Una serie di soggetti “autoproclamati cittadini e governanti di un sedicente ‘Stato Teocratico Antartico di San Giorgio (LEGGI)‘”. E che, “in tale veste, stanno tutt’ora effettuando una massiva campagna di proselitismo nei confronti di un numero notevole di persone che hanno aderito a tale progetto, pagando un corrispettivo in misura variabile per l’acquisto della cittadinanza e di alcuni documenti connessi allo status di cittadino sangiorgese”. E’ quanto scrive il gip del Tribunale di Catanzaro, Matteo Ferrante, nell’ordinanza cautelare del procedimento L’isola che non c’e’ che ha portato agli arresti domiciliari 12 indagati.
“L’isola che non c’è”
“L’isola che non c’è”
“Il fenomeno – è scritto nel provvedimento – anche per l’assonanza nominalistica, scimmiotta le piccole franche teocratiche di confine, microstati di origine medievale, ma per le sue caratteristiche e modalità di diffusione e’ senz’altro assimilabile alla cosiddetta ‘micronazione’, dilagata a partire dagli anni 70, il cui caso più noto e’ senz’altro costituito dalla Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose.
Nonostante il carattere obiettivamente parodistico, se non addirittura farsesco, di tale preteso progetto statuale, eccentrico sin dal nome e dalla collocazione territoriale”, esso appare dotato di precise caratteristiche. “L’esistenza di un apparato organizzativo apparentemente simile, per forma e struttura, a quella degli Stati sovrani, caratterizzato da presunte istituzioni governative e simboli ufficiali”; “l’emissione, in apparenza, di strumenti nazionali formali come francobolli, passaporti, titoli di studio, documenti di identità, partite Iva, onorificenze, titoli nobiliari”; “la pretesa di esercitare prerogative sovrane riservate esclusivamente alle nazioni autonome riconosciute a livello internazionale, quali ‘immunita’ diplomatica, l’extra-territorialita’, il potere di assoggettamento a tassazione”.
“Geograficamente minima e politicamente effimera”
“Per quanto possa sembrare paradossale e a tratti grottesco – si legge ancora nell’ordinanza – gli odierni indagati o, almeno, la maggior parte di essi sono davvero convinti di aver dato vita, o quantomeno di star tentando di avviare effettivamente uno Stato autonomo, ragion per la quale il semplice proselitismo, quand’anche accompagnato da attività di raccolta del denaro, non potrebbe ritenersi dolosamente preordinato alla truffa.
Tuttavia, per come incontrovertibilmente emerso dalle indagini, le condotte degli indagati, o quantomeno da alcuni di essi, hanno ben trasmodato il semplice tentativo di realizzare una micronazione di natura eccentrica, geograficamente minima, e politicamente effimera”.
I benefici promessi
“Pur nell’assoluta consapevolezza della totale non veridicità delle loro affermazioni – è scritto ancora -, essi hanno falsamente prospettato, in cambio l’acquisto della cittadinanza da parte degli interessati, la possibilità di poter conseguire diversi benefici in realtà in alcun modo ottenibili, tra cui: una tassazione agevolata con imposta al 5% con contestuale esonero dall’imposizione in Italia; la possibile esenzione dall’Iva per gli acquisti effettuati dalle imprese aderenti; iscrizione al Pra di diversi autoveicoli a carico dello stato di San Giorgio, per evitare azioni esecutive; la possibilità di creare criptovaluta utilizzando lo stato di San Giorgio; la possibilità di ottenere titoli di studio e abilitazioni per poter esercitare determinate professioni in Italia”. Ed “è evidente come nessuno dei benefici economici o giuridici promessi agli ignari aderenti – conclude il gip – potesse davvero essere conseguito attraverso l’adesione allo pseudo-stato sangiorgese”