Esclusiva

‘Ndrangheta nel Vibonese, spunta un altro pentito. Può svelare a Gratteri i segreti dei Bonavota

Considerato un luogotenente del boss Domenico Bonavota, ha iniziato a collaborare dopo la condanna a 30 anni per l'omicidio Cracolici

Un’altra “gola profonda” ha iniziato a collaborare con il pool di magistrati guidati da Nicola Gratteri. E’ un nuovo pentito, l’ennesimo della lunga serie nel mondo della ‘ndrangheta vibonese martellata dalle inchieste della Dda di Catanzaro. Stavolta a tremare sono i Bonavota di Sant’Onofrio. Da quanto si apprende, infatti, ad avviare il percorso di collaborazione con la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro è Onofrio Barbieri, 43 anni, detto “38”, un numero che richiama il calibro di una pistola. E’ il soprannome di uno dei luogotenenti del boss Domenico Bonavota. Se quest’ultimo è ritenuto il capo dell’ala armata dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta vibonese, Barbieri è considerato uno dei componenti del “gruppo di fuoco” e come tale è finito più volte a processo. Un “fedelissimo” del clan le cui prime dichiarazioni sono al vaglio dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che avrebbe già provveduto a trasferirlo da un carcere ad un altro, in un luogo più sicuro e protetto. Salvo ripensamenti, imprevisti, eventuali colpi di scena, è un pentimento che potrebbe creare uno squarcio nel muro di silenzio e di omertà che tradizionalmente protegge una delle cosche più potenti e pericolose della provincia di Vibo Valentia.

Tutte le accuse della Dda al neo-pentito

Tutte le accuse della Dda al neo-pentito

Imputato con l’accusa di associazione mafiosa nel filone principale di Rinascita Scott che si sta celebrando con il rito ordinario dinnanzi al Tribunale di Vibo Valentia, nello scorso mese di maggio era stato condannato dalla Corte di Cassazione in via definitiva a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Raffaele Cracolici, detto “Lele Palermo”, ucciso a Pizzo nel 2005 nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Conquista”. Barbieri è anche imputato davanti alla Corte d’assise di Catanzaro per l’agguato che è costato la vita a Domenico Belsito, morto in ospedale a Vibo nel 2004 dopo essere stato gravemente ferito davanti a un bar di Pizzo. In questo caso il 43enne originario di Sant’Onorio è accusato dalla Dda di aver partecipato attivamente alle riunioni per la pianificazione dell’agguato provvedendo a preparare armi e auto provento di un furto.

Il primo pentito del clan Bonavota

Se non ci dovessero essere passi indietro o manovre nascoste da parte dei clan e se le dichiarazioni di Onofrio Barbieri verranno ritenute credibili e attendibili dalla Dda di Catanzaro, si tratterebbe del primo collaboratore di giustizia presunto affiliato al clan Bonavota di Sant’Onofrio del quale potrebbe svelare tantissimi segreti. Barbieri è infatti cresciuto al fianco di Domenico Bonavota del quale è quasi coetaneo condividendo un percorso analogo. Anche dal punto di vista processuale. Allargando il contesto storico e geografico è il terzo pentito della storia criminale santonofrese. Il primo in assoluto è stato Rosario Michienzi, l’autista del commando che nel 1991 insanguinò la piazza principale di Sant’Onofrio per quella che passò alla storia come la “strage dell’Epifania”. Dopo di lui si è pentito anche Gerardo D’Urzo, uno dei componenti di quella spedizione che provocò la morte di due innocenti. Entrambi appartenevano alla cosca dei “Matina-Petrolo”, avversari dei Bonavota nella cruenta faida che si è combattuta tra le strade e le campagne di Sant’Onofrio e Stefanaconi a cavallo tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta.

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