BROOKLYN | Lavori sul Ponte Morandi, il direttore tecnico: “Prodotti usati fanno cagare”

Gli indagati erano consapevoli della scarsa qualità di alcuni dei prodotti usati per i lavori di manutenzione del Viadotto Bisantis
ponte morandi catanzaro

Erano consapevoli della scarsa qualità di alcuni dei prodotti usati per i lavori di manutenzione del Ponte Morandi di Catanzaro, del valore di 25 miliardi, e della statale 280 che collega l’autostrada A2 al capoluogo calabrese le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta “Brooklyn” della Guardia di Finanza che ha portato all’arresto di 4 persone e alla sospensione di altre 2 dall’attività professionale.

Le intercettazioni shock

Le intercettazioni shock

La circostanza emerge dalle intercettazioni in cui due degli indagati discutono della necessità di contenere il costo dei materiali. Sono loro stessi a lamentarsi della qualità del materiale utilizzato. E’ il direttore tecnico, nel corso di una conversazione, a riferire di aver risposto in maniera perentoria sulla qualità dei prodotti impiegati: “Fanno cagare“. In un’altra conversazione, uno degli indagati riporta il contenuto di un’altra conversazione relativa al materiale  da usare per il rifacimento di un muro lungo la statale, riportando le parole del suo interlocutore: “Noi per il Morandi l’abbiamo usato e casca tutto”. Secondo gli inquirenti, all’origine di tutto c’erano le difficoltà finanziarie della Tank srl, una ditta controllata dagli Sgromo, che non era nelle condizioni di comprare una malta di qualità soddisfacente. La mancanza di soldi e il rischio di dover fermare i lavori, avrebbero indotto gli imprenditori a servirsi di un altro tipo di malta di qualità decisamente inferiore agli standard richiesti. Ad attestarlo sarebbero le parole dello stesso direttore tecnico della Tank Gaetano Curcio che, parlando con il suo abituale fornitore, gli fa presente di non poter più acquistare il suo prodotto, data l’insolvenza della società rispetto ad alcune fatture, e di dover ripiegare su quello più scadente che egli stesso definisce “una porcheria”. Lo stesso fornitore lo mette in guardia: “Fai una figura di merda perché quel prodotto non funziona”. Eugenio Sgromo, avvisato di questo, autorizzò l’acquisto della malta scadente.

L’inidoneità del prodotto sulle pareti lisce emerge anche da altre conversazioni, in cui lo stesso Curcio indica il rischio che sui muri della statale 280 si potessero creare delle “fessurazioni” al punto da richiedere come rimedio un lavoro ulteriore non previsto inizialmente, ovvero una “bocciardatura” praticando dei fori sui muri. Pienamente consapevole di ciò, secondo quanto emerge dagli atti, era il direttore dei lavori, Silvio Baudi. Quel prodotto, spiega, lui lo aveva già testato su una superficie pressoché liscia “e ha fatto guai”.)

La storia del Viadotto Bisantis

Il ponte Morandi di Catanzaro (o viadotto Bisantis), finito al centro dell’operazione “Brooklyn” della Guardia di Finanza, è considerato una pietra miliare dell’ingegneria. Il simbolo del capoluogo della Calabria.  Realizzato negli anni sessanta (i lavori terminarono, con l’inaugurazione, nel 1962) dalla società romana Sogene e progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi, era, all’epoca del suo completamento,  il secondo ponte ad arco singolo nel mondo per ampiezza della luce. Collega il centro del capoluogo calabrese con la parte ovest del territorio comunale, in particolare con  i quartieri Gagliano e Mater Domini. E, attraverso viale De Filippis, con la statale 280 che consente di raggiungere l’autostrada A2. Nel tempo è stato oggetto di ripetuti interventi di manutenzione.

L’opera, realizzata in calcestruzzo armato, sovrasta il torrente Fiumarella.  La sua progettazione risale agli anni cinquanta. Il presidente della Provincia, Fausto Bisantis, a cui l’opera è intitolata, commissionò nel 1958 il manufatto alla Sogene, con un costo previsto di due miliardi di lire. Al termine dei lavori, il ponte fu collaudato dal genio dell’Esercito attraverso prove di carico che ne attestarono la solidità. Considerato un vero e proprio monumento, è stato valorizzato con un’illuminazione che, nelle ore notturne, ne esalta le linee architettoniche. Nel 1963 fece la sua comparsa nel film “La ballata dei mariti” insieme con il vecchio albergo Moderno della città e con altre località turistiche della provincia.

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