di Gabriella Passariello- Diventano definitive le condanne per 10 imputati coinvolti nell’operazione Ramon che aveva portato carabinieri e la Guardia di finanza di Catanzaro il 6 giugno del 2017 all’esecuzione di tredici misure cautelari contro un’associazione dedita all’acquisto di cocaina, hashish e marijuana nella Piana di Gioia Tauro e nella provincia di Vibo Valentia e alla vendita al dettaglio di droga a Catanzaro e in alcuni comuni della fascia jonica catanzarese. La Sesta sezione penale della Corte di cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi degli imputati, confermando di fatto la sentenza emessa dalla Corte di appello di Catanzaro il 17 ottobre 2019.
Le dieci condanne definitive
Le dieci condanne definitive
In particolare passano in giudicato le condanne di Danilo Basile, di Catanzaro,a cui sono stati inflitti in secondo grado 5 anni di reclusione; Raffaele Costanzo, di Catanzaro, 1 anno e 4 mesi; Davide Lomanno, di Catanzaro, 4 anni e 6 mesi; Antonio Mazza, di Borgia, 1 anno e 4 mesi; Concetta Melina, di Girifalco,1 anno e 4 mesi; per Alessandro Pirrone, di Catanzaro, è stato disposta una pena pecuniaria a 2.800 euro con revoca della confisca di 4.340 euro; inflitti 1 anno 8 mesi e 4.400 euro di multa per Domenico Stanganelli, alias “Mimmo”, di Gioia Tauro, mentre 2 anni, 6 mesi di reclusione più 6.600 euro di multa sono stati inflitti a Rocco Stanganelli, di Gioia Tauro; 2 anni e 2 mesi più 6.400 euro per Michele Zofrea, di Catanzaro e Rhama Ungaro, indiano, è stato condannato a 5 anni e 8 mesi di reclusione.
Operazione “Ramon”, fiumi di droga ed esplosivi
Fiumi di droga, cocaina, hashish e marijuana acquistata nell’area di Gioia Tauro e di Vibo Valentia per essere rivenduta al dettaglio nel capoluogo di regione e nei comuni della fascia jonica del Catanzarese. Ma anche armi, esplosivi e una bomba a mano proveniente dall’Est europeo, dalla ex Jugoslavia e ritrovata all’interno di una falegnameria di Borgia. Per inquirenti e investigatori a trattare direttamente con i fornitori sarebbe stato Rhama Ungaro, decidendo prezzo e corrieri della droga. Corrieri, secondo le ipotesi di accusa, da individuarsi in Danilo Basile e Davide Lomanno, mentre i fornitori, sarebbero stati i fratelli Rocco e Domenico Stanganelli e come canale alternativo, Rocco Ciurleo (assolto in secondo grado). Gli affiliati, invece, avrebbero avuto il compito di darsi appuntamento in un parcheggio di una zona commerciale di via Lucrezia della valle, a Catanzaro, per concordare la cessione dello stupefacente, utilizzando un linguaggio criptato. La cocaina veniva chiamata “bella ragazza”, “caffè”, “camion” e i componenti del sodalizio, secondo le ipotesi di accusa, avrebbero utilizzato schede telefoniche, intestate a prestanome, per tentare di fuggire ai controlli delle Forze dell’ordine.