L’avvocato Marcello Manna, sindaco di Rende e presidente dell’Anci Calabria, arrestato stamane nell’ambito del blitz antimafia coordinato dalla Dda di Catanzaro, avrebbe intrattenuto “contatti duraturi nel tempo” con membri di un’associazione mafiosa, in particolare col gruppo d’Ambrosio. E’ quanto scrive il gip Alfredo Ferraro, nell’ordinanza con cui ha disposto misure restrittive per 202 persone su richiesta del procuratore Gratteri, dell’aggiunto Vincenzo Capomolla e dei pm antimafia Vito Valerio e Corrado Cubellotti eseguite stamani da polizia, carabinieri e Guardia di Finanza.
Il patto di Manna con i clan
Il patto di Manna con i clan
Manna, indagato per scambio elettorale politico-mafioso, in particolare, avrebbe “stretto un patto di scambio elettorale politico mafioso con membri apicali della criminalità organizzata” ricevendo in cambio sostegno in occasione delle ultime elezioni comunali tenutesi nel 2019. Manna, sostenuto da una coalizione di liste civiche, è al secondo mandato da primo cittadino. Il pm aveva chiesto la detenzione in carcere, ma il gip ha ritenuto sufficiente la misura degli arresti domiciliari. Esigenze cautelari – è scritto nell’ordinanza – “desumibili dalle modalità del fatto e dalla personalità dell’indagato che, seppur incensurato, ha dimostrato predisposizione a delinquere scendendo a patti con membri di un’associazione mafiosa, in particolare col gruppo D’Ambrosio”.
La testimonianza di Foggetti
La Dda cita, a supporto della tesi, le dichiarazioni del pentito Adolfo Foggetti, che “costituiscono un ulteriore elemento a fondamento della sussistenza delle esigenze cautelari, evocando contatti duraturi nel tempo con la criminalità organizzata cosentina”.
Le parole di Foggetti si riferiscono alla campagna elettorale per le Comunali di Rende del 2014. “Tutti gli appartenenti al clan federato Rango-Zingari e Lanzino-Ruà – afferma il collaboratore di giustizia – si sono mobilitati per fare la campagna elettorale all’avvocato Manna, ad eccezione di Maurizio Rango, il quale da me interpellato e richiesto sul punto ebbe a riferirmi che i suoi familiari e/o parenti residenti in Rende erano particolarmente legati a Principe”. Foggetti rievoca il sostegno, a suo dire, offerto al penalista e dice che sarebbe stato “ringraziato da Marcello Manna in persona per l’impegno elettorale profuso”.
‘Ndrangheta mobilitata per la campagna elettorale di Manna
“Tutti gli appartenenti al clan federato Rango, Zingari, Lanzino e Ruà – a dire del gip – si sono mobilitati per fare la campagna elettorale all’avvocato Manna”. Gli equilibri elettorali per il voto relativo al Comune di Rende sarebbero stati ricostruiti dal collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti. La ricostruzione investigativa contenuta negli atti evidenzia anche “la sussistenza di un rapporto tra Massimo D’Ambrosio e Pino Munno, assessore del Comune di Rende gia’ nel 2014”, oltre che la disponibilita’ del figlio di uno dei referenti della cosca a offrire la propria abitazione per una “riunione elettorale” per sostenere proprio Manna in vista della campagna elettorale.
Le intercettazioni e le ricostruzioni dei collaboratori di giustizia evidenzierebbero gli impegni assunti dal sindaco di Rende nei confronti degli esponenti dei clan, ovviamente da accertare anche in sede giudiziaria. Nelle frasi intercettate riferimenti espliciti anche al sostegno offerto ad altri candidati, cosi’ come momenti di esaltazione per i risultati positivi emersi dalle urne. Negli accordi che sarebbero intercorsi, il provvedimento che ha portato agli arresti domiciliari del sindaco evidenzia ancora che “Manna era consapevole della caratura criminale dei D’Ambrosio”, ma “scientemente con questi partecipava all’ideazione del progetto palesemente illecito suggerendo finanche altre soluzioni per lucrare ulteriore denaro”.