Processi aggiustati a Catanzaro, appello bis per il giudice Petrini e altri due imputati (NOMI)

La Cassazione ha annullato con rinvio anche le condanne emesse nei confronti del medico Santoro e dell'avvocato Saraco
petrini

Ci sarà un processo di appello bis nei confronti dell’ex giudice Marco Petrini, del medico Emilio Santoro e dell’avvocato Francesco Saraco coinvolti nel processo Genesi, nato da un’inchiesta della Dda di Salerno che ha puntato i riflettori su un giro di processi aggiustati in Corte d’appello a Catanzaro, dove all’epoca dei fatti Petrini ricopriva il ruolo di presidente di sezione. Per la sola posizione di Saraco è stata riconosciuta la sospensione della pena.

Lo ha deciso la Corte di Cassazione, che ha annullato con rinvio la sentenza emessa dai giudici di secondo grado, che aveva condannato Petrini, difeso dall’avvocato Francesco Calderaro, a quattro anni e quattro mesi di reclusione, Santoro, difeso dall’avvocato Michele Gigliotti, a tre anni e due mesi e Saraco, difeso dagli avvocati Giuseppe della Monica e Teresa Ermogida, ad un anno e otto mesi di reclusione, rinviando gli atti a Napoli per un nuovo processo di secondo grado, che dovrà rideterminare la pena, riqualificando il reato in corruzione per l’esercizio della funzione in luogo della corruzione in atti giudiziari. Nel corso della requisitoria il pg ha chiesto la conferma della sentenza (LEGGI)

 Operazione “Genesi”

Le indagini avviate nel 2018 e interamente coordinate dalla Dda di Salerno hanno permesso di ricostruire “una sistematica attività corruttiva del presidente della Sezione della Corte di Appello di Catanzaro nonché presidente della Commissione provinciale tributaria del capoluogo di Regione”. Gli imputati avrebbero promesso e consegnato al magistrato, a più riprese, consistenti somme di denaro contante, gioielli e altri beni ed utilità, in cambio del suo intervento per ottenere provvedimenti favorevoli in processi penali, civili e cause tributarie. “In taluni casi – secondo quanto ipotizzato dalla Procura di Salerno – i provvedimenti richiesti al magistrato e da quest’ultimo promessi e/o assicurati erano diretti a vanificare, mediante assoluzioni o consistenti riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciate in primo grado dai Tribunali del Distretto di Catanzaro, provvedimenti di misure di prevenzione, già definite in primo grado o sequestri patrimoniali in applicazione della normativa antimafia, nonchè sentenze in cause civili e accertamenti tributari”.

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