Quattro persone arrestate e un immobile sequestrato a Reggio Calabria dai carabinieri del Comando provinciale, a conclusione di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, nell’ambito dell’operazione denominata “Mercato Libero”. I militari hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip, per associazione mafiosa, tentata estorsione in concorso e trasferimento fraudolento di valori. Nell’ambito della stessa indagine il gip, su proposta della Dda, ha disposto il sequestro preventivo delle quote e di un compendio aziendale del valore di 7 milioni di euro. Su proposta della Guardia di finanza di Reggio Calabria è stato disposto anche il sequestro preventivo di un immobile, oltre all’autovettura intestata alla moglie di uno degli indagati, per un valore di 3 milioni di euro.
Le misure cautelari
Le misure cautelari
In carcere sono finiti Emilio Angelo Frascati, 52 anni, ritenuto responsabile del reato di associazione mafiosa; e Gaetano Tomasello, 43 anni, accusato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. I destinatari dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare agli arresti domiciliari sono invece Demetrio Frascati di 47 anni e Paolo Frascati di 40 anni ritenuti responsabili del reato di trasferimento fraudolento di valori. Destinatari di misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche e imprese, per la durata di mesi 6, in ordine al delitto di trasferimento fraudolento di valori, tutti soci della cooperativa Effe Motors: Antonia Tema di 51 anni; Saverio Musarella di 61 anni; Caterina Nicolò di 47 anni; Elvira Caterina Cocchiarale di 51 anni; Emilio Angelo Romeo di 51 anni.
I beni sequestrati
Il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro preventivo delle quote e dell’intero compendio aziendale della società cooperativa Effe Motors, concessionaria autorizzata per i marchi Honda e Mazda con sede a Reggio Calabria. Su proposta della Guardia di Finanza di Reggio Calabria è stato inoltre disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di un immobile a sei piani fuori terra ed un piano interrato sino in località Fondo Schiavone del comune di Reggio Calabria, oltre all’autovettura intestata alla moglie di uno degli indagati.
Le ipotesi accusatorie
L’attività, diretta dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Sara Amerio, ha consentito ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di sviluppare le iniziali indagini relative ad un tentativo di estorsione perpetrata il 2 agosto 2017 in danno della impresa PA.E.CO. s.r.l., azienda lucana impegnata nella realizzazione dell’opera pubblica avente ad oggetto la riqualificazione del quartiere Ravagnese, collegamento viario sulle golene del torrente Sant’Agata, tra la Superstrada Jonica e la zona sud di Reggio Calabria. “Tale appalto- spiegano gli inquirenti – è stato aggiudicato dalla società PAECO S.r.l. nel novembre del 2015 per un importo complessivo pari ad euro 3.240.006,59, oltre Iva. In seguito alla richiesta estorsiva è stata avviata l’attività d’indagine che ha consentito, soprattutto attraverso l’individuazione fotografica di uno degli operai presenti durante l’azione estorsiva, di identificare uno dei responsabili in Gaetano Tomaselli, ritenuto dagli inquirenti organico alla cosca di ‘ndrangheta dei Libri, come già emerso nell’ambito del procedimento “Teorema – Roccaforte”, che aveva già disvelato il modus operandi di alcune pregresse richieste estorsive poste in essere dallo stesso Tomaselli in danno di commercianti locali”. Al fine di individuare ulteriori correi all’azione estorsiva, nel mese di agosto 2017, è stato avviato un monitoraggio investigativo nei confronti degli operai presenti in cantiere, riponendo particolare attenzione sul responsabile di cantiere, il quale aveva denunciato la notitia criminis alle Forze dell’Ordine solo tre giorni dopo la richiesta estorsiva, giustificando tale ritardo con la necessità per il direttore tecnico e procuratore speciale della PA.E.CO. S.r.l. di confrontarsi con il proprio legale di fiducia. “Tuttavia, le risultanze investigative – sostengono gli investigatori – consentivano di appurare come il reale motivo dell’indugio andasse ricercato nel tentativo da parte dei rappresentanti dell’impresa PAECO S.r.l. di interessare esponenti, o comunque, soggetti vicini alla criminalità organizzata reggina, per far fronte alla richiesta estorsiva mediante “aggiustamenti interni”, tipici degli ambienti mafiosi. Nello specifico, le emergenze investigative hanno evidenziato come i gestori dell’impresa PAECO S.r.l., attraverso il responsabile di cantiere, abbiano investito della questione Emilio Angelo Frascati, individuandolo quale referente di zona della ‘ndrangheta cui affidarsi per intercedere con i vertici della cosca Libri per risolvere la questione estorsiva”.