanziare una nuova proposta. In questo modo si cancellano anni e anni di storia fatti di sacrifici”. “Vorrei che gli enti locali collaborassero maggiormente – conclude -. Tempo fa avevo proposto una scuola d’arte a titolo gratuito per bambini dai 6 ai 10 anni ma sono stato quasi deriso perché probabilmente qualcuno non ci ha visto un possibile lucro. La gente deve prestare più attenzione alle risorse del territorio, molti artisti sono costretti ad emigrare e in tal modo non si ha più possibilità di seguirli da vicino”.

“A Catanzaro? Il nulla”

Tra rassegnazione e speranza, in Calabria l’artigianato ha comunque un’anima. “Ho deciso in pieno lockdown di aprire la partita Iva, dopo essere stato ospite della Confartigianato Calabria alla fiera internazionale dell’artigianato – afferma ai nostri microfoni Francesco Scarpino, artigiano del legno. Bisogna far capire alla gente che in Calabria esiste un artigianato fiorente. Ogni martedì e ogni sabato pomeriggio, a esempio, il comune di Tropea organizza dei curiosi mercatini dove io ho ormai un posto fisso: porto il mio piccolo tornio e faccio vedere ai passanti come si costruisce una penna”. Il laboratorio di Scarpino è, però, a Catanzaro, dove a suo parere “c’è il nulla. Si organizzano iniziative che richiedono solo spese: il 31 luglio 2019, per ricordare un episodio, a Villa Margherita avevano organizzato un evento una tantum con i commercianti costretti a smontare la sera stessa. Che senso ha?”. 

La standardizzazione e i modelli di marketing pianificato hanno influenzato i consumatori portandoli sempre più ad una minor sensibilità verso i prodotti artigianali. Proprio per questo, come ci dice l’artigiana ceramista Giuliana Furrer, “il lavoro artigianale in tutti i settori va maggiormente ricercato e stimolato perché offre la vera alternativa”. Anche in questo caso emerge il disappunto verso la mancata valorizzazione di un comparto potenzialmente rilevante in Calabria. “Nel nostro territorio le iniziative per supportare l’artigianato mancano o sono gestite in maniera superficiale. Penso ai vari mercatini natalizi, c’è una notevole differenza tra Corso Mazzini e una piazza del Nord. Manca forse un po’ il senso del bello – prosegue-, bisognerebbe creare una visione d’insieme che abbia un’immagine bella da vedere e che faccia venir voglia al cittadino di acquistare il prodotto per come è esposto”.

A Catanzaro, Galleria Mancuso potrebbe essere riscoperta e utilizzata per incentivare alcune attività. “Lì sarebbe stato bello creare un polo di artigiani – dice Furrer – Da ormai 20 anni sento parlare di una sistemazione per botteghe artigiane in città, tutte parole e progetti rimasti sospesi. Su Corso Mazzini ci sono un sacco di locali sfitti in condizioni indecorose con vetrine decadenti, tutto ciò danneggia l’immagine della città. Sarebbe auspicabile – conclude – che le promesse in campagna elettorale possano essere realizzate”.

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