di Mimmo Famularo – Tecnicamente è già un imputato ma a dimettersi Salvatore Solano non ci pensa proprio. Nei suoi confronti la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio e il gup ha già fissato per il prossimo 4 ottobre l’udienza preliminare che si celebrerà nell’aula bunker di Lamezia Terme. Il procedimento penale in questione è “Petrolmafia spa”, ribattezzato “Dedalo”, e il Salvatore Solano che rischia di finire a processo ricopre la duplice carica istituzionale di presidente della Provincia di Vibo e sindaco di Stefanaconi. L’ipotesi d’accusa è gravissima: corruzione e scambio elettorale politico-mafioso con il cugino Giuseppe D’Amico, che nell’inchiesta è una delle figure principali. Un imprenditore ritenuto dagli inquirenti addirittura referente del clan Mancuso di Limbadi. A Solano il pool di magistrati guidati da Nicola Gratteri contesta anche la turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa. La parola dimissioni però non esiste nel vocabolario dell’attuale presidente della Provincia di Vibo, convinto della sua innocenza. Nelle scorse ore ha anche postato una frase di Platone che sembra ricondurre alla sua vicenda giudiziaria: “Il supremo male che possa capitare è commettere ingiustizia; non vorrei né patirla né commetterla, ma fra le due preferirei piuttosto patire che commettere ingiustizia”.
Il paradosso: Provincia parte civile contro il presidente
Il paradosso: Provincia parte civile contro il presidente
Con il passare dei giorni, la situazione si fa sempre più imbarazzante e adesso anche paradossale. L’Amministrazione provinciale di Vibo, la stessa che Solano dirige ormai dal 2018, ha annunciato la volontà di volersi costituire parte civile nel processo che verrà e dentro il quale rischiano di finire complessivamente 85 persone. Il motivo? Tutelare gli interessi dell’Ente ed ottenere il risarcimento dei danni anche morali. A patrocinare la costituzione in giudizio della Provincia sarà l’avvocato Maria Rosa Pisani, dipendente dell’Ufficio legale dell’Ente. La delibera in questione porta la firma del vicepresidente Domenico Anello e del segretario generale, Mario Ientile. La vicenda assume quindi contorni contraddittori in assenza di dimissioni da parte di Solano. A chiederle ufficialmente sono state nelle scorse ore due consiglieri provinciali, Daniele Vasinton e Antonella Grillo “Oggi che la situazione è diventata più difficoltosa il Presidente persiste nella scelta di rimanere in sella, rimangiandosi quanto affermato nella riunione del 3 agosto 2021, con conseguente notevole difficoltà politica-amministrativa dell’Ente Provincia. Pur tuttavia, il senso di responsabilità e di opportunità politica ha decisamente la priorità, ciò richiede l’assunzione di una scelta netta da chi è preposto alla gestione della cosa pubblica. Ribadiamo l’auspicio che il Presidente possa dimostrare in tutte le sede giudiziarie la sua estraneità ai fatti contestati, ma che in questo momento non ci sono le condizioni a nostro avviso per continuare a dirigere l’Ente Provincia e quindi chiediamo le dimissioni dal ruolo di Presidente”.
Mattarella, la cerimonia di Pizzo e l’imbarazzante posizione di Solano
Nelle vesti di sindaco di Stefanaconi e con tanto di fascia tricolore, nella mattinata di oggi ha inaugurato la nuova scuola elementare del piccolo paese ai piedi di Vibo Valentia. Lo ha fatto alla presenza del dirigente scolastico Raffaele Vitale e nel giorno dell’inaugurazione del nuovo anno scolastico. Si tratta dell’edificio che ospitava la scuola primaria che è stato demolito e ricostruito da zero. “Partendo dai nostri bambini abbiamo lavorato, riuscendoci, per costruire una vera comunità, che può essere fiera degli straordinari risultati raggiunti” ha scritto su Facebook Solano “orgoglioso di aver consegnato scuole sicure e a norma di legge”. Il suo impegno istituzionale lo porterà nel pomeriggio al cospetto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nelle vesti di massimo rappresentante dell’Amministrazione provinciale di Vibo Valentia è infatti atteso all’istituto “Nautico” di Pizzo per la cerimonia nazionale di apertura dell’anno scolastico. Un evento che Solano ha commentato come “un atto simbolico di rinascita” ma che rischia di mettere in imbarazzo persino il capo dello Stato, al netto del principio di presunzione di innocenza.