di Gabriella Passariello- Che il noto penalista di Catanzaro Giancarlo Pittelli, imputato chiave in Rinascita Scott e indagato in Malapigna, fosse in qualche modo a conoscenza del business dei diamanti era già emerso nel corso di una intercettazione nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano sulla vendita delle pietre più preziose esistenti al mondo a prezzi gonfiati. E che fosse sotto inchiesta per riciclaggio con conseguente richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura lombarda era altrettanto noto dalle carte con cui il Tribunale collegiale di Catanzaro nel processo contro le cosche vibonesi in corso nell’aula bunker di Lamezia aveva accolto la richiesta della Dda guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri di aggravare la misura cautelare, sostituendo gli arresti domiciliari con il carcere (LEGGI QUI). I giudici, però, pur motivando la violazione dei domiciliari con la famosa lettera scritta al ministro Mara Carfagna, non hanno specificato nel carteggio il capo di imputazione e i relativi fatti che inguaierebbero Pittelli per riciclaggio nell’indagine dei magistrati milanesi (LEGGI QUI). E qual è allora la novità? Non si trattava di una semplice intercettazione tra il legale e il re dei diamanti: l’ex parlamentare di Forza Italia all’epoca era indagato, oggi imputato per riciclaggio proprio nell’ambito della più ampia inchiesta sulla truffa milionaria dei preziosi. Ma andiamo per gradi.
L’intercettazione tra Pittelli e il re dei diamanti
L’intercettazione tra Pittelli e il re dei diamanti
Tra il 28 gennaio e il 20 febbraio 2019 Nicolò Pesce, uno degli imprenditori finiti nel mirino della Procura di Milano, arrestato il 25 giugno dell’anno scorso e rimesso in libertà qualche giorno dopo per un vizio di forma, viene intercettato con l’avvocato catanzarese Giancarlo Pittelli, legale di Maurizio Sacchi, titolare della Dpi, la Diamond Private Investments, finito in manette il 3 luglio 2020. Dpi è una delle due principali società che vendevano diamanti alle banche controllando insieme circa il 70% delle compravendite. Il 19 febbraio 2019 Pittelli riferiva a Pesce: “Dpi sequestrata questa mattina, un gran casino. C’è anche il riciclaggio, quindi fai attenzione. La questione di Sacchi è molto molto seria e lui non capisce nulla” e Pesce replicava: “Lui deve stare fermo e zitto adesso”.
Un tesoro da un milione di euro
Secondo le ipotesi di accusa che ha portato la Procura di Milano a chiedere il processo per Giancarlo Pittelli, Carlotta Bax, Cristian De Boni, Giovanni Pesce con Maurizio Sacchi e Nicolò Maria Pesce (posizioni queste stralciate), gli imputati avrebbero trasferito una serie di somme, provento di truffa, concorrendo a far transitare questi soldi dai conti correnti di Magifin spa e Magifin Immobiliare srl, sui conti delle società Kamet Advisory srl e ad altre società del Gruppo Grenade, compiendo operazioni tali da ostacolare e quindi coprire la provenienza illecita di questi soldi. In particolare Giancarlo Pittelli, socio al 50 % delle quote sociali della Sarusi srl (del gruppo Granade) fino al 6 giugno 2019, quote poi cedute ad un membro di famiglia, avrebbe ricevuto un bonifico di 300mila euro dal conto corrente Caraparma della Kamet Advisory srl disposto il 27 dicembre 2018 con causale finanziamento infruttifero; sul conto corrente della Sarusi srl e della Migifin Immobiliare altri 250mila euro per finanziamento in conto aumento capitale sociale; 50mila euro con causale finanziamento soci e altri 400mila euro con causale prestito soci, bonifici effettuati l’11 luglio, il 5 ottobre e il 23 ottobre 2018, per un totale complessivo di un milione di euro.
L’udienza preliminare e il difetto di competenza
Dopo la richiesta di rinvio giudizio, il gup del Tribunale di Milano ha fissato l’udienza preliminare e il 5 novembre scorso accogliendo l’eccezione difensiva si è dichiarato territorialmente incompetente a favore dell’autorità capitolina, ordinandone la trasmissione degli atti, in considerazione del fatto che il luogo in cui sarebbe stato commesso il reato è proprio Roma. Secondo le ipotesi accusatorie, il riciclaggio sarebbe stato diretto ad ostacolare l’identificazione della provenienza illecita delle somme derivanti dalle truffe aggravate e di autoriciclaggio commesso da Sacchi e da altri correi.
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