di Mimmo Famularo – Alibante è uno dei personaggi dell’Odissea, compagno di Ulisse. La leggenda narra che giunti a Temesa sulla sponde del mar Tirreno dopo aver bevuto molto violentò una giovane del posto. Per questo motivo fu lasciato in balia degli abitanti che lo lapidarono ma dal suo corpo uscì un demone vendicativo che iniziò a uccidere tutti e così la popolazione per placare la sua vendetta portò in sacrificio la vergine più bella del territorio. Alibante prende le sembianze della ‘ndrangheta pervasiva e opprimente nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Alibante è anche il nome dell’operazione con la quale il Gruppo dei Carabinieri di Lamezia Terme, che ha condotto sul campo le indagini, ritiene di aver fatto luce su un presunto intreccio tra ‘ndrangheta, politica e imprenditoria sulla costa tirrenica lametina.
Gli imprenditori vessati e le risposte della Dda
Gli imprenditori vessati e le risposte della Dda
Al centro dell’indagine le infiltrazioni decennali della cosca Bagalà nella fetta di territorio compresa tra i comuni di Falerna e Nocera Terinese. “Questa è un’indagine importante – spiega in conferenza stampa Nicola Gratteri – nell’opera di liberazione di pezzi di territorio della Calabria e in particolare del distretto di Catanzaro”. Il demone in questione è proprio la ‘ndrangheta capace di infiltrarsi ovunque: nel tessuto produttivo ed economico locale ma anche nella pubblica amministrazione. Una rete di collusione che coinvolge imprenditori, professionisti, politici, persino forze dell’ordine. Non a caso i reati contestati dalla Dda di Catanzaro vanno dall’associazione mafiosa al voto di scambio politico-mafioso fino al concorso esterno e alle estorsioni. “Reati tipici – sottolinea Gratteri – che denotano il controllo del territorio”. Secondo l’accusa la famiglia di ‘ndrangheta dei Bagalà era capace di ramificarsi ovunque sul territorio compreso tra Falerna e Nocera Terinese. “Per noi – dichiara il procuratore di Catanzaro – è una famiglia importante con rapporti diretti con i vertici di ‘ndrangheta di San Luca ma anche con quelli di Gioia Tauro e con i Mancuso nel Vibonese”. L’inchiesta parte nel 2017 con la denuncia di due imprenditori vessati proprio dai Bagalà nell’ambito di un progetto per la realizzazione di una struttura alberghiera nel comune di Falerna. “E’ un ulteriore segnale – aggiunge Gratteri – lanciato ai cittadini calabresi e a quelli che abitano nell’area di Lamezia. Abbiamo due persone che hanno denunciato dopo essere stati vessati e soffocati dai Bagalà ma alla fine hanno avuto fiducia e si sono rivolti a noi. Oggi la loro fiducia è stata ripagata e abbiamo dato risposte alle loro domande di giustizia”.
L’impronta imprenditoriale della cosca e la rete delle collusioni
Alla conferenza stampa che ha illustrato i dettagli dell’operazione “Alibante” hanno preso parte il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro Antonio Montanaro e il comandante del Gruppo Carabinieri di Lamezia Sergio Molinari. A coordinare l’inchiesta, sotto la supervisione di Nicola Gratteri, è stato, passo dopo passo, il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla. “La cosca Bagalà – rimarca il vice di Gratteri – si era data un’impronta imprenditoriale e ciò aveva portato a una serie di collusioni tra imprenditori, professionisti, esponenti delle istituzioni con interferenze nelle elezioni comunali di Falerna e Nocera Terinese ma anche nelle forze dell’ordine dove il capocosca prendeva notizie e informazioni riservate anche su questa specifica indagine in cambio di sostegno elettorale”. I condizionamenti si riferiscono a un arco temporale che parte dal 2014 e il clan veniva interessato in tutti gli ambiti quotidiani anche per vicende di natura strettamente personale. Non a caso ci sono anche due ex sindaci e un vicesindaco in carica tra le persone coinvolte nell’operazione. Agli arresti domiciliari sono finiti Giovanni Costanzo, 54 anni, già sindaco di Falerna e in passato anche consigliere provinciale, Luigi Ferlaino, 53 anni, ex sindaco di Nocera Terinese; Francesco Cardamone, 40 anni, attuale vicesindaco di Nocera Terinese e carabiniere in servizio negli uffici amministrativi della Legione Calabria con funzioni comunque non operative. Gli elementi acquisiti con l’ausilio di attività tecniche ed accertamenti patrimoniali, hanno consentito di delineare gli assetti e l’operatività sul litorale tirrenico-lametino dell’articolazione territoriale di ‘ndrangheta capeggiata da Carmelo Bagalà, ritenuto il vertice della cosca, già attiva fin dagli anni ’80, evidenziando la presenza egemone sul territorio. Una famiglia di ‘ndrangheta infiltrata – secondo l’accusa – in ogni settore ma fino all’alba di oggi rimasta ai margini delle attività di indagine. Un potere al quale la Dda di Catanzaro ha deciso di mettere la parola fine liberando Falerna e Nocera Terinese da Alibante.
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