Servizi sanitari carenti o del tutto inesistenti. Diritto alla salute che, benché sancito dalla Costituzione, stenta ad affermarsi. Tanto che ai cittadini – in mancanza di risposte ai tanti disagi – non resta che autodeterminarsi e alzare il tono della protesta. Succede a Pizzo, dove un comitato chiede la rivisitazione del piano sanitario regionale che prevede il “declassamento” a Centrale operativa della struttura sanitaria cittadina e, ora, succede anche a Vibo Marina e in tutta la popolosa area delle frazioni costiere di Vibo Valentia.
Il Comitato per il diritto alla salute nelle frazioni costiere
Il Comitato per il diritto alla salute nelle frazioni costiere
Anche qui un “Comitato cittadino per il diritto alla salute” muove i primi passi e ha già messo insieme rappresentanti delle frazioni di Vibo Marina appunto, Bivona, Porto Salvo, Longobardi e San Pietro, accomunati dal desiderio di rivendicare con forza il proprio diritto alla salute fin qui fortemente condizionato da scelte politico-sanitarie fin troppo urbanocentriche. Nel dettaglio, l’agguerrito comitato, reclama risposte su vari fronti. Intanto sul servizio di Guardia medica che, garantito solo ad “intermittenza”, determina gravi disagi. Ancora, viene segnalata l’assenza di un poliambulatorio specialistico territoriale dell’Asp, da tempo invocato, che potrebbe garantire anche una riduzione dei tempi di attesa – soprattutto con riguardo alle prestazioni specialistiche – definiti “esageratamente lunghi” e tali da indurre il ricorso a strutture private “che non tutti possono permettersi”.
Mancano anche i medici di famiglia
Quindi si segnala la carenza di medici di medicina generale che, a fronte degli avvenuti pensionamenti, non sono stati “rimpiazzati”. Si lamenta poi l’assenza di punto vaccinale per le vaccinazioni obbligatorie ai bambini, agli anziani ed ai soggetti fragili; la necessità di migliorare la turnazione delle farmacie; l’istituzione di uno sportello di servizio sociale; l’assenza di una postazione Suem 118 per le emergenze del territorio, in raccordo anche con il soccorso a mare ed con i piani d’emergenza esistenti. Sono, questi, “servizi necessari per le esigenze della popolazione di un territorio che si caratterizza per essere marittimo, portuale, industriale e turistico”, ma anche per un utile raccordo con i servizi di emergenza a mare (Guardia costiera, Guardia Finanza-Roan, Vigili del fuoco di mare) e con “i piani di emergenza dei depositi costieri, presenti solo nella nostra cittadina”.
Servizi incoerenti con la presenza dei depositi costieri
Quest’ultimo punto, tasto dolente, segnala l’evidente contraddizione di un’area su cui gravano insediamenti industriali importanti e “ingombranti”, i cui rischi sono segnalati e regolamentati dai relativi piani di emergenza, ai quali, così come segnala il Comitato, non corrispondono le relative contromisure dal punto di vista sanitario. Ulteriore inosservanza, dunque, da parte delle istituzioni preposte, che si dimostrano distanti dalla realtà territoriale ma anche e soprattutto dal rispetto delle norme in materia di sicurezza.
Lanciata una petizione online
Il Comitato però fa sul serio ed è determinato a portare questi elementi sui tavoli decisionali. Allo scopo si è anche strutturato designando i suoi portavoce nelle persone di Ilenia Iannello, giovane laureata più volte in prima linea nelle battaglie che riguardano il territorio, e del medico Fernando Cammarota, esperto di problematiche socio-sanitario. Allo scopo di diffondere maggiormente le informazioni relative alle gravi carenze sanitarie denunciate e con l’obiettivo di coinvolgere nella battaglia il maggior numero di cittadini possibile, è stata anche avviata una petizione online (all’indirizzo https://chng.it/hLy4gSwkWb ) e c’è l’intenzione di promuovere specifiche giornate di raccolta di firme. (m. s.)