‘Mbasciata e pizzo, gli indagati muti davanti al gip

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Pisano e Puntoriero raggiunti da una misura cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro nome in codice ” ‘Mbasciata”

Hanno scelto il silenzio Emilio Pisano,50 anni, nato ad Arena e residente a Gerocarne e Vincenzo Puntoriero, 65 anni, nato a Rosarno e residente a Vibo Valentia, raggiunti ieri, nell’ambito dell’inchiesta “ ‘Mbasciata” da una misura cautelare in carcere vergata dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro.  (Leggi la notizia)

Hanno scelto il silenzio Emilio Pisano,50 anni, nato ad Arena e residente a Gerocarne e Vincenzo Puntoriero, 65 anni, nato a Rosarno e residente a Vibo Valentia, raggiunti ieri, nell’ambito dell’inchiesta “ ‘Mbasciata” da una misura cautelare in carcere vergata dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro.  (Leggi la notizia)

Pisano assistito dal legale Luigi Giancotti e Puntoriero, codifeso dagli avvocati Vincenzo Cicino e Arianna Puntoriero, durante l’interrogatorio di garanzia, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari Claudio Paris. Entrambi sono accusati di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose ai danni di due imprenditori edili di Vibo, Raffaele e Cosimo Maiuolo, che con la loro denuncia hanno dato l’avvio alle indagini.

La ricostruzione investigativa. In base alla ricostruzione dei fatti il 6 febbraio dell’anno scorso Pisano sarebbe andato da Raffaele Maiuolo per sapere se l’imprenditore stesse eseguendo dei lavori su Vibo, precisando che “gli amici di Vibo Valentia” lo stanno cercando, con l’espressa avvertenza “sai come funziona”. Dopo soli quattro giorni il commercialista di Raffaele Maiuolo in una telefonata invita lo stesso imprenditore ad andare nel suo studio spiegandogli di aver ricevuto la visita di quattro persone, che lo avvertivano del fatto che Pisano vuole parlare con Maiuolo. Nella stessa giornata i due imprenditori si recano nell’abitazione dell’indagato a Gerocarne, il quale esclama: “Sai come funziona, dove vai devi bussare per un caffè. Posso aiutarti con gli amici di Vibo , sono amici miei. Lo sapete che altrimenti come arrivate, prima o poi vi pittano. Se mangiamo noi, mangiamo tutti”.  Pisano poi ci tiene a precisare che qualora fossero stati ritenuti inaffidabili, avrebbero fatto qualcosa in qualunque Comune fossero andati a lavorare.Il 12 febbraio una nuova visita di Pisano nell’abitazione dell’imprenditore e il primo riferisce di aver parlato con “gli amici di Vibo”, che questi avrebbero voluto una cifra più alta di quella che grazie al lavoro di mediazione di Pisano “si è riuscito a strappare”.  La somma richiesta è di 2mila euro, il giusto prezzo affinché i due imprenditori possano continuare a lavorare indisturbati, ma gli imprenditori prendono tempo. Le ulteriori richieste estorsive vengono avanzate da Vincenzo Puntoriero che intercetta Raffaele Maiuolo nei pressi dello studio del suo commercialista. Si presenta come un ambasciatore disinteressato ed esprime tutto il disappunto degli “amici di Vibo” per il suo temporeggiare rispetto alla richiesta rivoltagli. “Sai io non c’entro niente con questa storia, ma ti porto solo un’ambasciata per rispetto del commercialista. A loro non piace la risposta che gli avete dato e ne vogliono una subito , o sì o no”.

Gli indagati a piede libero.  Nell’inchiesta sono indagati a piede libero Carmelo D’Andrea, 61 anni, Filippo Catania, 68 anni e Domenico Franzone, 62 anni, tutti e tre di Vibo Valentia. Anche per loro la Dda di Catanzaro ha chiesto il carcere, ritenendoli affiliati al clan “Lo Bianco-Barba”, ma  nei loro confronti il gip non ha ravvisato indizi di colpevolezza tali da giustificare un’ordinanza di custodia cautelare. L’accusa è di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose.

g. p.

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