“Vi spiego il complotto ordito da Oliverio e Morra contro di me”, Mario Occhiuto vuota il sacco

Il sindaco di Cosenza rivela retroscena e ambiguità di maxi appalti e inchieste della magistratura a poche settimane dalla dipartita da Palazzo dei Bruzi
comunali cosenza

di Maria Teresa Improta – In dieci anni il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto è riuscito a catalizzare su di sé l’odio dei maggiorenti politici calabresi: Adamo, Oliverio, Gentile, Morra. I motivi non sembrerebbero essere affatto ideologici. È lui stesso oggi, al termine del suo secondo mandato, a poche settimane dalla dipartita da Palazzo dei Bruzi a chiarire i contesti entro i quali si sarebbero consumate faide ai danni della collettività. “Sono stato perennemente osteggiato nella mia azione amministrativa. Hanno fatto di tutto, – spiega il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto – remando contro con modalità criminali. Il boicottaggio è avvenuto ad opera dei miei avversari politici che hanno utilizzato ogni strumento che avevano a disposizione per affossarmi. È chiaro che con attività di denigrazione, diffamazione, denunce continue e costanti si crea un condizionamento ambientale esteso a tutte le fasce: dagli inquirenti ai cittadini. Anche solo a livello statistico, se si mandano 100 denunce a un magistrato, per forza di cose prima o poi scattano le indagini. Ho rischiato moltissimo. Per la Regione Calabria governata da Oliverio ero il primo nemico da abbattere”. A travolgerlo nella gogna mediatica vi furono le polemiche sui dirigenti nominati, come Gianpiero Calabrese: “da anni lavorava con noi – chiarisce il sindaco interpellato in merito – e sinceramente neanche sapevo che era il nipote del procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo”.

L’affaire metro

L’affaire metro

“Ho sempre detto di essere a favore del trasporto pubblico urbano, ma – ribadisce Occhiuto – ero contrario alla metro. La mia guerra era a favore della collettività, non c’era nulla di personale, eppure sono stato sfiduciato. Questo sistema di tram di superficie era già predisposto e prevedeva interventi deleteri per il territorio con due strade laterali ad alta velocità che avrebbero diviso il centro della città dai quartieri popolari con in mezzo invece del verde i binari. Una vera e propria barriera. Mi volevano far cadere perché mi misi contro al progetto che era già stato assegnato alla CMC, cooperativa ‘rossa’ di Ravenna, in quel momento evidentemente vicina al Pd. Fui così sfiduciato. I deputati del Pd fecero una durissima interrogazione parlamentare in cui dicevano che al Comune di Cosenza si faceva ricorso a pratiche illegali e che addirittura ci fossero legami con i clan, spingevano insomma per farmi arrestare. Il commissario che arrivò dopo lo scioglimento del Consiglio comunale disse di aver trascorso a Cosenza i 4 mesi più brutti della sua vita. Non oso immaginare le pressioni che ha subito. Hanno cercato poi di non farmi ricandidare, ma una volta alle urne la mia vittoria è stata un plebiscito. A quel punto sono scesi a patti con me modificando il progetto della metro con l’accordo di programma che ha previsto la realizzazione del Parco del Benessere. Il museo di Alarico, il contratto di quartiere di Santa Lucia, l’ovovia, i bus elettrici, i marciapiedi di via Panebianco sono solo alcune delle opere che mi ha bloccato la Regione”.

Inchieste magistratura

“Sono le carte che parlano. Le telefonate intercettate – precisa Mario Occhiuto – dimostrano la ferocia dei miei avversari politici. Tanti miei consiglieri sono indagati per aver fatto cadere il Comune portandolo al commissariamento. Altri soggetti, che sponsorizzano gli odierni candidati alla carica di sindaco, hanno architettato, come si legge negli atti della Procura di Catanzaro, lo scioglimento del Consiglio comunale durante il mio primo mandato. In cambio delle loro dimissioni hanno avuto come contropartita incarichi professionali nella Regione Calabria. Nelle conversazioni captate dagli investigatori è chiaro come imponessero di non farmi entrare nei cantieri, di non accreditare i fondi regionali assegnati al Comune di Cosenza. L’episodio della decadenza da presidente della Provincia è emblematico: dopo una serie di denunce Graziano Di Natale (consigliere provinciale del Pd vicino a Nicola Adamo) ha preso il mio posto. Quando dopo il commissariamento ho vinto nuovamente le elezioni, ho firmato l’accordo di programma per la metro con Oliverio. Casco dalla padella alla brace perché era già in essere un’inchiesta della Procura di Catanzaro, che ha poi scoperchiato tutto il sistema di collusioni intorno all’appalto, e volevano arrestare anche me. Vengo coinvolto nell’operazione Passepartout, poi la mia posizione è stata stralciata e ora sono solo parte offesa. C’è da ricordare quando subì l’onda giustizialista grillina con l’attacco dell’avversario politico Nicola Morra nel suo potente ruolo di presidente della commissione parlamentare antimafia, il fuoco amico di Giuseppe Cirò, la vicenda di Piazza Bilotti. Non è facile lavorare in Calabria”.

“Il nuovo Ospedale di Cosenza è una barzelletta di Mario Oliverio al quale interessava solo dare incarichi per lo studio di fattibilità. La Regione Calabria è l’ente che deve dire facciamo l’infrastruttura (ammesso che ne abbia le disponibilità finanziarie), ma non è suo compito decidere dove perché – chiarisce Occhiuto – ogni città ha un proprio piano regolatore che già contiene le aree indicate per le strutture ospedaliere. Erano solo annunci di Oliverio. Sono 20 anni che si parla di nuovi ospedali dalla Sibaritide a Gioia Tauro, ma ancora di fatto non sono partiti neanche i lavori. Si trattava solo di pubblicità, di creare uno scontro con me, infatti non c’è nulla di concreto per la costruzione di un nuovo ospedale a Cosenza. Anche se Oliverio fosse stato un grande urbanista, e non lo è, non poteva mai decidere lui dove ubicarlo. L’intento era carpire la buona fede del cittadino, spostare l’attenzione sul dramma della sanità, creare conflitto e attribuirmi le colpe della mancata realizzazione del nuovo nosocomio. Eppure avevo proposto anche una soluzione, quasi a costo zero, quella della Cittadella della Salute, ma non gli interessava. C’era un disegno preciso di distruggere la mia azione politica: è tutto cristallizzato dagli inquirenti”.

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