Truffe: beni per 200.000 euro sequestrati nel Reggino

Venerdì scorso, i carabinieri della compagnia di Taurianova hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni mobili e immobili emesso dal Tribunale di Palmi su richiesta della locale Procura, a carico di A.R., 36enne di Polistena, D.F, 33 enne di Polistena, D.S., 46enne di Polistena e S.D., 35enne di Melicucco, tutti indagati in concorso per i reati continuati e aggravati di appropriazione indebita, ricettazione e indebito utilizzo di carte di pagamento.

L’odierno provvedimento giunge a conclusione di una attività investigativa avviata dalla stazione carabinieri di Polistena a seguito di una denuncia presentata lo scorso anno dal proprietario di una locale area di servizio di carburante, che ha permesso di accertare come i tre polistenesi, per diverso tempo dipendenti dell’impianto, con la complicità di S.C., dipendente di altra società, erano riusciti a realizzare un poderoso sistema di pagamenti fraudolenti al fine di appropriarsi di ingenti quantità di denaro contante. In particolare, la minuziosa e imponente analisi documentale, la visione di videoregistrazioni e le escussioni testimoniali hanno consentito ai carabinieri di ricostruire un sistema fraudolento quasi perfetto che, grazie alla prestazione d’opera dei quattro indagati, alcuni dei quali anche incaricati del controllo contabile delle società e degli altri lavoratori, li aveva consentito, dal marzo 2017 al marzo 2018, di entrare in possesso illecitamente di oltre 200.000 euro in contanti.

L’odierno provvedimento giunge a conclusione di una attività investigativa avviata dalla stazione carabinieri di Polistena a seguito di una denuncia presentata lo scorso anno dal proprietario di una locale area di servizio di carburante, che ha permesso di accertare come i tre polistenesi, per diverso tempo dipendenti dell’impianto, con la complicità di S.C., dipendente di altra società, erano riusciti a realizzare un poderoso sistema di pagamenti fraudolenti al fine di appropriarsi di ingenti quantità di denaro contante. In particolare, la minuziosa e imponente analisi documentale, la visione di videoregistrazioni e le escussioni testimoniali hanno consentito ai carabinieri di ricostruire un sistema fraudolento quasi perfetto che, grazie alla prestazione d’opera dei quattro indagati, alcuni dei quali anche incaricati del controllo contabile delle società e degli altri lavoratori, li aveva consentito, dal marzo 2017 al marzo 2018, di entrare in possesso illecitamente di oltre 200.000 euro in contanti.

In particolare la “truffa” è stata realizzata in tre fasi: i quattro dipendenti hanno effettuato nel corso dei mesi, con cadenza quasi giornaliera, circa 240 transazioni fittizie utilizzando carte di credito “multicard” intestate alla società per la quale lavora S.C., simulando l’acquisto di carburanti, lubrificanti e altri prodotti venduti nell’area di servizio ove lavoravano gli altri tre soggetti, per un totale di oltre 200.000 mila euro di spesa; A.R., D.F. e D.S., nel corso della loro prestazione professionale, si sono appropriati della equivalente somma in denaro contante consegnata nel corso dei mesi da ignari clienti che si rifornivano di carburante all’impianto; i dipendenti, approfittando della loro funzione professionale, alteravano e falsavano i documenti contabili giornalieri delle società, modificando le voci di spesa e incasso, al fine di celare l’ingresso di contanti e facendo risultare solo le transazioni con la “multicard”, riuscendo nella loro condotta delittuosa senza che i titolari potessero agevolmente accorgersene.

Il sistema illecito è stato però scoperto e compiutamente ricostruito dagli inquirenti e grazie ai successivi accertamenti bancari e patrimoniali svolti sugli indagati dai Carabinieri, l’autorità giudiziaria, condividendo l’ipotesi accusatoria, ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla conquista per equivalente di quanto considerabile profitto dei reati, mettendo i sigilli a 5 autovetture, 2 immobili, un terreno e diversi rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa 150.000 euro.

La fiducia espressa dalle vittime nei confronti dei carabinieri e la piena collaborazione con gli inquirenti ha fatto emergere il poderoso sistema fraudolento consentendo di portare di fronte alle proprie responsabilità penali tutti gli indagati che dovranno rispondere a processo dei gravi reati contestati oltre che rischiare la definitiva perdita dei propri beni ora sequestrati.

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