Coronavirus, il giornalismo italiano piange la scomparsa di Francesco Ruotolo

Il giornalismo italiano piange un’altra vittima da Coronavirus: è Francesco Ruotolo, 74 anni. Nato a Napoli il 20 giugno 1946, era giornalista professionista iscritto all’Ordine dalla Campania dal 25 gennaio 1978. Dopo gli esordi come collaboratore del quotidiano Il Mattino, è stato, tra l’altro, cronista parlamentare del Quotidiano dei Lavoratori, tra i fondatori del settimanale “Bric à Brac”, direttore dei Quaderni Satyagraha, ma soprattutto, Francesco Ruotolo è stato un militante comunista: da Democrazia Proletaria al Manifesto a Rifondazione Comunista.

“Il Covid – ricorda il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris – ha ucciso anche il compagno Francesco Ruotolo, consigliere della Terza Municipalità, uomo della resistenza, antifascista, amante di Napoli, sempre in prima linea nella lotta per i diritti. Francesco caro, ti abbiamo voluto bene, io tanto. Ci mancheranno le tue lotte, la tua ansia di giustizia. Ai familiari il cordoglio mio personale e della città di Napoli”.

“Il Covid – ricorda il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris – ha ucciso anche il compagno Francesco Ruotolo, consigliere della Terza Municipalità, uomo della resistenza, antifascista, amante di Napoli, sempre in prima linea nella lotta per i diritti. Francesco caro, ti abbiamo voluto bene, io tanto. Ci mancheranno le tue lotte, la tua ansia di giustizia. Ai familiari il cordoglio mio personale e della città di Napoli”.
Ruotolo, infatti, ha legato il suo nome a grandi battaglie per i diritti dei napoletani. Al fianco dei baraccati del “rione Siberia” di Corso Malta, contro le trivellazioni petrolifere a largo della Costiera Amalfitana, contro il progetto “sventra-Napoli” di Paolo Cirino Pomicino, contro lo scempio delle Vele di Scampìa, per il riconoscimento ai profughi giuliano-dalmati, espulsi dal Bosco di Capodimonte, del diritto ad avere una casa dal Comune di Napoli, tanto per citarne alcune.
“Militante comunista, antimilitarista, docente, giornalista e cultore della memoria storica, Francesco – ricorda l’ecopacifista Ermete Ferraro – ha rappresentato per tutti noi un esempio di coerenza ideologica ma anche di etica della politica. Instancabile attivista, nel suo libro “70 racconti fa” aveva raccolto le sue molteplici esperienze umane e politiche. A partire dal suo giovanile volontariato sociale, passando per l’adesione al “Manifesto” e l’attiva collaborazione con Vera Lombardi, della quale è stato addetto stampa Fino al 1973 ha scritto per Il Mattino e poi – diventato dirigente di Democrazia Proletaria – per il Quotidiano dei Lavoratori, come cronista parlamentare. È stato membro del Comitato di gestione della Usl 41 e per più mandati consigliere della Municipalità Stella-San Carlo all’Arena, di cui era rimasto “consulente alla memoria”. Ed a quella memoria – in particolare quella dei protagonisti delle 4 Giornate di Napoli – Ruotolo era molto legato, così come a quella di Claudio Miccoli, giovane ecopacifista ucciso dai fascisti, cui è intitolata l’Associazione di cui era tuttora socio attivo.

Francesco è stato un vero e sincero compagno di lotte antimilitariste anche nel Comitato Pace e Disarmo ed in altri coordinamenti cittadini, ma l’ultima volta che ci siamo incontrati è stata quando si è candidato alle Regionali con la lista ecosociale Terra. Purtroppo il Covid ha fatto di lui l’ennesima sua vittima, privandoci della sua tenacia di militante e della sua preziosa compagnia. Non possiamo che esprimere il nostro sincero dolore, associandoci nel ricordo ai tanti che gli hanno voluto bene e lo hanno stimato, umanamente e politicamente”.
Ruotolo si era affacciato alla professione giornalisti, negli anni Settanta, come collaboratore del quotidiano Il Mattino, dal quale – ricordano i colleghi di Fanpage – “Ruotolo racconterà poi di aver interrotto i rapporti (egli dirà «allontanato») dopo due articoli sulla chiesa napoletana, sull’allora cardinale arcivescovo metropolita di Napoli Corrado Ursi. Motivo? Aveva raccontato l’assemblea dei preti della diocesi di Pozzuoli che avevano votato – a maggioranza – un documento contrario al celibato obbligatorio dei sacerdoti”.

Fonte: Giornalistitalia.it

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