di Gabriella Passariello- Sono passati tre mesi da quando il reparto operativo del Comando provinciale di Catanzaro guidato dal tenente colonnello Giuseppe Carubia, i carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria, al comando del maggiore Gerardo Lardieri e la Capitaneria di Porto di Soverato sotto il coordinamento del tenente di Vascello Augusto Cipollone, hanno notificato un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, vergato dal gip Giulio De Gregorio su richiesta del sostituto procuratore Graziella Viscomi, con il visto dell’aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore capo Nicola Gratteri. E oggi in quelle settantuno villette costruite a pochi metri dal mare in località Panaja, a Caminia di Stalettì, nel Catanzarese, senza la concessione demaniale marittima che viene rilasciata dalla competente Capitaneria di porto, in violazione dei vincoli paesaggistici sono iniziate le operazioni di sgombero, che secondo un preciso calendario termineranno nel mese di maggio. Sessantasette indagati, nei cui confronti si ipotizzano l’abusivo utilizzo della autorizzazione alla navigazione temporanea, l’abusiva occupazione di spazio demaniale, inosservanza di limiti alla proprietà privata, invasione di terreni o edifici, lasceranno le loro case.
Case costruite tra i pali della luce
Case costruite tra i pali della luce
Case costruite tra i pali della luce, senza il rispetto della distanza minima di sicurezza tra l’una e l’altra in una zona balneare della cosca jonica di grande attrazione turistica. E’ quello che è emerso dall’inchiesta della Procura di Catanzaro che evidenzia “che tutti i manufatti insistenti sulle aree interessate sono abusivi ed eretti in violazione della normativa urbanistica e paesaggistica”, su un’area, destinata all’uso pubblico, alla difesa del mare che il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico regionale individua come area caratterizzata da livelli di rischi e pericoli connessi con l’erosione costiera, frana, alluvione e inondazione. Gli indagati, secondo gli inquirenti, non hanno alcun titolo edilizio che li legittima “a fare scempio del territorio con un’occupazione arbitraria”. Per la Procura è necessario sottolineare “la grave inerzia degli indagati che hanno continuato nell’occupazione nonostante il giudizio civile abbia accertato la proprietà demaniale dell’area, le ordinanze di sgombero del Comune di Stalettì, le pronuncia del Tar favorevoli allo sgombero e l’emissione di decreti penali di condanna su richiesta di questo Ufficio”. Un dato che trova riscontro nelle valutazioni del gip che ritiene indispensabile “il recupero delle aree al Demanio bloccando la protrazione del reato e consentendo il pubblico uso dell’area di cui non c’è bisogno di sottolineare l’elevatissimo valore paesaggistico e la naturale destinazione all’uso collettivo”. E a nulla sono valsi i tentativi di trenta indagati di riottenere la disponibilità delle loro villette: il Tribunale del riesame ne ha confermato il sequestro.
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