di Danilo Colacino – Le dirompenti inchieste giudiziarie non bastano. E nemmeno i mugugni dell’opinione pubblica sono sufficienti a far mutare – o quantomeno aggiornare – alla politica calabrese lo spartito delle candidature e delle leadership locali in vista delle Regionali del prossimo 26 gennaio.
Il canovaccio, peraltro vecchio e stantio, resta infatti sempre lo stesso: il rinnovamento deve essere lento, graduale e quasi indolore per quanti una rendita di posizione ce l’hanno già. È questo il desolante quadro in cui un esercito di oltre 300 candidati (ma con nello specifico ben 22 di loro, su 30 totali peraltro, recanti i nomi di consiglieri, oltre a qualche assessore, uscenti e addirittura al netto di alcuni incandidabili o ‘in…candidati’) si appresta a inseguire una vittoria di platino.
Il canovaccio, peraltro vecchio e stantio, resta infatti sempre lo stesso: il rinnovamento deve essere lento, graduale e quasi indolore per quanti una rendita di posizione ce l’hanno già. È questo il desolante quadro in cui un esercito di oltre 300 candidati (ma con nello specifico ben 22 di loro, su 30 totali peraltro, recanti i nomi di consiglieri, oltre a qualche assessore, uscenti e addirittura al netto di alcuni incandidabili o ‘in…candidati’) si appresta a inseguire una vittoria di platino.
Un’affermazione in termine di consensi, utile ad occupare un posto nell’Astronave dello Stretto. Ma, fra questa pletora di aspiranti, c’è un’élite che ha deciso di far sì di perpetuare in Calabria il noto adagio del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “Tutto cambi affinché nulla cambi”.
Si tratta di maggiorenti e dirigenti che la geografia del Consiglio ospitato a Reggio l’hanno disegnata con largo anticipo, come ovvio calcolando anche qualche probabile variazione sul tema.
Poco male, però, perché la chiamano democrazia, vale a dire quel meccanismo di selezione della rappresentanza in realtà asservita alle logiche di partito (e non solo) in cui i cittadini spesso votano per il meno peggio o il ‘più amico’ mentre magari ci sarebbe da fare le pacifiche rivoluzioni.
Ma quelle in cui sono in primis le candidature a profumare di… fresco e di nuovo.