Da Costa a Limardo, un Comune sempre in rosso. Perché i conti a Vibo non tornano mai?

Tasse al massimo, cittadini esasperati, servizi inesistenti e città nel degrado. Ecco cosa è accaduto e soprattutto cosa potrà accadere

Cambiano i sindaci ma il Comune di Vibo resta sull’orlo del dissesto finanziario con i conti perennemente in rosso e i cittadini sempre più esasperati. Le manovre lacrime e sangue varate dalla professoressa Maria Teresa Nardo, presentata dal sindaco Maria Limardo come una sorta di luminare del settore, sono servite poco o nulla se non a elevare al massimo le aliquote dei tributi comunali e ad aumentare, in modo direttamente proporzionale, il malcontento della cittadinanza. Un errore dopo l’altro che certifica il fallimento della politica mal suggerita dai cosiddetti tecnici. Così il fantasma del dissesto continua ad aleggiare dentro le mura di palazzo “Luigi Razza”. Ma procediamo con ordine nel tentativo di ricostruire l’intricata matassa che ha contribuito in modo determinante ad affossare Vibo e i suoi sogni.

Riequilibrio e dissesto, due parole poco magiche

Riequilibrio e dissesto, due parole poco magiche

La procedura di riequilibrio ha una funzione di prevenzione del dissesto. Quando è stata attivata dal commissario Giuseppe Guetta (2019) il dissesto non era chiuso (si è concluso nell’agosto 2021 con il piano di estinzione del debito). Quindi non c’era più nulla da prevenire. Infatti, la sezione centrale giurisdizionale della Corte dei Conti ha rigettato il ricorso del Comune stabilendo ‘l’originaria insussistenza dei presupposti di cui all’art. 243 bis e successivi del tuel’. Cioè gli articoli che regolano la procedura di dissesto. Probabilmente, quindi, la Corte dei Conti ha voluto chiarire proprio questo aspetto. Per adesso è pubblicato soltanto il dispositivo e si è in attesa delle motivazioni. Al momento, il Comune di Vibo Valentia non è più giuridicamente in dissesto finanziario, poiché la commissione straordinaria di liquidazione ha concluso il suo lavoro ai primi del 2022. Inoltre, sono passati oltre 5 anni dall’anno di approvazione del bilancio stabilmente riequilibrato (2014).

L’origine del dissesto, venti anni di conti “sballati”

La prima relazione di dissesto del 14 maggio 2013, redatta dai revisori dei conti pro tempore, spiega che a partire dal 2006 sono stati stornati fondi a destinazione vincolata senza che fossero stabiliti tempi e modi per ricostituirli (obbligo previsto dal testo unico enti locali senza prevedere alcuna sanzione per la giunta o per i dirigenti). Senza ricostituire fondi vincolati il Comune non può ricorrere alle anticipazioni di cassa, come invece fa ogni anno. E qui sta una seconda violazione di legge (art. 222 Tuel). In questo modo, tra l’altro, si è perso il conto dei debiti. Anche l’attuale amministrazione ammette di non essere riuscita a ricostruire per intero la storia passata delle casse comunali.  La relazione dei revisori del 2013 spiega che dal 2004 al 2009 il pareggio di bilancio è stato raggiunto grazie a una artificiosa parificazione dei residui passivi e attivi. Questi ultimi successivamente si sarebbero rivelati inesigibili. Poi, quando è stato istituito per legge il fondo crediti dubbia esigibilità (2012) il Comune ha dovuto cancellare oltre tre milioni di residui attivi (cioè somme accertate ma non riscosse, quasi esclusivamente crediti in sofferenza che derivano dai tributi non incassati). I revisori scrissero che questo deficit era frutto degli ultimi 10 anni di gestione, quindi riguardava le amministrazioni Costa 1, Sammarco e D’Agostino (Nicola). Con la crisi della finanza locale a seguito dell’inserimento in costituzione del Fiscal Compact (obbligo di pareggio del bilancio dello Stato dal 2013) sono diminuiti i trasferimenti statali e la situazione è andata verso un graduale e inesorabile peggioramento. A fine 2017, a quattro anni dall’inizio del dissesto, il Comune presentava uno scostamento sul disavanzo di circa 10 milioni, mentre quello atteso dal 2013 al 2017 doveva essere di circa 2 milioni. Quindi, gli impegni di rientro dal debito presi con il bilancio riequilibrato sono stati disattesi sin da principio. A fronte di questa situazione, il commissario straordinario Guetta ha tentato la carta del riequilibrio. Il Piano approvato dal nuovo Consiglio comunale (agosto 2019) riconosceva una massa passiva di oltre 24,5 milioni da ripianare in 15 anni. E la massa passiva deriva in gran parte da 12 milioni del disavanzo di amministrazione (cioè da quanto manca in cassa per pagare i debiti),

La bocciatura della Corte dei Conti calabrese

Il Comune ha presentato il piano di riequilibrio alla sezione regionale controllo della Corte dei Conti nel 2019. La Magistratura contabile ha prima deliberato (settembre 2020) di rispedire il piano al mittente per chiarimenti. Una volta ricevuta una prima risposta, con delibera del novembre 2021 (124 pagine di numeri) ha bocciato il piano su tutta la linea, stabilendo che tutte le principali poste di passivo del Comune – cioè massa passiva, disavanzo, fondo vincolato, fondo crediti dubbia esigibilità, fondo rischi contenzioso legale – fossero sottostimate. L’unica voce che ha convinto la Corte è stata quella relativa alla riduzione di spesa per il personale, perché in dieci anni sono andati in pensione quasi cento dipendenti senza che il Comune li sostituisse. Almeno fino al 2022, quando sono stati indetti due concorsi per dirigenti, di cui uno concluso con la nuova procedura di selezione di funzionario interno (quindi senza concorso). Giorni fa, poi, il Comune ha deliberato di attingere  dalla graduatoria nazionale Asmel per assumere 31 tra funzionari e impiegati. Se lo può permettere? L’ultima amministrazione che fece una simile infornata fu il Costa-1: 36 LSU stabilizzati. E infatti dal 2004 i conti iniziarono a non tornare più. La Corte dei Conti non ha quantificato con esattezza il passivo perché nemmeno il Comune è stato in grado di farlo. Ma il peggioramento dei conti nel quinquennio 2015-2020 è evidente dalla tabella elaborata dalla Corte dei Conti della Calabria.

Il Comune voleva presentare un piano di riequilibrio di  24,5 milioni, per i giudici contabili, invece, occorrevano almeno 41 milioni. Contro la bocciatura, il sindaco Maria Limardo ha presentato ricorso alla sezione centrale della Corte, con l’esito che sappiamo. La magistratura contabile con sede a Roma non ha dato ragione né al Comune né alla Corte regionale ma, d’ufficio, ha chiuso la partita decidendo che il piano di riequilibrio non poteva nemmeno essere presentato. Fatto sta che, nonostante il dissesto, il Comune non ha mai sofferto come la Provincia che, a un certo punto, non riusciva più a pagare gli stipendi. Perche? Perché il Comune, al contrario della Provincia che vive di trasferimenti dallo Stato, ha entrate proprie e quindi ha sempre possibilità di rimpinguare il fondo cassa.

Cosa è debito e cosa no

Un bilancio pubblico è alquanto ‘mobile’. Mentre un’azienda, se le spese superano le entrate, è in grado di rilevare a fine anno se i costi superano i ricavi, i Comuni hanno più possibilità di ‘giocare’ con i numeri. Per esempio, i fondi vincolati presi per pagare spese correnti sono un segno meno. Mettiamo che il Comune  ricostituisca i fondi vincolati al 31 dicembre. Il segno diventa zero.  Ma mettiamo che dal primo gennaio cominci di nuovo a pagare spese correnti con i fondi vincolati (a Vibo è accaduto spesso). Torna il segno meno, ma intanto il bilancio è a posto. Ecco perché, tra l’altro, accade che mentre i debiti aumentano, il bilancio annuale rimane sempre in pareggio. Semplicemente, lo storno nemmeno risulta perché non viene seguita la procedura dell’articolo 195 testo unico enti locali (Tuel). Un bel giorno (come del resto è avvenuto) si scopre il buco. Intanto, però, l’amministrazione precedente è riuscita a scaricare il debito su quella successiva. Altro esempio: i tributi per acqua e rifiuti che il Comune incassa e deve girare per intero alla Regione.  Per quattro anni, dal 2015 al 2018, il Comune non ha pagato il conferimento in discarica alla Regione Calabria, che pur in parte ha incassato dalla TARI (tra il 40 e il 50% dei soldi richiesti ai cittadini). Dove sono finiti? In spesa corrente, cioè o stipendi dei dipendenti (o dei lavoratori di servizi esternalizzati), oppure in bolletta della luce e canone telefonico. Per un certo periodo il comune non ha versato nemmeno i tributi alla Sorical. Eppure, su oltre 2 milioni di bollette dell’acqua recapitate agli utenti, nelle casse comunali entravano ogni anno almeno 700 mila euro (il 30%). Quindi i cittadini sono evasori con il Comune ma il Comune, a sua volta, è evasore nei confronti della Regione.

I tributi dovuti alla Regione usati per pagare gli stipendi?

E’ un reato usare i tributi dovuti alla Regione per pagare gli stipendi ai dipendenti comunali? La risposta è “ni”. Però, per aver speso fondi vincolati per spettacoli in piazza, l’ex sindaco di Reggio Calabria Scopelliti è stato condannato per falso ideologico. La dirigente agli Affari finanziari, nella relazione al piano di riequilibrio, ha scritto che “Le entrate vincolate giacenti in cassa hanno rappresentato il polmone finanziario che ha permesso di sopperire alla mancata riscossione soprattutto delle entrate correnti”. Ma siamo sicuri che il polmone si potesse usare di nascosto? Peraltro, se fino a ieri un fornitore del Comune avesse reclamato il suo credito in questo preciso istante, gli avrebbero risposto: “sarà iscritto tra i debiti fuori bilancio”. Però gli stipendi ai dipendenti e le indennità ai politici, a ogni 27 del mese, non sono mai mancati. Sono scelte. Probabilmente a favore di chi ha maggior potere ‘contrattuale’.  

Quando un creditore del Comune si fa vivo, cosa succede?

Come si è detto,  un comune cittadino, fino a ieri non poteva nemmeno pignorare i soldi in banca, essendo vietato dal fatto che il piano di riequilibrio era in itinere. E fino all’anno scorso, perché c’era la commissione di liquidazione. Adesso le procedure esecutive possono riprendere, perché non c’è dissesto e non esiste più un piano di riequilibrio. Finalmente una buona notizia per i malcapitati fornitori del Comune. Se il creditore è un un ministero (per esempio quello delle Infrastrutture, per i 12 milioni stornati dalla strada aeroporto-A2 per far fronte a spese correnti) o la Regione, è diverso. Fortunatamente, il Comune sta rateizzando questi debiti. Almeno pare… E per quale somma complessiva, tra rateizzazioni e divieti di pignoramenti, il Comune sta riuscendo a procrastinare i pagamenti ai creditori?  22 milioni sicuri accertati nel 2015. Non è detto che la situazione ad oggi sia cambiata, nonostante il Comune abbia avuto 12 milioni extra dal governo nell’anno 2022.

Cosa succederà adesso?

Per capire se il Comune può aderire al patto salva-enti e presentare un nuovo piano di riequilibrio (da almeno 40 milioni) bisognerà leggere le motivazioni della Corte Conti centrale. Se il piano di riequilibrio non era valutabile sol perché presentato prima che finisse il dissesto, tecnicamente sarebbe possibile. Però il piano dovrà essere vagliato prima dal ministero dell’Interno (commissione finanza locale) e poi dalla Corte dei Conti. Quindi, deve essere molto più credibile del precedente. Nel frattempo la sezione centrale della Corte dei Conti ha scritto che devono essere applicati gli articoli 268 e 268 bis primo comma del testo unico enti locali. Cosa significa? Che adesso sarà il Ministero dell’Interno e non più la Corte dei Conti l’interlocutore del Comune, e  decreterà quali sono le “misure necessarie per il risanamento, anche in deroga alle norme vigenti, comunque senza oneri a carico dello Stato…”. A leggere l’articolo 268 bis, comma 1 bis, si capisce molto di più cosa è accaduto e cosa potrà accadere: 1bis. Nel caso in cui l’organo straordinario di liquidazione abbia approvato il rendiconto senza che l’ente possa raggiungere un reale risanamento finanziario, il Ministro dell’Interno, d’intesa con il sindaco dell’ente locale interessato, dispone…. la prosecuzione della procedura del dissesto”. Dovrebbe significare 1) che non c’è stato alcun risanamento in questi dieci anni di dissesto; 2) che, se non ci sarà spazio per un patto Salva-Vibo, il Comune tornerà in dissesto, verrà nominata una nuova commissione e si tornerà punto e daccapo. Se fosse stata confermata la bocciatura del piano di riequilibrio, il Comune avrebbe dovuto deliberare immediatamente il secondo dissesto. Almeno questa decisione della Corte dei Conti lascia qualche speranza in più.

© Riproduzione riservata

TI POTREBBE INTERESSARE
Operazione della Polizia municipale e dell'Ufficio circondariale marittimo della Guardia costiera di Soverato
karphantos
Nell'avviso di conclusione delle indagini compaiono nomi di alcuni politici, tra questi il sindaco di Cerva
Scoperto un sofisticato sistema di frode che ha consentito di compensare indebitamente debiti tributari e previdenziali con crediti fiscali inesistenti
Motisi è inserito nell’elenco dei latitanti di “massima pericolosità” del “programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno
Termometro giù di 15 gradi rispetto ai giorni scorsi. Forti acquazzoni sulla fascia tirrenica e torna a nevicare in Sila
Disposto l'allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento con applicazione del braccialetto elettronico
Divieto di dimora nel comune reggino di Condofuri e di avvicinamento alle persone offese per un 55enne di nazionalità indiana
Data alle fiamme la struttura in cui era ubicata la vecchia biglietteria. Il fabbricato da anni si trovava nel totale abbandono
La Dda di Catanzaro contesta al boss di Limbadi anche un'estorsione ai danni di una ditta impegnata nella costruzione di un ospedale pediatrico
Dopo aver messo in sicurezza la zona sul posto veniva richiesto l’intervento degli artificieri del Comando Provinciale di Catanzaro
RUBRICHE

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Catanzaro n.1 del Registro Stampa del 7/02/2019.

Direttore Responsabile Mimmo Famularo
Caporedattore Gabriella Passariello

Calabria7 S.r.l. | P.Iva 03674010792

2024 © All rights reserved