Torturato per ore dal clan dei Gaglianesi, gli indagati scelgono il silenzio davanti al gip

Durante l'interrogatorio di garanzia i 4 destinatari di una misura cautelare in carcere si sono avvalsi della facoltà di non rispondere
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di Gabriella Passariello- Hanno fatto scena muta, davanti al gip Chiara Esposito firmataria dell’ordinanza su richiesta della Dda, i quattro indagati raggiunti da una misura cautelare in carcere, notificata dalla Squadra mobile di Catanzaro. Accompagnati dai legali difensori Gregorio Viscomi, Nicola Tavano, Giuseppe Menzica e  Antonio Fasano, durante l’interrogatorio di garanzia,  Vitaliano Costanzo, 31 anni, di Catanzaro, nipote del capo storico del clan dei Gaglianesi e i suoi fedelissimi Francesco Squillace, 54 anni, di Catanzaro, Riccardo Elia, 31 anni, nato a Garbagnate Milanese e residente a Catanzaro e Luigi Pettinato, 25 anni, di Catanzaro, accusati a vario titolo di tortura, lesioni personali aggravate, sequestro di persona, violenza privata, detenzione illegale di arma comune da sparo, rapina, reati tutti aggravati dal metodo mafioso, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere (LEGGI).

In silenzio davanti al gip

In silenzio davanti al gip

Hanno preferito il silenzio, senza fornire la loro versione dei fatti su quella spedizione punitiva, secondo le ipotesi di accusa, premeditata, organizzata e pianificata, aggravata da motivi futili e abietti nei confronti di un uomo, reo di aver tradito la fiducia di Vitaliano Costanzo, intrattenendo una relazione con sua moglie. Torturato per ore e ore in un luogo appartato, costretto a confessare dopo essere stato minacciato con un coltello e una pistola, preso a calci e a pugni, percosso con un bastone, ridotto in fin di vita, intimorito da coloro che hanno fatto leva anche implicitamente sull’appartenenza al sodalizio di ‘ndrangheta dei Gaglianesi, attivo sul territorio di Catanzaro (LEGGI). Violenze continue, aggressioni inaudite cessate dopo la denuncia della vittima che ha consentito al sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Veronica Calcagno, sotto la supervisione del procuratore capo Nicola Gratteri, di fare quadrato sui responsabili. Gli avvocati difensori attenderanno di conoscere più compiutamente gli atti di indagini prima di sottoporre ad interrogatorio i propri assistiti. Secondo la Dda le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Santino Mirarchi consentono di inquadrare la forza criminale del Gruppo Costanzo in città e di confermare l’aggravante mafiosa contestata dall’accusa (LEGGI).

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