Comunali di Reggio, a 50 anni dai Moti l’appoggio di Meduri alla Lega…

Lo “scacchiere” delle Comunali di Reggio Calabria è talmente complicato e ricco di pulviscolizzazione da rivelarsi fin troppo semplice. Sì, perché la verità è che, di circa 13 aspiranti autonomi alla fascia tricolore attualmente in campo, secondo molti osservatori almeno l’85-90% rischia di non entrare Palazzo San Giorgio neppure per fare il semplice consigliere comunale di minoranza. Tanto che per parecchi l’impresa complicata sarà preparare una giustificazione almeno un pochino adeguata per spiegare ai propri ipotetici elettori, dopo una garibaldina “avanzata francese”, il motivo dell’ineludibile e frettolosa “ritirata spagnola”.

Molto “fumo negli occhi”, in sostanza: cosa che non può che agevolare l’uscente, nello specifico il sindaco Giuseppe Falcomatà, ricandidato da Partito democratico, Partito socialista, Verdi e un folto gruppo di soggettività civiche di area. Specialmente “a Destra” si tratta dunque di fare chiarezza sul candidato della coalizione di centrodestra e naturalmente di sfrondare un gruppuscolo di candidati che, come già dichiarato non solo privatamente da più d’uno dei diretti interessati e relativi entourage, non può certo restare di quest’entità numerica.

Molto “fumo negli occhi”, in sostanza: cosa che non può che agevolare l’uscente, nello specifico il sindaco Giuseppe Falcomatà, ricandidato da Partito democratico, Partito socialista, Verdi e un folto gruppo di soggettività civiche di area. Specialmente “a Destra” si tratta dunque di fare chiarezza sul candidato della coalizione di centrodestra e naturalmente di sfrondare un gruppuscolo di candidati che, come già dichiarato non solo privatamente da più d’uno dei diretti interessati e relativi entourage, non può certo restare di quest’entità numerica.

Una cosa che non impatterà magari più di tanto sull’esito delle Comunali, ma che per il centrodestra e soprattutto per la Destra “storica” è assai significativa, riguarda il posizionamento dell’ex senatore del Movimento sociale italiano Renato Meduri.
Meduri ha sempre vestito, ufficialmente almeno, i panni del “duro e puro” – salvo poi appoggiare Peppe Scopelliti nella sua ascesa, con le conseguenze note ai reggini e ai calabresi – della Destra “intransigente”. In più di una tornata amministrativa, pur di non avallare compromessi votati alla sconfitta elettorale e più ancòra negli animal spirits degli elettori di Destra, ha preferito sostenere i giovani della Fiamma Tricolore; che hanno ricambiando, indicandolo di frequente non come mero “decano”, ma come unico candidato credibile per sovvertire lo strapotere del centrosinistra. Adesso però, sui social network che l’appassionano – e gli hanno portato pure qualche guaio: più volte i suoi account Facebook sono stati sospesi o bloccati per apologia del fascismo –, Renato Meduri fa outing rispetto al proprio convinto supporto al candidato sindaco che sarà indicato dalla Lega: «Di Giuseppe Bombino – l’ex presidente dell’Ente Parco nazionale d’Aspromonte tra i candidati in lizza per i Sovranisti postscopellitiani – ti ho parlato già dal 2019, era quasi una mia fissazione, ma nessuna delle decine di persone da me incontrate, sempre su mia richiesta, ha inteso seriamente supportarmi – scrive l’ex parlamentare al suo interlocutore –. Anche per colpa vostra siamo arrivati a questo punto. Ora serve unità, chiunque sia a designare il candidato purché esso sia valido e ami la città. Non prendete scuse: la Lega di Bossi contro la quale io, e non i tuoi amici “liberali”, facevo a botte in Parlamento, era ben altra cosa (…). Oggi la nuova Lega, ti piaccia o no, dice “prima gli italiani” mentre il tuo amico “liberale” Berlusconi dice “prima l’Europa e poi tutto il resto”, italiani compresi».

A proposito del possibile candidato del centrodestra (inteso come sommatoria almeno di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega), “bocca cucita” da giorni per il “papabile” candidato sindaco originario di Melito Porto Salvo Antonino Minicuci: qualsiasi dichiarazione può essere riportata, o magari anche solo percepita, o addirittura anche solo riportata in maniera fuorviante, è il timore. Del resto, l’ex dg dell’ex Amministrazione provinciale di Reggio Calabria sta benissimo a Genova: in caso la candidatura più forte e credibile fin qui posta sul tappeto, per quanto “tecnica”, venisse a mancare i suoi familiari sicuramente ne sarebbero lieti. Nessuna conferma ufficiale è peraltro mai arrivata circa nessun “veto” da parte del deputato di Forza Italia Ciccio Cannizzaro – anzi, se vogliamo essere precisi precisi, è arrivata la pubblica smentita di questo niet ad opera del senatore e collega azzurro Marco Siclari –, ma il nodo vero è un altro. Come tutti i partiti di coalizione sanno bene, specie in àmbito reggino, Minicuci ha posto all’attenzione dello schieramento quattro maxi-richieste: se il “nòcciolo” di questi impegni da prendere coralmente e su scala nazionale non sarà rispettato e accettato, in tutti i casi Minicuci declinerà l’invito formulato nei suoi confronti da Edoardo Rixi e Giancarlo Giorgetti, nei fatti da settimane avallato da Matteo Salvini, benché al “tavolo” romano coi suoi alleati l’ex titolare del Viminale intenda comunque portare una “rosa” di nominativi.

Intanto, sempre a proposito di “papabili”, nel caso in cui venga meno la carta di un “tecnico” di levatura come Minicuci è difficile che la Lega possa schierare un politico di spessore: l’unico suo esponente che abbia importanti esperienze amministrative, prima per lunghi anni da assessore comunale quando sindaco era Peppe Scopelliti, poi da consigliere regionale oggi al suo secondo mandato, è Tilde Minasi.
In queste ore, come altri, la Minasi cerca di elevare il profilo di un suo eventuale impegno diretto “alzando il tiro”: è in sostanza così che è nato l’incontro avuto col neopresidente Sacal Giulio De Metrio, insieme all’europarlamentare leghista Vincenzo Sofo. Al di là del «confronto costruttivo», com’è normale la Minasi pone infatti in evidenza l’esigenza assoluta di «guardare al rilancio dell’Aeroporto dello Stretto» che avrebbe rappresentato al manager: «Con il presidente abbiamo individuato il focus del discorso sull’aeroporto di Reggio per le note vicende che ne hanno scandito gli ultimi anni e che ne hanno comportato un depotenziamento, generando un gap che va assolutamente colmato». Per farcela, si partirebbe dalla «politica dei prezzi», con l’idea d’intraprendere prima possibile «percorsi che prendano direzioni diversificate per interi indotti e categorie economiche»; come pure dalla «necessità che esso sia raggiungibile in maniera agevole anche dalle località interne e dal territorio della Locride che, inoltre, va ben connesso pure con l’aeroporto di Lamezia», scrivono Minasi e Sofo, per la serie: “un colpo al cerchio, uno alla botte”, sapendo perfettamente che Sacal agli occhi di molta opinione pubblica “è” l’hub aeroportuale lametino.

Klaus Davi, intanto, continua a “massmediologare”… Dapprima presentando il pur brillante risultato dell’intesa raggiunta col movimento Ethos e col suo già candidato sindaco di Reggio Calabria Peppe Musarella: il problemino è che da un lato tra Davi e Musarella in atto i voti semmai ce li ha Musarella, dall’altro tirando fuori l’atteso spot. Un filmato del tutto incentrato sulle tecniche della pubblicità comparativa che a Klaus – giro mediatico a parte – non è che abbiano portato molto bene ultimamente, viste le critiche asperrime subite dai sindaci della stessa area, la Locride, che altro analogo spot avrebbe dovuto promuovere.

Certo, in questo caso il capitombolo è molto, molto più grave: s’ironizza infatti sulle montagne di rifiuti che invadono la città di Reggio – frangente per evidenziare il quale non c’era francamente bisogno di grandi sforzi mediatici… – «accompagnati da toni sarcastici di testate nazionali e internazionali quali Corriere della sera e New York Times». Nella seconda parte del messaggio, Davi lancia «un appassionato appello a tutta la popolazione reggina, al fine di stimolare i cittadini a proporsi nelle liste da lui rappresentate». E poi il “graffio” finale: «Volete proseguire così per i prossimi 5 anni? Allora votate Falcomatà».
In realtà, è un’altra la porzione dello spot che – in caso – potrà far discutere: quella in cui per giustificare l’idea che «bisogna cambiare», Klaus Davi si richiama all’orgoglio ferito di una città che viene sistematicamente ignorata «dai potenti di Catanzaro e dalla Massoneria di Cosenza». Non è difficile immaginare che, ben fuori dalla città dello Stretto, qualche protagonista della politica calabrese di oggi non sarà contento d’essere accomunato ad altri ed etichettato in modo così general-populista.

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