di Gabriella Passariello- Chiesti due patteggiamenti, in otto ammessi al rito abbreviato e altri 22 hanno optato per l’ordinaria udienza preliminare nell’ambito dell’ inchiesta “Taurus”, su un giro di usura, estorsione, truffa all’eolico e presunte vendite pilotate di immobili pignorati con la regia occulta dei Grande Aracri di Cutro. Un blitz che ad ottobre dell’anno scorso aveva portato all’esecuzione di cinque arresti, in un’attività investigativa della Guardia di finanza che si è focalizzata su cinque procedure esecutive dalle quali sarebbero emerse le manovre illegali di alcuni imputati che grazie ai legami con le maggiori ‘ndrine della provincia di Crotone, dai Megna di Papanice, ai Grande Aracri di Cutro, gli Arena di Isola Capo Rizzuto i Mannolo di San Leonardo di Cutro, sarebbero riusciti a far riavere i beni requisiti ai proprietari originari.
Hanno chiesto di patteggiare la pena
Hanno chiesto di patteggiare la pena
Hanno chiesto di patteggiare la pena Laura Gigliarano, 62 anni di Isola Capo Rizzuto e Luigi Aprigliano, 54 anni di Scandale.
Vanno al rito abbreviato
Sono stati ammessi al rito abbreviato il poliziotto Antonio Lia, 55 anni, di Catanzaro; Antonio Franco, 45 anni di Isola Capo Rizzuto; Antonio Grande, 68 anni di Cutro; Raffaela Lavigna, 40 anni di Crotone; Salvatore Lorenzano, 43 anni di Cutro; Maria Russo, 52 anni di Botricello; Giuseppe Turrà, 51 anni di Cutro e Giuseppe Germinara, 60 anni di Savelli ha richiesto un abbreviato condizionato all’audizione di Flora Sculco. Tanto l’udienza sui patteggiamenti che sugli abbreviati proseguiranno il prossimo 11 aprile, giorno della requisitoria del publico ministero.
L’ udienza preliminare
Il magistrato della distrettuale Paolo Sirleo ha ribadito in aula la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 22 imputati. Si tratta di Alessandra Auditore, 43 anni di Crotone; Rosario Caracciolo, 48 anni di Cropani; Giancarlo Caterisano, 41 anni di Isola Capo Rizzuto; Francesco Correale, 47 anni di Crotone; Gaetano Correale, 22 anni di Crotone; Cesare Curatola, 76 anni di Catanzaro; Rocco Devona, 37 anni di Crotone; Francesco Falcone, 71 anni di Cutro; Giuseppe Gigliarano, 36 anni di Conegliano Veneto; Rocco Gigliarano, 41 anni di Isola Capo Rizzuto; Giuseppe Giordano, 63 anni di Crotone; Domenico Grande, 42 anni di Crotone; Giorgio Leo, 57 anni di Crotone; il poliziotto Antonio Lia, 55 anni di Catanzaro; Rosario Mattace, 41 anni di Crotone; Gerardo Padula, 61 anni di Crotone; Antonio Provenzano, 64 anni di Isola Capo Rizzuto; Francesco Rondinelli, 51 anni di Isola Capo Rizzuto; l’avvocato Palma Spina, 45 anni di Catanzaro; Maurizio Staglianò, 47 anni di Cropani; Giuseppe Verterame, 72 anni di Isola Capo Rizzuto; e Gregorio Viscomi, 53 anni di Botricello. L’udienza per coloro che hanno optato per l’ordinario è stata aggiornata al prossimo 1 aprile giorno in cui inizieranno le discussioni difensive degli avvocati Giuseppe Gervasi, Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi, Anna Marziano, Alessandro Guerriero, Mario Siniscalco, Mario Nigro, Luigi Falcone, Maurizio Belmonte, Tiziano Saporito, Luigi Colacino, Carolina Carone, Alessandro Parisi, Nicola Colacino, Salvatore Iannone.
Le accuse all’avvocato e al poliziotto
Secondo le ipotesi di accusa, su richiesta del legale Spina, il poliziotto Lia avrebbe indotto due suoi colleghi dello stesso ufficio (all’oscuro delle reali ragioni) “a effettuare interrogazioni alle banche dati in uso alla Polizia di Stato” nei confronti di sei persone, alcune delle quali oggi finite nel calderone dell’inchiesta. Secondo gli inquirenti l’obiettivo sarebbe stato quello di verificare la presenza di informazioni nello Sdi del Ministero dell’Interno. I fatti contestati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri si sarebbero verificati tra il 9 gennaio e il 24 maggio del 2019. Nella prima circostanza, Lia, in qualità di ufficiale della polizia giudiziaria, su richiesta dell’avvocato Palma Spina, simulando “finalità istituzionali” per giustificare la verifica, avrebbe indotto un assistente capo in servizio nel suo stesso ufficio a effettuare interrogazioni alle banche dati in uso alla Polizia di Stato nei confronti, tra gli altri, di Laura e Giuseppe Gigliarano. La stessa cosa si sarebbe verificata nel maggio del 2019 con un sovrintendente della Polizia di Stato (anche lui ignaro di tutto) indotto a chiedere informazioni nei confronti di una terza persona. Fatti aggravati dall’essere stati commessi da un pubblico ufficiale sul sistema informatico di interesse pubblico (LEGGI).
L’operazione “Taurus”
Ad ottobre dell’anno scorso con l’accusa, a vario titolo, di usura aggravata dalle modalità mafiose, estorsione e abusivismo finanziario erano stati arrestati Giuseppe Turrà, di Cutro, imprenditore agricolo; Domenico Grande, di Crotone, commerciante al dettaglio; Salvatore Lorenzano, di Crotone, dipendente di cantieri edili; Antonio Franco, di Isola Capo Rizzuto, dipendente in una cooperativa di pesca e Antonio Grande di Cutro, piccolo imprenditore agricolo, padre di Domenico. Gli ultimi tre erano finiti ai domiciliari. Secondo quanto ricostruito dalla Finanza i cinque avrebbero concesso 100mila euro a cinque piccoli imprenditori locali operanti nel settore edile e nel commercio al dettaglio ottenendo, anche con minacce e pressioni psicologiche, vantaggi economici per oltre 75mila euro.
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