“Alibante”, il giornalista Pasquale Motta si dimette da direttore del network LaC

Per il giornalista accusato di concorso esterno in associazione mafiosa la Dda ne aveva chiesto l'arresto, ma il gip l'ha bocciata

Dopo l’operazione della Dda di Catanzaro “Alibante” che ha fatto luce sugli intrecci tra ‘ndrangheta e politica nel territorio lametino portando a 19 misure cautelari, il giornalista Pasquale Motta, indagato a piede libero nell’inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa si è dimesso da direttore responsabile del network Lac News24.  Per il giornalista, definito come ” il referente del clan Bagalà”, la Distrettuale antimafia di Catanzaro ne aveva chiesto l’arresto, ma il gip l’ha bocciata.

I motivi della decisione

I motivi della decisione

Motta ha motivato la sua decisione come  “un dovere morale, etico, civile e professionale», per tre ordini di motivi: «La libertà di potermi difendere nel procedimento penale, la coerenza morale e professionale e il rispetto e la fiducia verso la Magistratura, affinché possa rapidamente chiarire la posizione che mi riguarda”. Come riportato dalla testata ‘Giornalistitalia’: “Il mio intento – spiega Motta – è quello di potermi difendere senza che, una qualche interpretazione mediatica possa intaccare la credibilità editoriale conquistata dall’azienda e dalle testate, ma soprattutto metta a rischio il grande impegno, la dedizione, la passione civile e l’integrità morale della redazione giornalistica. Ringrazio la redazione e i tecnici  per il lavoro che hanno svolto e che continuano a svolgere ogni giorno in prima linea, testimoniando, il sostegno alla legalità e all’azione della Magistratura, delle Forze dell’ordine e della società civile sana nella battaglia di risanamento del territorio. Per questo patrimonio culturale e morale, per la linea editoriale che abbiamo espresso in questi anni, devo combattere per dimostrare la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati per ragioni non riconducibili alla mia azione professionale. Attendo con fiducia che si completi l’iter giudiziario che porterà a ristabilire la verità. Sono innocente, lo posso affermare e gridare con certezza, e combatterò per dimostrarlo, per rispetto alla mia storia umana e professionale, alla mia onorabilità, ai miei ragazzi che hanno lavorato a fianco a me in questi anni, alla mia famiglia e ai miei figli. Mi fermo qua – conclude Motta – come direttore responsabile, sebbene il mio non sia un addio ma un arrivederci. Lotterò per dimostrare la mia integrità morale a testa alta, certo della mia storia all’insegna della battaglia sempre condotta contro la ‘ndrangheta e ogni forma di sopruso che soffoca questa terra. Lo farò difendendomi nel processo, lo farò continuando il mio impegno civile”

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