(D.C.) – L’eredità di Aldo Moro, pur a 42 anni dalla sua cruenta scomparsa, è ancora spendibilissima.
Tanto sotto il profilo morale quanto sotto quello politico.
Tanto sotto il profilo morale quanto sotto quello politico.
Lo statista infatti mai derogò alla missione che sentiva di dover assolvere per il bene del Paese.
Convinto europeista, chissà se ancora tale oggi nella Comunità delle disuguaglianze, fu uomo di grande mediazione.
Ma non senza contrapposizioni molto forti, forse persino causa, diretta o indiretta, della tragica fine a cui è andato inesorabilmente incontro in quella nefasta primavera del ’78.
A rapirlo e poco dopo ucciderlo senza pietà furono le Brigate Rosse.
Resta però il dubbio di una ‘convergenza d’interessi’.
Sia come sia, il gigante politico di Maglie – peraltro con sangue calabrese nelle vene essendo figlio di Fida Stinchi, maestra elementare di Cosenza – manca tanto all’Italia come al Vecchio Continente e, probabilmente, al mondo intero.
Ribadiamo, però, il suo essere inviso a ‘forze oscure’ lo condannò.
E in tempi di pandemia da Coronavirus un brivido non può non percorrere la schiena di quanti hanno visto “Todo Modo”.
Sì, proprio il capolavoro del 1976 realizzato dal regista Elio Petri (cineasta impegnato) che dotato di notevole genialità visionaria seppe magari vedere il futuro con qualche decennio d’anticipo.
Una capacità di leggere il presente e anticipare l’avvenire che oggi dovrebbe far riflettere.