Sbranata da un branco di cani nel Catanzarese, l’indagato in silenzio davanti al gip

Rossomanno, il proprietario dei cani che hanno ucciso Simona Cavallaro, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia

Ha scelto il silenzio Pietro Rossomanno, 46enne, residente a Satriano accusato del brutale assassinio della ventenne Simona Cavallaro, sbranata da un branco di cani, in località Monte Fiorino, nel Comune di Satriano nel Catanzarese, il 26 agosto dell’anno scorso. Davanti al gip del Tribunale di Catanzaro Antonio Battaglia, firmatario dell’ordinanza che lo ha spedito venerdì scorso agli arresti domiciliari, l’indagato, accompagnato dall’avvocato difensore Vincenzo Cicino, si è avvalso della facoltà di non rispondere in attesa di avere contezza di tutti gli atti che lo vedono sotto inchiesta anche per introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui, pascolo abusivo, invasione di terreni ed edifici. Il giudice nel provvedimento con cui ha disposto la misura cautelare ha parlato di atteggiamento superficiale, poco riflessivo dell’imputato, definendo colposo l’omicidio e non volontario come invece richiesto dalla Procura che aveva invocato il carcere per il pastore (LEGGI QUI).

Accerchiata dal branco senza via di uscita

Accerchiata dal branco senza via di uscita

Simona, il 26 agosto dello scorso anno, con un suo amico va nella pineta di  Monte Fiorino, una sorta di sopralluogo dell’area pic-nic attrezzata, per organizzare un’uscita con gli amici la domenica successiva. Mentre i giovani perlustrano la zona, arriva un gregge accompagnato da alcuni cani, i quali si mostrano docili e tranquilli, al punto che l’amico registra un video di Simona insieme agli animali, suggerendo di attendere il passaggio del gregge all’interno di una struttura, simile ad una chiesa in legno dove si reca con Simona. Lei poco dopo decide di uscire. Entrambi, fischiano e urlano, tentando invano di richiamare l’attenzione del pastore, pensando fosse nelle vicinanze. Poco dopo un cane inizia ad abbaiare contro Simona, provocando l’arrivo di altri animali, che divenuti aggressivi accerchiano la ragazza, costringendola a fuggire in direzione opposta al rifugio. Il suo amico la perde di vista, sente solo le urla di aiuto, chiama le Forze dell’ordine, contatta i soccorsi e subito dopo allerta la madre di Simona e un’altra persona. Dopo circa un’ora l’arrivo dei carabinieri che trovano all’interno della chiesetta l’amico della ventenne e i militari iniziano a difendersi dai cani inferociti presenti in zona, al punto da dover sparare un colpo di pistola per allontanarli. Subito dopo iniziano le ricerche della ragazza, il cui corpo viene ritrovato dilaniato, ormai esanime tra gli alberi. I carabinieri si trovano nuovamente accerchiati dal branco e il comandante della Polizia locale spara tre colpi di pistola per farli andar via ed evitare ulteriori ferimenti. Verso le 18, durante le operazioni di recupero della salma nella pineta, arriva Rossomanno e riferisce di essersi recato sul posto con il preciso scopo di radunare il gregge per riportarli nella sua azienda agricola. Gli investigatori vanno all’ovile ubicato a circa 150 metri dal luogo del ritrovamento del corpo senza vita di Simona, appurando la presenza di 13 pastori maremmano seduti a guardia del gregge di proprietà del pastore. Alcuni cani presentano macchie di sangue in corrispondenza della testa e del collo. Gli ulteriori accertamenti hanno consentito di stabilire che l’ovile era abusivo, realizzato in muratura e che non era stato eseguito l’ordine di demolizione emesso dal Comune di Satriano.

Le dichiarazioni dell’indagato nell’immediatezza dei fatti

In sede di spontanee dichiarazioni il pastore riferisce di non essere andato dal gregge perché aveva mal di denti, mentre dalle indagini emerge come lui si sia intrattenuto nel bar del paese consumando una bevanda, “ma- secondo il gip- non poteva essere consapevole di quello che da lì a poco sarebbe successo a Simona”. La circostanza che Rossomanno fosse assente il giorno in cui è accaduta la tragedia risulta comprovata dalle immagini acquisite dal sistema di video sorveglianza comunale. L’attività investigativa converge nel ricondurre la morte della ragazza all’aggressione subita dal branco di cani poi catturati. Rossomanno è stato sottoposto, dagli inquirenti, a guardare il video girato dall’amico di Simona prima dell’aggressione, circondata dai cani riconoscendone la proprietà. I cani seguono i movimenti del gregge sia durante il pascolo che quando sosta davanti all’ovile senza mai allontanarsi dalla località di Monte Fiorino. L’indagato, secondo la Procura, ha il potere di direzionare i cani e ne ha dato dimostrazione il 27 agosto 2021 quando ha ricoperto un ruolo fondamentale ai fini delle operazioni di cattura.

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