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La Dda di Catanzaro chiude l’inchiesta sul clan Carpino-Cervesi: cresce il numero degli indagati (NOMI)

Nell'avviso di conclusione delle indagini compaiono nomi di alcuni politici, tra questi il sindaco di Cerva

La Dda di Catanzaro ha chiuso l’inchiesta Karpanthos su una duplice associazione di tipo ‘ndranghetistica e finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, caratterizzate dalla disponibilità di armi, dedite all’estorsione, alla rapina a mano armata, ricettazione, riciclaggio e intestazione fittizia di beni, che ha interessato i territori  di Petronà, Mesoraca, Cropani, Isola, Cerva, Milano, Lucca.  Non senza sorprese. Nell’avviso di conclusione delle indagini compiono nomi nuovi. Si tratta di Vincenzo Marchio, alias Cireneo, nato a Catanzaro e residente a Valmadrera; Giovanni Sacco, di Cerva; Luigi Mannarino, di Petilia Policastro; Francesco Serrao, alias Cicciolino; Giulietta Ascone, di Polistena; Luciano Ascone, di Cinquefrondi; Luca Contrastato, di Napoli; Mario Donato Ferrazzo, di Mesoraca; Pasquale Scorza, di Magisano; Giovanni Greco, di Catanzaro; Carmine Gigliotti, di Petronà; Filippo Campagna, di Cropani, Giovanni Antonio Evalto, di Seminara e Leonardo Zoffreo, di Cutro.

Nell’inchiesta sulla cosca Carpino-Cervesi dei pm antimafia Veronica Calcagno e Debora Rizza risultano indagati, tra gli altri, il sindaco di Cerva Fabrizio Rizzuti, l’assessore Raffaele Scalzi, accusati di voto di scambio politico mafioso e il consigliere comunale di maggioranza Raffaele Borelli 

I nomi degli indagati

David Berlingieri, 23 anni, di Petronà; Giuseppe Bianco, alias u Pilusu, 31 anni, di Petronà; Raffaele Borelli, 47 anni, di Cerva;  Carmine Brescia, inteso Carminuzzu Lava, 36 anni, di Petronà; Vincenzo Bubbo, 43 anni, di Petronà; Vincenzo Caligiuri, 40 anni, di Petronà; Gianluca Canino, 24 anni, di Cerva; Edoardo Carpino, 32 anni, di Petronà; Salvatore Carpino, 65 anni, di Petronà; Leonardo Castagnino, 24 anni, di Mesoraca; Nicola Cavarretta, 58 anni, di Petronà; Domenico Colosimo, inteso ‘ndrina,46 anni, di Petronà; Simone Colosimo, 33 anni, di Cerva; Vincenzo Colosimo, 57 anni, di Petronà; Giuseppe Colosimo, 65 anni di Petronà; Luca Costantino, 49 anni di Cerva; Alessandro Cropanese, 25 anni, di Catanzaro; Lidio Elia, 40 anni, di Cerva; Martin Elia, 34 anni, di Petronà; Francesco Esposito, inteso Scilone, 32 anni, di Petronà; Giuseppe Ferreri, 54 anni, di Roccabernarda; Francesco Fico, 51 anni, di Mesoraca; Pasquale Fico, 55 anni, di Mesoraca; Pietro Fico, inteso Piero, 40 anni, di Mesoraca; Claudio Gentile, 40 anni, di Valmadrera (LC); Mario Gigliotti, 59 anni, di Petronà; Mario Griffo, 44 anni, di Cerva; Michele Griffo, 43 anni, di Sersale; Gianfranco Iervasi, 43 anni, di Cerva; Vincenzo Antonio Iervasi, 46 anni, di Cerva; Giuseppe Lavigna, 46 anni, di Mesoraca; Giovanni Lopreti, 53 anni, di Mesoraca; Luigina Marchio, 51 anni, di Cerva; Santo Marchio, 63 anni, di Petronà; Danilo Monti, 32 anni, di Catanzaro; Ciro Ranieri, 30 anni, di Crotone; Vincenzo Raffaele, 38 anni, di Petronà; Francesco Ribecco, 57 anni, di Suzzara (Mn); Vincenzo Ribecco, 59 anni, di Cutro; Salvatore Rimedio, 51 anni, di Petronà; Fabrizio Rizzuti, 49 anni, di Cerva; Giovanni Rizzuti,49 anni, di Petronà; Massimo Rizzuti, 53 anni, di Cerva; Giuseppe Rocca, 61 anni, di Petronà; Pietro Paolo Scalzi, inteso Piero o Rapino, 53 anni, di Petronà; Raffaele Scalzi, 42 anni, di Cerva; Tommaso Scalzi, 54 anni, di Cerva; Venanzio Scalzi, 27 anni, di Petronà; Antonio Scerbo, 32 anni, di Isola Capo Rizzuto; Rosario Severini, 46 anni, di Borgia; Vincenzo Sculco, 45 anni, di Botricello; Marcello Talarico, 52 anni, di Petronà; Giuseppina Trovato, intesa Giusy, 38 anni, di Galbiate (Lc); Giuseppe Colosimo, 64 anni di Petronà, Beniamino Bianco, 54 anni, di Oggiono (Lc); Angelo Elia, 44 anni, di Cerva; Lidio Elia, di Cerva Martin Elia,  di Petronà; Giuditta Gaglione, 24 anni di Crotone; Francesco Procopio, 55 anni, di Magisano; Vincenzo Marchio, alias cireneo, 53 anni di Valmadrera; Giovanni Sacco, 58 anni, di Cerva; Luigi Mannarino, 39 anni, Petilia Policastro; Francesco Serrao, alias Cicciolino, 57 anni, di Mesoraca; Giulietta Ascone, 52 anni di Polistena; Luciano Ascone, 53 anni, di Cinquefrondi; Luca Contrastato, 58 anni, di Napoli; Mario Donato Ferrazzo, 62 anni, di Mesoraca; Pasquale Scorza, 62 anni di Magisano; Giovanni Greco, 41 anni, di Catanzaro; Carmine Gigliotti, 70 anni di Petronà, Filippo Campagna,  62 anni, di Cropani; Giovanni Antonio Evalto, 57 anni, di Seminara; Leonardo Zoffreo, 54 anni, di Cutro. Francesco Carpino, 59 anni, di Petronà e Luigi Colosimo non compaiano nell’elenco della Procura relativo al 415bis, ma sono presenti nei capi di imputazione. Ciascun membro della cosca Carpino alias “Tatraculo” e del gruppo dei Cervesi, con epicentro nel territorio di Petronà, Cerva e nei comuni limitrofi e con ramificazioni in Liguria, Piemonte, Lombardia, Francia, operanti sotto l’influenza dei locali di ‘ndrangheta di Mesoraca e Isola Capo Rizzuto, aveva un ruolo ben preciso, delineato nella richiesta di misure cautelari avanzata dai sostituti della Dda di Catanzaro Veronica Calcagno e Debora Rizza nell’ambito della maxi operazione Karphantos.  Salvatore Carpino, detenuto dal 2014, è uno dei capi dell’ominima cosca, assume le decisioni più rilevanti con il fratello Francesco, con Mario Gigliotti, Giuseppe Rocca e Domenico Colosimo, partecipando, fino al momento dell’arresto, alle riunioni di ‘ndrangheta con gli esponenti delle altre cosche, come quella di Mesoraca. Insieme ad altri sodali e al germano Francesco, ha vendicato l’omicidio del fratello Alberto, avvenuto il 4 febbraio 2000 e per questo arrestato, trovato con fucile a canne mozze calibro 12, che portava con sè per la commissione dell’assassinio di Raffaele Bubbo. 

Il capo che protegge la cosca anche dal carcere

Svolge, un ruolo fondamentale nella risoluzione della faida tra i Carpino e i Bubbo di Petronà, nella quale è stato assassinato il fratello Alberto, storico capo cosca, impartendo precise disposizioni agli altri associati che hanno preso parte alle riunioni dì ‘ndrangheta, presiedute dagli esponenti di vertice della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto. Anche se dietro le sbarre nel carcere di Marassi continua ad essere riconosciuto da tutti i sodali  capo e punto di riferimento, in grado di proteggere gli altri affiliati. Mario Gigliotti, inteso “Capezza”, promotore e organizzatore della famiglia Carpino è un tramite tra la stessa cosca Carpino e le ‘ndrine degli Arena di Isola Capo Rizzuto, dei Mancuso di Limbadi, dei De Stefano – Tegano di Reggio Calabria, dei Trovato di Marcedusa ed operante in Lombardia, dei Pane di Belcastro, con i componenti del gruppo di Cerva e ha rapporti con il gruppo criminale di etnia rom di Catanzaro. 

L’azionista della cosca Carpino

L’azionista della cosca Carpino è Domenico Colosimo, inteso “ndrina”, che, secondo il carteggio dell’inchiesta, condivide consapevolmente il programma criminale e assume le decisioni più rilevanti con  Salvatore, Francesco Carpino, Mario Gigliotti e Giuseppe Rocca. In particolare, un ruolo fondamentale nella risoluzione della faida tra i Carpino e i Bubbo di Petronà, nella quale si colloca l’assassinio di Alberto Carpino e il ferimento di Giuseppe Rocca, prendendo parte alle riunioni di ‘’ndrangheta, presiedute dagli esponenti di vertice della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, rinunciando a vendicarsi per l’attentato subito il 12 maggio 2004 a Petronà, per adeguarsi alla pace imposta tra le cosche Carpino e Bubbo. Gli uomini  di fiducia di Mario Gigliotti sono Giovanni Rizzuti e Carmine Brescia, inteso Lava: il primo, nel periodo in cui Gigliotti è ristretto agli arresti domiciliari gli porta ambasciate dall’esterno, mentre il secondo, nipote di Mario Donato Ferrazzo, svolge la funzione di tramite tra la cosca Carpino e le altre ‘ndrine, veicolando informazioni di rilievo tra gli associati. 

Le talpe che proteggono la cosca

Santo Marchio inteso “Pietratunda”, è partecipe dell’associazione mafiosa Carpino e con Gigliotti e Rocca, assume le decisioni più rilevanti da compiere nel territorio di Petronà. Anche lui per la Dda è un tramite tra la cosca di appartenenza e il gruppo di Cerva, veicolando le informazioni di rilevo tra gli associati, fa valere quando necessario la forza di intimidazione propria della ‘ndrangheta, come quando con Gigliotti si reca a Sersale per interloquire con Vincenzo Raffaele, reo di aver fatto richieste sul territorio, spaventandolo. Ma ci sono anche altre talpe che proteggono la cosca: Luigi Colosimo, che acquisisce tramite Giuseppina Trovato, compagna di  Danilo Monti, durante la sua collaborazione con la giustizia quante più informazioni possibili sui contenuti delle sue dichiarazioni e Vincenzo Antonio Gervasi, che attraverso altri associati, aiuta la cosca depistando le indagini in corso. Gervasi provvede al sostentamento economico del sodale Danilo Monti e dei suoi familiari, interferisce nella vita politica del Comune di Cerva, partecipa alle attività illecite, in particolare alle estorsioni, reinvestendo i proventi delle attività illecite in attività imprenditoriali lecite fittiziamente intestate a terzi. 

Monti e la collaborazione con la giustizia interrotta dalla compagna

Danilo Monti, attualmente detenuto è un sodale del gruppo di Cerva, contigua alla cosca Carpino,  battezzato alla presenza di Gigliotti, Rocca e Michele Griffo. Ha contatti con elementi di vertice della cosca Carpino di Petronà, storicamente alleata al gruppo di Cerva, si dedica alle alle estorsioni, alle rapine e ai reati in materia di stupefacenti. Dopo l’arresto nell’anno 2018 per l’omicidio di Francesco Rosso, inizia una breve collaborazione con la giustizia, interrotta, per l’intervento della sua compagna Giuseppina Trovato. E’ lei, per la Dda, la donna che porta all’esterno del carcere i messaggi di  Danilo Monti, scritti su fazzolettini consegnati durante i colloqui, tenendolo costantemente aggiornato sui rapporti con i sodali, rassicurandolo sul fatto che non aveva da temere per la sua incolumità; mantiene i rapporti con i sodali, sia nella provincia di Lecco, sia in Calabria, informando Rocca su chi l’aiutasse economicamente e su chi non l’aiutasse. Gianfranco Gervasi del gruppo Cerva, contigua ai Carpino, è uomo di fiducia del fratello Vincenzo Antonio, per il quale fa da tramite con i cervesi ogni qualvolta sia necessario; prende parte ai riti di affiliazione dei nuovi associati, partecipa al progetto di vendetta per l’omicidio del fratello Giuseppe, avvenuto il 9 luglio 2003. 

Il diritto di difesa e il collegio difensivo

Gli indagati assistiti dagli avvocati (nel cui collegio difensivo compaiono i nomi di Giusy Caliò, Luigi Falcone, Giuseppe Bubbo, Paolo Carnuccio, Giovanni Merante, Sergio Rotundo, Domenico Magnolia, Arnaldo Celia, Gianluca Marino, Amedeo Bianco, Gregorio Viscomi, Gianni Russano, Tiziano Saporito, Antonio Ludovico, Helenio Cartaginese, Marco Rocca) avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati, depositare memorie difensive, compiere ogni altro atto utile per l’esercizio di difesa, prima che la Dda proceda oltre con una richesta di rinvio a giudizio. 

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