Omicidio Fiammingo, tre indagati rinviati a giudizio

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Il gup distrettuale di Catanzaro, Claudio Paris, ha rinviato a giudizio tre indagati coinvolti nell’operazione antimafia “Errore Fatale” della Dda di Catanzaro e della Squadra Mobile di Vibo Valentia che fa luce anche sull’omicidio di Raffaele Fiammingo, detto “Il Vichingo”, ritenuto a capo dell’omonimo clan di Rombiolo, nel Vibonese, e del ferimento del presunto boss Francesco Mancuso di Limbadi, detto “Ciccio Tabacco”.

Fatti di sangue avvenuti la notte del 9 luglio del 2003 a Spilinga davanti ad un panificio gestito da un parente di Antonio Prenesti, 52 anni di Nicotera, rinviato a giudizio e ritenuto organico al clan Mancuso, tanto da essere accusato dell’omicidio. Ad armargli la mano sarebbe stato Cosmo Michele Mancuso, 71 anni, di Limbadi, pure lui rinviato a giudizio. Cosmo Michele Mancuso sarebbe entrato in contrasto con il nipote Francesco Mancuso e da qui la decisione di tendergli un agguato mentre si trovava in compagnia del suo “guardaspalle” Raffaele Fiammingo. A giudizio anche Domenico Polito, 56 anni, di Paradisoni di Briatico, ma residente a Tropea, mentre per Giuseppe Accorinti, 61 anni, ritenuto il boss di Zungri, la posizione è stata stralciata per omesso interrogatorio. Alla base delle accuse, anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Emanuele Mancuso ed Andrea Mantella. Il processo si aprirà il 14 luglio dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro.

Fatti di sangue avvenuti la notte del 9 luglio del 2003 a Spilinga davanti ad un panificio gestito da un parente di Antonio Prenesti, 52 anni di Nicotera, rinviato a giudizio e ritenuto organico al clan Mancuso, tanto da essere accusato dell’omicidio. Ad armargli la mano sarebbe stato Cosmo Michele Mancuso, 71 anni, di Limbadi, pure lui rinviato a giudizio. Cosmo Michele Mancuso sarebbe entrato in contrasto con il nipote Francesco Mancuso e da qui la decisione di tendergli un agguato mentre si trovava in compagnia del suo “guardaspalle” Raffaele Fiammingo. A giudizio anche Domenico Polito, 56 anni, di Paradisoni di Briatico, ma residente a Tropea, mentre per Giuseppe Accorinti, 61 anni, ritenuto il boss di Zungri, la posizione è stata stralciata per omesso interrogatorio. Alla base delle accuse, anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Emanuele Mancuso ed Andrea Mantella. Il processo si aprirà il 14 luglio dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro.

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