“Referente politico del boss”, la Dda voleva arrestare il giornalista Motta ma il gip dice no

Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, resta indagato a piede libero nell'ambito dell'inchiesta "Alibante" sugli intrecci tra 'ndrangheta e politica

C’è anche il nome di Pasquale Motta, ex sindaco di Nocera Terinese, giornalista e attuale direttore del network “LaC”, tra gli indagati della nuova inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nome in codice “Alibante”. Secondo l’accusa sarebbe il “referente politico” del boss Carmelo Bagalà, con il quale avrebbe condivido e programmato la predisposizione della lista “Unità popolare Nocerese” alle elezioni comunali del 2018. Una sorta di “stratega occulto” delle trame politiche di Nocera Terinese, il comune che ha amministrato e dove risiede. Da quanto emerge dalle carte dell’ordinanza firmata dal gip Ferrante, Motta avrebbe assunto addirittura “il ruolo di concorrente ‘esterno'” della cosca Bagalà sfruttando “sia il bagaglio relazionale legato al fatto di essere stato ex sindaco di Nocera Terinese, sia il legame particolarmente forte con Ferlaino Luigi (a sua volta ex sindaco di Nocera Terinese ndr), leader politico sostanziale della lista civica ‘Unità popolare Nocerese’, nel corso della campagna elettorale per le elezioni amministrative di Nocera Terinese del 10 giugno 2018, lista – riporta ancora l’ordinanza del Gip – ideata e strutturata per l’infiltrazione, o meglio per preservare l’infiltrazione, del clan nell’amministrazione comunale”.

Lo scenario politico di Nocera Terinese

Lo scenario politico di Nocera Terinese

Fin qui le accuse. Ma per meglio capire la vicenda occorre riavvolgere il nastro e fare il riassunto delle puntate precedenti. Nel decennio 2002·2012, Ferlaino aveva ricoperto la carica di sindaco del Comune di Falerna per due mandati, “riportando, peraltro, per fatti commessi nell’esercizio delle sue funzioni, una condanna definitiva in sede erariale per oltre 250.000 euro”. Gli succedeva nella carica di sindaco Pasquale Motta, al termine del cui mandato, avvenuto nell’anno 2016, veniva dichiarato il dissesto del Comune a causa di debiti superiori a 23 milioni di euro, “chiaramente ascrivibile – annotano gli inquirenti – alla risalente e duratura mala-gestio della cosa pubblica”. Alle successive elezioni, Pasquale Motta, benché ricandidatosi, veniva sconfitto da Fernanda Gigliotti Fernanda, “nei confronti della quale, Carmelo Bagalà – si legge nell’ordinanza – nutriva forti rancori (principalmente determinati dall’impermeabilità del sindaco neoeletto rispetto alle sue pressioni illecite)”. Nel mese di gennaio 2018, a seguito di forti attriti politici, il sindaco Gigliotti procedeva alla revoca delle deleghe e l’azzeramento della giunta. Una circostanza che conduceva, a distanza di qualche giorno, alla sua definitiva sfiducia e al termine del mandato. Per tale motivo, il 28 gennaio del 2018, la gestione del Comune veniva affidata al Commissario straordinario prefettizio.

Le elezioni del giugno 2018

Iniziava quindi una nuova campagna elettorale. Secondo l’accusa il duo formato da Ferlaino e Motta, entrambi incandidabili, organizzavano una lista civica “Unità popolare nocerese” per tornare ad amministrare indirettamente Nocera Terinese. Per arrivare all’obiettivo si sarebbe individuato in Massimo Pandolfo il “volto pulito” da fare eleggere a sindaco e la lista – per gli inquirenti – riceveva l’avallo e l’appoggio decisivo di Carmelo Bagalà. Il compito di Motta sarebbe stato quello di “procacciare i voti necessari” fornendo in corso d’opera “costanti aggiornamenti sull’evoluzione della campagna elettorale e degli scenari politici in vista delle elezioni amministrative nel Comune di Nocera Terinese”. La lista civica, in sostanza, sarebbe stata “a disposizione dell’organizzazione mafiosa con la quale condivideva cointeressenze e finalità illecite”. Sottolineano gli inquirenti nell’ordinanza di custodia cautelare: “La riprova che la lista in questione fosse riconducibile” al giornalista “si aveva da molteplici intercettazioni: a titolo puramente esemplificativo, Carmelo Bagalà, dialogando delle imminenti elezioni e della lista presentata da Massimo Pandolfo, affermava ‘Pasquale vince sicuro’, con ciò certificando chi fosse il vero regista della competizione elettorale”.

La Dda chiede la misura cautelare, il gip rigetta

Nei confronti di Motta la Dda aveva chiesto l’applicazione di una misura cautelare ma il gip non ha ritenuto sussistente l’esigenza di un tale provvedimento. “Motta – scrive il giudice nelle motivazioni – risultava essersi accordato con Luigi Ferlaino al fine di pilotare le competizioni elettorali in maniera del tutto autonoma ed indipendente rispetto a Carmelo Bagalà, dal cui intervento in campagna elettorale sembrava comunque essere a conoscenza”. Il vero obiettivo perseguito da giornalista, secondo la chiave di lettura del gip, era quello di continuare “ad ingerirsi in maniera occulta nell’amministrazione comunale non potendo più candidarsi in prima persona, essendo oramai ‘bruciato’ politicamente”. “In altri termini – motiva il gip – sebbene unico fosse l’obiettivo perseguito sia dal Bagalà che dal Motta, ossia quello di far eleggere sindaco Massimo Pandolfo, i due risultano essersi mossi nella stessa traiettoria ma indipendentemente l’uno dall’altro, ognuno mosso da fini propri. La riprova di ciò, si trae da un’intercettazione ambientale captata circa due mesi dopo le elezioni in questione, quando Carmelo Bagalà aveva appreso dell’esistenza di un’indagine a carico suo e di Pasquale Motta. Ebbene, discutendo della vicenda con Mastroianni Giovanni, Carmelo Bagalà ha dichiarato di non parlare con Pasquale Motta da anni, ed effettivamente dall’attività di intercettazione non sono emersi colloqui o incontri diretti tra i due: ‘eh … a me mi sono venuti a dire che … in Procura stanno indagando … in Procura … su di me e su … Pasquale Motta ecco… io non…non gli parlo da tanti anni… ma poi cazzate'”. (mi.fa.)

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