di Antonio Battaglia – 31 luglio 2020, ore 23:04. Triplice fischio di Cosenza-Juve Stabia, risultato finale 3-1. Dagli altri campi arrivano notizie positive, Perugia e Pescara hanno perso. Esplode la festa: i Lupi sono aritmeticamente salvi.
Un’altra impresa sulle rive del Crati, che anche questa volta assume i contorni di favola. A siglare il gol decisivo per la sconfitta del Pescara, infatti, è un figlio di Cosenza, nato a pochi passi dallo stadio ”Marulla”: sì, si tratta di Luca Garritano, tra i protagonisti della salvezza rossoblu ottenuta lo scorso anno. Un urlo a mille chilometri di distanza, poi la videochiamata con capitan Corsi e il saluto agli ex compagni di squadra.
Un’altra impresa sulle rive del Crati, che anche questa volta assume i contorni di favola. A siglare il gol decisivo per la sconfitta del Pescara, infatti, è un figlio di Cosenza, nato a pochi passi dallo stadio ”Marulla”: sì, si tratta di Luca Garritano, tra i protagonisti della salvezza rossoblu ottenuta lo scorso anno. Un urlo a mille chilometri di distanza, poi la videochiamata con capitan Corsi e il saluto agli ex compagni di squadra.
Giochi del destino, in una calda notte di mezza estate. Nemmeno i divieti anti-Covid hanno potuto frenare i festeggiamenti del popolo cosentino, riservatosi in massa davanti ai cancelli del “Marulla” per gridare la propria gioia. Migliaia di persone colorate di rossoblu, tra caroselli di auto e cori a squarciagola per tutti i protagonisti della splendida impresa silana.
Dalle giocate di Baez ai gol decisivi di Asencio, per finire al muro difensivo e le sgroppate di Casasola. Questo successo porta, tra tutti, la firma indelebile di Roberto Occhiuzzi. Quando la società lo chiamo alla guida della squadra, dopo la decisione di Bepi Pillon di lasciare la Calabria, a molti era sembrato un azzardo, quasi il coronamento di una stagione pressoché fallimentare.
La squadra aveva raccolto la miseria di 24 punti in 28 gare, con una media da retrocessione diretta. Tra esoneri e contestazioni, l’intero ambiente sembrava rassegnato al peggio. Poi, il miracolo dell’enfant du pays, nato in Provincia e cresciuto sia come giocatore che come allenatore in rossoblu.
La “malattia mentale” che affliggeva la squadra rossoblu trovava espressione nei conflitti inconsci spesso palesatisi in momenti chiave delle scorse gare. Paura, scarsa convinzione dei propri mezzi, ombra del fallimento sempre incombente. E la sconfitta poteva solo esserne la conseguenza più naturale.
Nelle vesti di psicanalista, il “Principe” di Cetraro ha saputo lavorare sulla rielaborazione delle lacune con l’obiettivo di ristrutturare un equilibrio, un’identità venuti fuori amabilmente nel match di ieri. Sacrificio, ordine e sagacia tattica. Con una disarmante dose di cinismo, dote che quasi mai si era vista in questo campionato.
22 punti in 10 partite, cinque vittorie di fila nelle ultime 5 di campionato e quindicesimo posto finale. Sembrava un miracolo impossibile da compiere, quasi un’illusione che i tifosi non avrebbero potuto digerire. E invece, all’ultimo atto, il cielo si è colorato di rossoblu. Come quello spareggio vinto a Pescara con gol di Marulla, come quella promozione in cadetteria dopo 15 anni di inferno. Cosenza vive un altro miracolo sportivo, questa volta nel segno di un “Principe” destinato a diventare re.
Redazione Calabria 7