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I favori del dipendente del Fisco di Catanzaro all’azionista della cosca Carpino in cambio di visite in ospedale

All'Agenzia delle Entrate pratiche, su accatastamento immobili aggiustate, atti falsi per salvare l'amico da sanzioni

Il dipendente dell’Agenzia delle entrate a disposizione dell’azionista della cosca Carpino, per aggiustargli pratiche sull’accatastamento di immobili di sua proprietà, pronto a ricevere atti falsi per salvarlo da sanzioni, escogitando vie illegali per evitargli il pagamento dell’Imu. Non senza ottenere qualcosa in cambio, per esempio la possibilità di effettuare visite al Policlinico di Catanzaro, in località Germaneto. E’ quanto emerge dalle carte della richiesta di misure cautelari, formulate dalla Dda, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri, nell’inchiesta Karphantos, che ha portato i carabinieri a notificare su sessantuno indagati, cinquantadue misure cautelari. Per i sostituti procuratori antimafia Veronica Calcagno e Debora Rizza ci sono una serie di intercettazioni attestanti la corruzione di un atto contrario ai doveri di ufficio posto in essere dal dipendente Francesco Procopio che nel 2019 informa Domenico Colosimo detto ndrina, di aver visto quelle “cose”, facendo esplicito riferimento ad un accertamento Iva, segnalato da qualcuno all’Agenzia delle entrate.

L’accertamento dell’Agenzia delle entrate bloccato

L’accertamento dell’Agenzia delle entrate bloccato

Procopio aggiunge di non conoscere i colleghi che hanno eseguito l’ispezione e manifesta la sua disponibilità ad avvicinare i dipendenti del fisco che si sono occupati del caso: “che poi diciamo, tramite qualcuno, ci arriviamo, non ci sono problemi”. In un’altro dialogo spiato emerge come Francesco Procopio abbia fermato un accertamento fatto dal suo ufficio su una pratica che riguarda Colosimo, contattando quest’ultimo al quale riferisce di aver verificato ‘quella situazione’ e precisa che l’accertamento, che doveva partire da Catanzaro era stato bloccato “capiscimi….ed è rimasta ferma qui mentre era, in itinere, l’accertamento partito dalla sede di Roma”. Procopio aggiunge che l’indomani avrebbe controllato l’accatastamento e gli avrebbe detto cosa fare, spiegandogli che l’accertamento è scaturito dal fatto che l’accatastamento non era stato effettuato nei tempi previsti “poi quando siamo di persona ti spiego tutto quanto! Domani fammi controllare l’accatastamento, così poi ti dico praticamente cosa dobbiamo fare! Capito?”. Procopio riferisce all’azionista della cosca Carpino  che avrebbe fatto l’impossibile per vedere se poteva procedere ad una rimodulazione, almeno per abbassare l’importo da pagare, precisando che questi tipi di accertamenti erano partiti da Roma e non da Catanzaro.

Le tasse Imu da abbattere

I favori del dipendente del fisco, secondo la Dda, comprendono anche le tasse Imu da abbattere come attesta un’altra conversazione, sempre del 2019, nella quale Procopio suggerisce all’amico di informarsi al Comune di Petronà sul pagamento dell’Imu su un piano posto sotto un fabbricato e Colosimo chiede: “Ma tu dici che quel coso lo devo pagare? E Procopio lo tranquillizza: “No! Perchè questo coso è relativo a quattro unità immobiliari, non a tre! Se è fattibile questa cosa qua che ti dico io, noi facciamo la fusione tra il terzo appartamento che lui ha sbagliato e quello di sotto, lo fondiamo con quello di tuo padre”. Colosimo gli pone una domanda: “Io cosa gli devo dire di legge? Tu gli devi dire se mio padre mi da l’appartamento ad uso gratuito, praticamente, io l’Imu la devo pagare si o no? Se ti dice sì, facciamo un certo tipo di lavoro, se ti dice no ne facciamo un altro! Hai capito quello che ti voglio dire?”.

Secondo i magistrati, Procopio è a totale disposizione di Colosimo, piegando la sua funzione pubblica per favorire gli associati della cosca Carpino. A gennaio 2020, Colosimo contatta Procopio per avere informazioni sulla registrazione dell’immobile all’Agenzia dell’Entrate e in questa circostanza, quest’ultimo risponde che sarebbe stata registrata come prima casa, sottolineando che avrebbe trovato qualche amico per farla registrare ed in questo modo, trattandosi di prima casa, non avrebbe pagato l’Imu.

“Se ti serve qualcosa a Germaneto… conosciamo una persona che fa imbasciate”

Poi il discorso si sposta sui problemi di salute della moglie di Procopio e Colosimo ricambia i favori ricevuti, garantendo che qualora avesse avuto bisogno, ha una persona di riferimento in ospedale: “Se ti serve qualcosa a Germaneto fammelo sapere.. perché là abbiamo una persona che ci fa qualche imbasciata”. Secondo le ipotesi accusatorie, le attività intercettive consentono di affermare come Francesco Procopio, dipendente dell’Agenzia delle Entrate, ufficio del Territorio di Catanzaro,si ponga a disposizione di Domenico Colosimo per il compimento di atti illegittimi, piegando la sua funzione pubblica alla realizzazione di interessi illeciti, “conoscendo benissimo la caratura criminale dei soggetti con sui si interfaccia, tanto di Colosimo, quanto di Mario Gigliotti, con i quali ha un rapporto di profondo confidenza”. Ed è lo stesso Procopio che, nel conversare, con Gigliotti, detto Capazza, il tramite tra la cosca Carpino e le ‘ndrine degli Arena di Isola Capo Rizzuto, dei Mancuso di Limbadi, dei De Stefano-Tegano di Reggio, dei Trovato di Marcedusa, ammette di conoscere bene il livello criminale di Domenico Colosimo. “Significativo è il fatto che il figlio di Procopio affermi che quando vanno a Petronà vanno sempre a salutare prima Mario Gigliotti, poi Domenico Colosimo, a dimostrazione del rispetto nutrito”.  

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