Sud, Irto: “Intraprendenza giovani è speranza per la Calabria”

incendi irto

“C’è qualcosa, nella nostra regione, che sta cambiando rapidamente. È la mentalità dei giovani, che hanno voglia di mettersi in discussione, di fare impresa, di essere artefici del loro futuro e di farlo nel rispetto delle regole e del mercato. Soprattutto nei settori dell’agricoltura, dell’agroalimentare, del turismo, dei servizi e dell’innovazione tecnologica, si respira un’aria diversa. È questo clima che non deve farci perdere la speranza”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, intervenuto durante i lavori di presentazione della ricerca elaborata dalla Svimez dal titolo “Calabria: regione aperta. Verso la rete dei giovani talenti”. L’evento si è svolto a palazzo Tommaso Campanella, alla presenza, tra gli altri, del presidente di Svimez, Adriano Giannola. Irto ha definito la ricerca Svimez “un lavoro prezioso, che per le istituzioni, la politica e le parti sociali potrà rivelarsi utile per intavolare un ragionamento serio sul futuro della Calabria” con “un’analisi lucida della situazione, ma anche con una chiave di lettura dei fenomeni socio-occupazionali, soprattutto riguardo ai giovani. Ed è proprio ai giovani e alla loro voglia di fare impresa che dobbiamo guardare con attenzione per concorrere al riscatto della Calabria”.

Il presidente, che ha richiamato la necessità di un ritorno “al dibattito politico fondato su una discussione alta e seria”, si è soffermato sul depauperamento del capitale umano nella comunità calabrese: “La nostra è una regione che subisce gli effetti dell’emigrazione delle proprie risorse migliori: diplomati e laureati che si sono formati a ottimi livelli e che dispongono di vaste competenze, ma che non riescono a trovare sbocchi occupazionali. La Calabria è diventata così, negli ultimi vent’anni, una regione che sta invecchiando, che assiste allo spopolamento delle aree interne, che fa i conti con le povertà educative, non solo con quelle economiche, e che registra un’autentica desertificazione industriale, come sta avvenendo in altre parti del Mezzogiorno”. Fenomeni a cui “in questa legislatura stiamo cercando di rispondere attraverso alcuni strumenti, finanziati soprattutto grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea che però non possono essere considerati sostitutivi dei trasferimenti statali.

Il presidente, che ha richiamato la necessità di un ritorno “al dibattito politico fondato su una discussione alta e seria”, si è soffermato sul depauperamento del capitale umano nella comunità calabrese: “La nostra è una regione che subisce gli effetti dell’emigrazione delle proprie risorse migliori: diplomati e laureati che si sono formati a ottimi livelli e che dispongono di vaste competenze, ma che non riescono a trovare sbocchi occupazionali. La Calabria è diventata così, negli ultimi vent’anni, una regione che sta invecchiando, che assiste allo spopolamento delle aree interne, che fa i conti con le povertà educative, non solo con quelle economiche, e che registra un’autentica desertificazione industriale, come sta avvenendo in altre parti del Mezzogiorno”. Fenomeni a cui “in questa legislatura stiamo cercando di rispondere attraverso alcuni strumenti, finanziati soprattutto grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea che però non possono essere considerati sostitutivi dei trasferimenti statali.

Abbiamo destinato ingenti risorse all’alta formazione universitaria, allo sviluppo delle aree urbane, al ripopolamento delle aree interne, all’agricoltura, alla banda ultralarga e alle infrastrutture materiali e immateriali. Sforzi consistenti, che hanno prodotto qualche effetto positivo sulla ripresa economica, ma che certamente non possono ancora essere considerati sufficienti per far fronte alla difficilissima sfida di cambiare la Calabria”. Rivolgendosi a una platea di giovani imprenditori, Irto ha parlato di un “patrimonio di capitale umano la cui importanza va oltre le sorti individuali. È l’espressione di un nuovo meridionalismo orgoglioso, non votato all’autocommiserazione. Un’elaborazione nuova – ha concluso – che deve anche essere una risposta al progetto del regionalismo differenziato che, in assenza degli anticorpi istituzionali necessari, rischia di travolgere una parte del Paese e di farla staccare dal resto d’Europa”.

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