di Mimmo Famularo – L’apparenza a volte inganna e nel campo del centrosinistra non è oro tutto ciò che luccica. Unità, condivisione, partecipazione sono parole magiche, più volte pronunciate in queste settimane ma i fatti stessi dimostrano che la storia è un’altra e non sempre collima con le versioni ufficiali distribuite ai quattro venti. E’ fuoco sotto cenere ciò che cova, in particolare, nelle viscere del Pd, unito a parole, diviso nei fatti dalle solite fronde interne e dagli interessi delle varie correnti. Emblematico quanto sta accadendo in queste ore a Catanzaro, la città capoluogo di regione e centro nevralgico di una “sfida nazionale” che il segretario regionale Nicola Irto punta a vincere per rilanciare definitivamente il partito. La sua buona fede, come quella dei vertici provinciali e cittadini, non è in discussione e il messaggio lanciato domenica scorsa è stato chiaro: “Qui decidono i calabresi” (LEGGI QUI).
Strani movimenti a sinistra del Pd
Strani movimenti a sinistra del Pd
Un segnale ai naviganti che segue quello di altri militanti di primo piano i quali non hanno alcuna intenzione di farsi dettare la linea da esponenti o movimenti estranei al Pd, tra l’altro minuscoli sul piano numerico e inconsistenti su quello elettorale. Eppure nel dietro le quinte, lontano da telecamere e riflettori, c’è chi lavora per vanificare le parole di Irto. Nelle scorse ore si sarebbe tenuta a Catanzaro una riunione del cosiddetto “campo largo” che annovera il Movimento Cinquestelle e i “fedelissimi” di De Magistris per una fuga in avanti di Nicola Fiorita, il professore “radical chic” che tanto piace alla sinistra alternativa ma che con il passare delle ore poco gradimento trova tra i moderati del centrosinistra e, soprattutto, in quelli del Partito democratico, tra l’altro non invitato all’incontro. Su di lui spinge alla luce del sole il deputato Antonio Viscomi che farebbe sponda con alcuni “colonnelli” di stanza a Roma e su un feeling in evoluzione con De Magistris che potrebbe tornare utile nel 2023 per un’eventuale riconferma dell’ex vice presidente della Regione Calabria a Montecitorio. Si è invece registrata una sorta di frenata da parte del consigliere regionale Ernesto Alecci, leader di una delle correnti più influenti interne al Pd. La sua posizione sembrerebbe ora più equidistante, quasi attendista, probabilmente non più filo-Fiorita.
Il rebus Casalinuovo e le spinte centriste
Dalla Capitale si dice possa arrivare inoltre nelle prossime ore qualche proposta “interessante e irrinunciabile” per far desistere Aldo Casalinuovo, il noto penalista appoggiato proprio da pezzi storici della sinistra catanzarese. Il suo dietrofront lascerebbe strada libera a Fiorita ma non produrrebbe l’auspicata unità all’interno dello stesso Partito democratico, indeciso se spostare il baricentro verso la sinistra dell’arco costituzionale o più al centro, accontentando l’area moderata che sponsorizzerebbe il professore Valerio Donato e il suo progetto civico. Capofila di questo fronte Fabio Guerriero, il più votato a Catanzaro tra le file del Pd nelle ultime regionali. Oltre a lui, più di qualcuno considera l’ipotesi Donato la migliore per rimettere la bandierina del Pd anche al Comune di Catanzaro e, allo stesso tempo, congeniale e coerente con il “Draghismo” portato avanti da Letta. Attenzione, poi, a cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi. Luigi De Magistris, ad esempio, punta con decisione alle Politiche del 2023 e lo fa con un nuovo gruppo che chiamerà “ManifestA”, un laboratorio politico con dentro ex M5S, pezzi di sinistra reduci da Rifondazione Comunista e “non allineati” all’attuale maggioranza di governo della quale fa parte lo stesso Pd. Uno scenario da doppio forno di casiniana memoria: “amici” a Catanzaro, “rivali” a Roma.