Operazione “Perfido”, stangata alla cosca Serraino, in manette 19 persone (VIDEO)

Diciannove persone sono state arrestate questa mattina dai carabinieri del Ros dei comandi provinciali di Trento, Roma e Reggio Calabria applicando l’ordinanza emessa dal dal Tribunale di Trento, su richiesta della locale Procura della Repubblica per i delitti di associazione mafiosa in quanto appartenenti alla ‘ndrangheta, scambio elettorale politico-mafioso, porto e detenzione illegale di armi da fuoco e riduzione o mantenimento in schiavitù. Inoltre altre cinque persone sono state fermate dai carabinieri del Ros unitamente alla Polizia di Stato di Reggio Calabria, con un provvedimento emesso dalla Procura distrettuale, indagati per associazione mafiosa e di altri gravi delitti, sui quali sono state registrate, in fase di indagine, convergenze investigative che hanno quindi portato al coordinamento investigativo, sotto l’egida della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, tra le Procure della Repubblica di Reggio Calabria e Trento.

Cosche radicate al nord fin dagli anni ’90

Il risultato costituisce esito di una articolata attività investigativa condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale dell’Arma dei Carabinieri che ha accertato esistenza e operatività di una cosca locale di ‘ndrangheta in Lona Lases ma avente influenza sull’intera provincia di Trento, quale proiezione della omonima cosca di Cardeto e in particolare delle cosche reggine “Serraino”, “Iamonte” e “Paviglianti”. L’indagine, nel documentare nuovamente l’esistenza di proiezioni della ‘ndrangheta in regioni diverse dalla Calabria, consente di confermare l’esistenza di un fenomeno di colonizzazione dovuto al trasferimento di affiliati calabresi in altri territori precedentemente immuni da tali manifestazioni criminali, soprattutto nelle regioni del Nord Italia caratterizzate da un maggiore sviluppo economico e da un più ampio grado di ricchezza generale. In tali territori sono state, infatti, ricostituite le articolazioni criminali di base della ‘ndrangheta, definite Locali, le quali hanno mutuato da quelle calabresi le regole di funzionamento e le forme delle iniziative criminali. Queste ramificazioni, presenti in Italia ma anche all’estero, seppur dotate di una certa autonomia operativa, sono legate alla ‘ndrangheta dei territori calabresi di origine a cui rispondono del loro operato e dipendono sotto un profilo regolamentare ed organizzativo. Per quanto concerne il Trentino Alto Adige, la complessiva attività investigativa ha permesso di ricostruire come il processo di insediamento della ‘ndrangheta nella Val di Cembra sia collocabile tra gli anni 80 e 90, verosimilmente poiché attratta dalla ricca industria legata all’estrazione del porfido.

Ruoli e attività delle cosche

Le attività, che si sono sviluppate a partire dal 2017 ed hanno impegnato le varie articolazioni del Ros presenti sul territorio nazionale, hanno inoltre consentito di definire: ruoli e funzioni degli affiliati all’interno della cosca trentina, al cui vertice è posto Innocenzio Macheda coadiuvato dagli altri esponenti di rilievo identificati in Domenico Ambrogio, dai fratelli Pietro e Giuseppe Battaglia, da Domenico Morello e da Demetrio Costantino, tutti imprenditori nel settore del porfido e dell’edilizia; gli assetti della Locale di Cardeto il cui vertice è stato individuato prima in Saverio Arfuso e successivamente in Antonino Fallanca, legato alla cosca “Serraino”; i costanti rapporti tra le due Locali, nelle persone dei capi locale, per la trattazione di problematiche associative e per la programmazione di attività illecite; il ruolo dell’associazione Magna Grecia che, formalmente centro di aggregazione culturale, è stata utilizzata come luogo di riunione dei sodali e strumento per la raccolta di fondi da destinare al sostentamento dei compartecipi arrestati.

Estrazione del porfido e infiltrazione politica

Sotto il profilo delle attività criminali, è emerso come gli esponenti della locale di ‘ndrangheta in Lona Lases  abbiano assunto il controllo di fatto del settore dell’estrazione e della lavorazione del porfido, maggiore risorsa economica del luogo, attraverso un processo di progressiva infiltrazione del pertinente tessuto imprenditoriale, avviato da Giuseppe Battaglia. In tale ambito imprenditoriale, oltre a sistematiche attività di vessazione ed intimidazione sulle maestranze, è emerso come siano state avviate operazioni speculative attraverso la commercializzazione dei semilavorati in nero e la falsificazione dei bilanci di esercizio delle imprese a loro riferibili. Inoltre, è stato riscontrato come sia stata pianificata la progressiva infiltrazione della politica locale attraverso l’inserimento dei sodali negli organi di governo comunale di Lona Lases all’evidente fine di condizionarne l’attività politica e amministrativa. In tale contesto, oltre ad aver intessuto una fitta rete di contatti con diversi ambiti della società civile (imprenditoria, istituzioni, politica), è stato anche offerto il sostegno elettorale ad alcuni candidati in vari appuntamenti elettorali per il rinnovo di vari enti locali.

Sequestri per un valore di 1 milione e mezzo di euro

Altresì, è stata accertata l’operatività di una seconda consorteria mafiosa attiva a Roma i cui membri, sotto la direzione di Domenico Morello organico alla Locale di Lona Lases, erano preposti alla gestione di diverse imprese operanti in Trentino e nel Lazio che, nei programmi degli indagati, sarebbero state funzionali all’esecuzione di articolate attività di riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, di fatturazioni per operazioni inesistenti e per permeare gli ambienti istituzionali. Da ultimo, il Ros unitamente alla Guardia di Finanza di Trento è stato delegato all’esecuzione di un decreto di sequestro di beni mobili e immobili, nonché rapporti bancari per un controvalore di 1milione e 500mila euro, riconducibili ai soggetti destinatari del provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Trento.

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